Editoria Predatori dall’abisso – Ivo Torello

Predatori dall’abisso – Ivo Torello

Parrebbero scaturiti da una dimensione lovecraftiana della realtà i Predatori dall’abisso di Ivo Torello. Orribili, mutanti, letali.

Lontani da qualsiasi forma familiare all’umano raziocinio, difficili da percepire e descrivere, prima ancora di poter essere compresi. Eppure portatori di un mistero che nulla ha di metafisico, di sovrannaturale. L’orrore delle creature di Kirsdale, borgo poco ridente della Scozia, è tutto compreso nello spettro delle possibilità della natura. Un impossibile che rientra nel novero delle non quantificabili opzioni dell’infinito universo in cui è incastrata la sfera blu chiamata terra.

«Si trattava di un essere simile a un ragno, con sei zampe di locusta e due temibili arti raptatori in prossimità delle fauci. La coda terminava con una specie di forbice, o forchetta. La testa, incassata tra le spalle, era priva di occhi e aveva mandibole estroflesse, simili ad altre quattro piccole zampe. Sul dorso, poi, la creatura aveva protuberanze simili a vermi, mescolate con quelli che sembravano i resti di un cadavere umano».

Highlands, 1890. Un pesino isolato e rurale diviene teatro di molteplici orribili uccisioni. Animali da cortile sventrati, prosciugati. Fattori dilaniati, oggetto di una ferocia che non ha nulla di umano. Uno studioso di paleontologia, Alan Renwick, assassinato a seguito di non meglio identificati ritrovamenti di reperti antichi in una torbiera abbandonata. Su ogni cosa, l’ombra siderale di una cometa, il cui passaggio nell’atmosfera terrestre avviene ogni novantasei anni. Un mistero di provincia, in normali condizioni destinato a sfamare la più torbida penny press, avviato a svelare sconcertanti verità sulla natura della vita (le mille forme di vita) che coesistono con gli essere umani. Sviscerato, come in un esame autoptico in un’affollata sala accademica, da un gruppo di scienziati votati alla ragione e al pragmatismo, e in ciò aperti alla più basica delle verità razionali: «La parola sovrannaturale, in sé, non ha alcun senso».

A volerli insieme, in quella che si trasformerà in una task force destinata ad altre avventure, uno accademico, Thaddeus Wakley, con «la passione per i mostri» e un pittore, Julius Milton, che consuma la sua esistenza in un misero teatro di Soho e torna a vivere solo nei suoi mirabolanti bozzetti di animali fantastici. Il primo richiamato dalla curiosità intellettuale, il secondo guidato fino a Kirsdale da una “chiamata” onirica. Due cripto-zoologi per vocazione, menti complementari che racchiudono l’approccio dell’uomo alla natura e all’universo alla vigilia del ‘900. Che il pianeta abbia ben più che le migliaia di anni di vita attribuitigli da Newton è cosa assodata, la scienza si muove con sicurezza tra l’infinitesimale (i virus) e le grandezze smisurate dello spazio (vedi la scoperta di Nettuno nel 1846). Eppure tanta sicumera nell’approcciare i “presunti” misteri del mondo naturale, non è che il tentativo di nascondere antiche paure sotto il tappeto della coscienza razionale. Una confessione di impotenza portata avanti sotto il vessillo della colonizzazione dell’uomo su ciò che lo sovrasta.

Una condizione figlia della rivoluzione culturale maturata tra il 1500 e il 1600, un arco temporale in cui il pensiero scientifico è stato attraversato da un profondo cambiamento. Sono mutati gli studiosi, sempre più svincolati dall’ottica religiosa, proiettati verso un paradigma dove non si prescinde dalla messa in pubblico dei risultati, dal confronto con una “comunità” del sapere che supera le frontiere nazionali. E’ cambiato il mondo, i cui confini si sono ampliati in maniera impensabile, e con esso il modo di percepirlo. Gli scienziati vissuti a partire dal 1500 sono consapevoli che è la storia dell’uomo e la storia della natura non sono sovrapponibili, si muovono in un’ottica sempre meno “antropocentrica”. Soprattutto, però, è cambiato il tempo. Per usare le parole di una figura chiave del libro, miss Agatha Renwick, «il tempo si è rotto». Il passato è divenuto una voragine fatta di migliaia e migliaia di anni, ere dominate dalla natura e dagli animali, la cui esistenza riemerge con forza appena si scavi sotto la superficie della vecchia terra e della vecchia scienza. La geologia, la cosmologia, la mineralogia e lo studio delle civiltà antiche hanno assunto un ruolo centrale e sono divenute scienza nell’accezione moderna del termine.

C’è stato uno strappo, una punteggiatura nell’equilibrio secolare della cultura europea per parafrasare S. Jay Gould, fecondo e doloroso. Alla fine del 1600 l’universo prima e oltre l’uomo appare misterioso come mai in passato. Un effetto imprevisto dell’approccio razionalistico: l’entità di ciò che l’uomo non conosce assume forme sovrannaturali. «È diverso  – ha scritto Paolo Rossi in I segni del tempo – uscire da una terra che è tuttora quella benevola uscita dalle mani di Dio, che è popolata dalle piante, dagli animali, dagli uomini che egli ha creato o avere invece la consapevolezza del mutare delle forme della natura e della vita, del fatto che il suolo su cui ci è dato di camminare nasconde al suo interno una “successione di mondi”».

Nel 1500 e nel 1600 a Kirsdale hanno fatto la loro comparsa le creature misteriose che Wakley e Milton si trovano a fronteggiare. Per sconfiggerle dovranno recuperare, nello spirito e nelle azioni, la disposizione d’animo degli scienziati e degli uomini di quel tempo. Credere a ciò che gli occhi vedono e di più a quel che non sono ancora in grado di vedere, abbandonarsi alla sensazione di impotenza e di orrore e trovando in essa la via verso nuove forme di comprensione della realtà. Farsi discepoli del padre della magia come scienza delle scienze, il filosofo-alchimista Cornelio Agrippa (nell’immagine a sinistra), adepti di un sapere assai più antico del maestro del De occulta philosophia. «L’irrazionale – argomenta Wakley nel corso delle “indagini” – è la sola cosa razionale di cui disponiamo».

 «Sii meno artista e più scienziato» dice Ivo Torello (a sinistra in una foto), attraverso Wakley, a Julius Milton, a se stesso e al lettore. Una dichiarazione d’intenti ribadita nella – lunga – e appassionata postfazione, che viene abilmente modulata nel testo, modellato più sulla saggistica scientifica e divulgativa che sulla letteratura (di genere e non). Una mission che spesso non è sorretta a sufficienza dalla costruzione del ritmo narrativo e dei personaggi e viene penalizzata (soprattutto nella fase d’avvio del volume) da un linguaggio (a volte corrivo e ridondante, altre esageratamente asciutto) la cui mancanza di equilibrio rende farraginosa e non sempre agevole la lettura.

Predatori dall’abisso non è, dunque, un esperimento scevro da incertezze e difetti, ma ha il pregio di avventurarsi in territori, quelli della creatures literature, poco battuti e di scegliere un taglio narrativo forte, che alla fine ripaga gli sforzi di chi ha scritto e di chi legge. «Senza volerci suggerire – usiamo, non a caso, la prefazione de La casa sull’abissodi William Hope Hodgson – di inficiare il nostro concetto di realtà della materia, che è il cardine e la cornice della macchina dell’eternità, ci mostra l’illuminante concezione dell’esistenza di mondi del pensiero e dell’emozione, i quali operano in congiunzione con lo schema della creazione materiale, e da questo rigorosamente dipendono».

 

Predatori dall'Abisso - VOTO: 3,5/5

Anno: 2012 - Nazione: Italia - Pagine: 206 - Prezzo: € 18,90
Autore: Ivo Torello
Edito da: Hypnos
Traduttore: -
Data di uscita in Italia: giugno 2012 - Disponibile in eBook: -

About SelenePascarella
Selene Pascarella è nata a Taranto nel 1977. Si è laureata alla Sapienza di Roma 23 anni dopo, con un tesi dedicata a Mario Bava, Lucio Fulci e i maestri dello spaghetti horror dal titolo "Estetiche di morte nel cinema dell'orrore e del fantastico". Giornalista per professione e per vocazione si occupa di cinema, tv, narrativa di genere e cronaca nera. Nel 2011 ha pubblicato, assieme a Danilo Arona e Giuliano Santoro, il saggio "L'alba degli zombie. Voci dall'apocalisse: il cinema di George Romero" (Gragoyle). Tra il 2012 e il 2013, Maya permettendo, ha curato il format 2.0 DiarioZ_Italia per Multiplayer.it.

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