Una pessima versione “militaresca” dei classici Paranormal Activity.
Nel 2002, otto mesi prima della guerra in Iraq, l’esercito americano cattura un’entità soprannaturale e la rinchiude nella base di Stormhouse dove il Governo decide di inviare Hayley Sands, sensitiva che aiuta la polizia a risolvere i casi più spinosi. Qui la ragazza cerca di stabilire un contatto con l’entità, ma presto la situazione precipiterà gettando la base nel caos.
Scritto da Jason Arnopp e diretto da Dan Turner, Stormhouse è una pessima versione “militare” degli ormai classici Paranormal Activity e non aggiunge altro al genere, se non un’ora e mezza di noia mortale. La storia è assai prevedibile fin dal principio e non aiutano neanche i personaggi, tutti già visti: i soldati cattivi, omofobi e sempre pronti alla rissa; la Sands classica belloccia dotata di una buona dose di stupidità, il giovane scienziato sfigato che fa breccia nel cuore della ragazza. Non è efficace nemmeno la forzata ambientazione al chiuso che dovrebbe trasmettere claustrofobia ma che in realtà rimane fine a se stessa, nel vano tentativo di ripercorrere la strada di capolavori come Alien.
Nel finale si tenta il più classico dei colpi di scena, ma nel piatto della bilancia conta così poco da passare quasi inosservato. La sceneggiatura, poi, presenta diversi angoli bui che non vengono spiegati e lasciati lì soltanto per impressionare (senza peraltro riuscirci) lo spettatore. Unica sequenza interessante quando un rappresentante del governo viene letteralmente fatto a pezzi dall’entità come un manichino; e neppure le scene stile L’esorcista riescono a imprimere una marcia in più a una pellicola davvero impalpabile.
About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).