Cinema Cassadaga

Cassadaga

“Esta es cacata” (Desperado, 1995, Rodriguez)

Cassadaga è il nome di una comunità votata alla ricerca di spiritualità dove trovano rifugio anche persone in difficoltà con la propria vita. Qui giunge la giovane e affascinante Lily Morel, da tempo sconvolta per la tragica morte dell’amata sorella. Lily è alla ricerca di energie e motivazioni per lasciarsi le brutte esperienze alle spalle e cominciare una nuova esistenza.L’ambiente di Cassadaga e le persone che la popolano inzialmente l’aiuta, ma poi, nel corso di una seduta spiritica, evocherà il fantasma di una donna orrendamente massacrata e uccisa tempo prima da un sadico serial killer.Il fantasma comincerà a tormentarla, e Lily non potrà fare altro che investigare su quanto accaduto alla poveretta. Le sue ricerche la porteranno fin troppo vicina al sanguinario assassino seriale autore del sanguinario delitto.

Anthony DiBlasi non è un cattivo regista, anzi, ma ha un difetto grande come una palazzona di sedici piani: non sa scegliersi i copioni. Certo è giovane e ha alle spalle nel suo curriculum poche cose, soprattutto la sua opera prima, Dread, malsano horror tratto da Clive Barker, ma qui come lì c’è sempre la stessa aria di incompiutezza, di film che poteva avere il suffisso one e invece si è accontentato di una raffica di ino ino ino. Peccato perchè Cassadaga poteva essere un bel thriller morboso dal sapore del vecchio The cell di Tarsem, visivamente accattivante, visionario e cattivo, ma poi, a conti fatti, è davvero poca cosa. Quando è il momento di rimettere a posto i tasselli della vicenda, quando si tratta di portare l’irrazionale sul piano del plausibile, il film crolla rovinosamente lasciando quell’aria incattivita di presa per i fondelli.

Eppure l’inizio con un ragazzino che si castra con delle forbici per essere accettato come bambina dalla madre è di quelli che ti lasciano sbigottito e inorridito. Bene. Idem il proseguo che vede una maestra sorda non accorgersi della morte della sorellina investita da un camion. Benissimo. Ancora meglio quando vediamo all’opera il serial killer che mutila le sue vittime e le rende simili a dei burattini. Wow. Peccato che man mano che la pellicola prosegue peggiora sempre più. Cassadaga è il templio delle occasioni perse: parla di fantasmi e non approfondisce mai le ragioni che muovono queste creature a comunicare con la protagonista, ha un mucchio di scene raccapriccianti e non fa neanche un istante paura, dissemina il film di false piste per essere sorprendente e ci regala il serial killer più banale e prevedibile degli ultimi anni. Oltretutto se la regia visivamente è ottima, lo stesso non si può dire della recitazione, sotto il livello di guardia di un qualsiasi B movie, con la bella (e arrapante) Kelen Coleman che grida, si dispera e dimentica molte volte di essere sorda, rendendo il suo handicap solo un vezzo citazionistico di un regista che alla sua seconda opera sente il bisogno di omaggiarsi.

Ma senza empatia per i personaggi, senza che esista una mano forte a reggere il cast, senza una sceneggiatura capace di dare spessore ai personaggi, il disastro è pronto ad essere servito. Peccato perchè nel pastrocchio ci fa pure una pessima figura la grandissima Louise Fletcher, ex cattiva del cult Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, ridotta a mera comparsa incolore. Certo alla fine DiBlasi, dopo un finale che cita malamente Texas Chainsaw massacre di Hooper, cerca di aggiustare il tiro regalandoci una sorpresa in linea d’arrivo, ma davvero di un Cassadaga 2 non ne sentiamo il bisogno! Provaci ancora Anthony!

Cassadaga - VOTO: 2/5

Anno: 2011 - Nazione: USA - Durata: 108 min.
Regia di: Anthony DiBlasi
Scritto da: Bruce Wood, Scott Poiley
Cast: Kelen Coleman - Louise Fletcher - Kevin Alejandro - Lucius Baston - Eva Marie Lardani
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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