Apocalittico YellowBrickRoad

YellowBrickRoad

Brutto, pretenzioso, prevedibile e quant’altro vogliate aggiungere alla lista.

Friar, New Hampshire 1940. Una mattina l’intera popolazione della cittadina di Friar, 572 persone, scompare improvvisamente. Spinti da un misterioso impulso, gli abitanti si incamminano verso i boschi. Verranno ritrovati solo pochi corpi massacrati. Un gruppo di ricercatori tenterà di fare luce.

Prima o poi bisognerà riconoscere a Myrick e Sanchez, autori di The Blair Witch Project, almeno una certa genialità imprenditoriale, per aver dato vita ad un sottogenere che, praticamente tutti, esordienti e non, utilizzano senza vergogna o consapevolezza. Consapevolezza di girare sempre la stessa cosa. All’infinito. Non per parlarne male a priori, dopotutto nella storia del genere la ripetizione continua è sempre stata accettata da fans e appassionati, ma è necessario fare delle distinzioni. Una cosa è girare questi mockumentary in maniera se non altro dignitosa, nel senso che il pubblico capisce subito che il regista non avendo budget, si inventa sceneggiature debolissime facili da portare sullo “schermo”, e questo è compresibile e accettabile, visto che sempre di prodotti commerciali si tratta, un’altra è avere pretese autoriali e rivestire questi oggetti di una patina spocchiosa con la quale gli autori ci vogliono dire abbiamo scelto questo tipo di espressione artistica perché più consona e realistica nell’allestimento della nostra personalissima e autoriale visione della morte e del nulla conseguente.

Rientra in pieno nella seconda categoria questo YellowBrickRoad di Jesse Holland e Andy Mitton, qui all’esordio dopo l’esperienza con i cortometraggi, brutto, pretenzioso, prevedibile e quant’altro vogliate aggiungere alla lista. Già dall’incipit si capisce dove i due vogliono andare a parare: il trio di amici, marito e moglie più amico del cuore psicologo, il gruppo composito di pseudo avventurieri/ricercatori prima affiatato poi votato all’autodistruzione, la terribile leggenda dei boschi che porta alla follia e alla morte. Fine. Qualche buona intuizione, la musica costante che tortura le orecchie dei protagonisti, di cui non si troverà mai l’origine, il suicidio su videocamera dello psicologo (un bravo Alex Draper, già visto in Mimic 2), coscienza morale del gruppo, e, francamente, nient’altro, essendo il resto affogato in una fastidiosa aria da esordienti “primi della classe” con ambizioni autoriali da cineclub che annichilisce anche lo spettatore più disponibile a sottomettersi a lobotomia.

Pur non essendo girato male, tecnicamente nella media del genere, il film non decolla mai, e nemmeno gli appassionati delle opere di Charles Hoy Fort, autore e archivista interessato a storici casi di sparizioni inspiegabili, trovebbero motivi di interesse nelle vicende tradotte in immagini dai due giovani registi. Che peccano di presunzione pure nel finale, con il sentiero di mattoni gialli che dovrebbe condurre l’ultimo dei sopravvissuti alla conoscenza suprema e che si risolve in una trovata para-lynchiana da lasciare basiti e sconsolati. Qualcuno ha pure scomodato Peter Weir, nel tentativo di trovare pietre di paragone con il cinema, quello vero, che da queste parti non si tange nemmeno con le sofisticate apparecchiature che si portano dietro i protagonisti del film (tra l’altro alcuni attori sono accreditati anche come produttori dell’opera tutta, segno di un interesse e di una partecipazione che però non hanno trovato giustificazione sullo schermo). Meglio, ma molto meglio ESP Fenomeni Paranormali dei Vicious Brothers, più onesto nella sua godibile “cialtroneria”. Da evitare.

httpv://youtu.be/yzJgKbk50JQ

YellowBrickRoad

Regia: Jesse Holland, Andy Mitton
Sceneggiatura
: Jesse Holland, Andy Mitton
Interpreti
: Michael Laurino, Alex Draper, Anessa Ramsey, Cassidy Freeman, Laura Heisler, Tara Giordano, Lee Wilkof.
Anno
: 2010
Inedito in Italia

 

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