Halloween 3 abbandona Michael Myers e costruisce una storia senza linee connettive con i film precendenti, concentrandosi più sulla suspence che sugli aspetti truculenti.
La notte delle streghe si avvicina e, per l’occasione, la famosa ditta “Silver Shamrock” ha sfornato un bel tris di maschere destinate a spopolare tra i ragazzini americani anche grazie ad un’ accattivante pubblicità spedita in onda a ciclo continuo in tutto il paese.
Indagando sul misterioso omicidio del povero venditore di giocattoli Harry Grimbridge, sua figlia Ellie (Stacey Nelkin), e il dottor Daniel Challis (Tom Atkins, San Valentino di Sangue) giungono nella tranquilla cittadina di Santa Mira, dove ha sede la famosa fabbrica delle maschere e dove scopriranno che il suo padrone, Conal Cochran (Dan O’Herlihy, RoboCop), lungi dall’essere il benefattore che si dice in giro, progetta di uccidere milioni di persone attraverso un improbabile quanto perverso meccanismo installato proprio nelle sue rifinite e famose maschere di Halloween.
Il terzo capitolo della saga sulla notte più inquietante dell’anno si allontana nettamente dai predecessori: abbandona completamente la storyline di Michael Myers e costruisce una trama senza linee connettive con i film precedenti. La suspence e l’intrigo qui hanno potentemente la meglio sugli aspetti horror e truculenti, che invece contraddistinguevano parte uno e parte due, e la dinamica di sviluppo della trama sembra avvicinarsi più al thriller che al genere orrorifico; non si può proprio parlare di scene cruente all’interno del film, dove piuttosto la violenza è per lo più lasciata intendere, o, se è rappresentata direttamente, è decisamente poco calcata. La maggior parte della vicenda narrata si svolge nella tranquilla cittadina di Santa Mira, (chiamata così in onore de L’invasione degli ultra corpi) e l’atmosfera che l’esordiente regista Tommy Lee Wallace (Ammazzavampiri 2) è stato in grado di ricreare per questa piccola località è davvero notevole. Il senso di pace che ben presto si trasforma in inquietudine, il mistero e la desolazione avvolgono lo spettatore e creano una suspance che fa tornare in mente un po’ la serie capolavoro di Lynch Twin Peaks (con le dovute proporzioni).
Halloween 3 è l’unico film della saga in cui il male non viene sconfitto al termine della pellicola, in cui non appare Mychael Myers e in cui si assaporano accenni (anche se un po’ timidi) alle pratiche esoteriche (così al centro del malvagio piano dell’imprenditore Cochran svetta un monolito rubato non si sa bene come da Stonehenge). L’inversione di tendenza rispetto ai precedenti film suscitò, al momento della presentazione nelle sale cinematografiche, non poche critiche, il film fu tacciato di essere poco coerente a livello di intreccio narrativo e gli incassi al botteghino furono i più bassi ottenuti fino ad allora con la serie di Halloween. A posteriori, però, è possibile se non doveroso rivalutarlo, apprezzando la tensione che sa creare, le azzeccate atmosfere, le citazioni e anche il tentativo di critica sociale al consumismo e conformismo americano del ventesimo secolo, che fa da sfondo a tutta la vicenda.
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