Il Cult della Settimana Henry Pioggia Di Sangue

Henry Pioggia Di Sangue

Un cult assoluto: disturbante, estremamente realistico. Molto più della semplice storia di un serial killer.

Henry: ritratto di un serial killer. Titolo originale del film e assai più fedele allo spirito della pellicola, rispetto alla solita, raffazzonata titolazione italiana. Il cult-movie firmato da John McNaughton non è una semplice biografia, una sterile narrazione ma un vero e proprio ritratto, un “profilo”, nel senso criminologico della parola.

Il film è ispirato dalla vicenda del famoso serial killer statunitense Henry Lee Lucas, atipico e tuttora oggetto di studio e di indagine da parte dei criminologi: già condannato a 10 anni di prigione per l’uccisione della propria madre (una prostituta, responsabile di sevizie e atroci maltrattamenti ai danni del figlio fin dalla più tenera età), commessa nel 1960, e dopo aver commesso altri omicidi per i quali era rimasto impunito, venne arrestato nel 1983 per un banale possesso illegale di arma da fuoco. In seguito al suo arresto, confessò un numero incredibile di omicidi (arrivò ad ammetterne circa 600); Lucas era un bugiardo cronico, e in seguito ad accurati accertamenti gli vennero attribuiti 11 omicidi, tra i quali quello di Frieda “Becky” Powell, che divenne l’amante di Henry a soli 11 anni. Frieda era la nipote di Ottis Toole, che Lucas conobbe in carcere e che divenne, in seguito, suo partner negli omicidi commessi. Toole soffriva di un ritardo mentale, ed era, come lo stesso Lucas, un necrofilo.

La pena di morte venne commutata in ergastolo dall’allora governatore del Texas George W. Bush (futuro Presidente degli USA); Henry Lee Lucas morì in prigione nel 2001, per arresto cardiaco.

Il film di McNaughton, come recita il disclaimer inziale, è ispirato ai fatti reali ma non li ricostruisce fedelmente: infatti, si basa sulle deliranti confessioni di Lucas, non sulla pura realtà dei fatti. Ritrae, dunque, il reale filtrato dallo  squilibrio mentale del personaggio.

Nel disclaimer si dichiara, erroneamente, che i personaggi di Otis (il nome è dunque lievemente modificato rispetto al reale Ottis) e Becky (vero soprannome di Frieda) sono fittizi: ciò venne fatto, probabilmente, per evitare problemi legali (infatti non si nomina mai il cognome dei personaggi) . Realizzato nel 1986, venne distribuito solo tre anni dopo, nel 1989: questo in parte per problemi con la censura, in parte per l’incuria dei produttori, i fratelli Malek e Waleed B. Ali, che non avevano compreso il valore ed il potenziale del film.

Girato in 16mm, nell’arco di soli 28 giorni e con un budget ridottissimo (110.00 dollari), Henry Pioggia Di Sangue è un film sconvolgente, freddo e sferzante come una pugnalata.

Inizia in modo magistrale, con le inquadrature dei cadaveri di tre omicidi (quella iniziale, con la donna riversa a terra, segue nei dettagli la descrizione della postura del cadavere fornita da Lucas durante una delle confessioni) e, in sottofondo, le urla ed i rumori degli omicidi: trovata assolutamente geniale, in quanto  per ora non vediamo ma sentiamo, immaginiamo, il che, si sa, è ben più agghiacciante. Le immagini di morte sono montate in alternanza alla sequenza che vede Henry recarsi al lavoro: la colazione, il viaggio in auto. Come se tutto fosse assolutamente normale. E, per Henry, lo è. Non prova la benchè minima emozione, nell’uccidere. Lo fa perché gli va di farlo. I suoi delitti non hanno motivazione, le vittime sono scelte a caso.

Henry ( magistralmente interpretato da Michael Rooker, assolutamente perfetto per la parte ), vive temporaneamente a Chicago, ospite di Otis ( un eccellente Tom Towles ), il quale è inizialmente all’oscuro delle ricorrenti abitudini omicide del coinquilino, conosciuto in carcere; egli è al corrente del crimine che lo fece incarcerare, il matricidio.

In fuga da un marito violento, arriva da loro Becky (Tracy Arnold, anche lei perfetta) , la sorella di Otis; qui notiamo delle differenze sostanziali rispetto alla vicenda reale: Becky è una donna adulta, non un’undicenne ed è sorella, non nipote, di Otis. E’ subito attratta da Henry (finirà per innamorarsene) , e dalla sua gentilezza verso di lei; per contro, Otis si comporta in modo ambiguo, viscido, privo di rispetto.

Il personaggio di Becky, arrivata a Chicago per cercare lavoro e tentare di rifarsi una vita, si delinea subito in un tratto sostanziale: è una donna nel corpo, ma psicologicamente è una bambina. Ingenua, semplice. Qui l’anello di congiunzione tra finzione e realtà.

Durante un’uscita notturna, Henry ed Otis caricano due prostitute, Henry le uccide, a sangue freddo, spezzando loro il collo. Otis sulle prime ne è scioccato: ” non dico di non avere mai ucciso, ma se è successo è perché non avevo scelta”, dice ad Henry. “Anche in questo caso, non avevi scelta. Non c’è scelta: o noi, o loro”. Il personaggio di Otis, la sua debolezza, il suo essere sottomesso ad Henry, comincia a prendere forma: nasce e cresce in lui la voglia di uccidere. Hanno dunque inizio le scorribande omicide dei due, lungo l’autostrada (nella realtà, la catena di uccisioni era conosciuta come  “Gli Omicidi della I-35” , dal nome della highway).

Filmano le loro “prodezze” con una videocamera: particolarmente disturbante è la scena del massacro di un’ intera famiglia in una casa, durante il quale Otis accenna ad un atto di necrofilia ma viene fermato da Henry (Lucas, nella realtà, era invece anch’egli necrofilo) .La scena è difficilmente sopportabile: l’idea iniziale di McNaughton era di filmare l’atto di necrofilia nella sua interezza, ma cambiò idea.

Otis ed Henry guardano e riguardano la scena in tv, l’ uno come ipnotizzato, l’ altro impassibile.

Si arriva al finale, dopo il tentato stupro di Becky da parte del fratello e la fuga di lei ed Henry. Non si dirà altro, per i pochi che non avessero ancora visto il film. Anche se non è difficile immaginarlo.

Con questa pellicola, si può parlare di un’ interpretazione di fatti reali: la verità e l’ invenzione, ispirata alle iperboliche confessioni del killer, si fondono, si mescolano fino a diventare una cosa sola, un “unicum” assolutamente alienante.

La violenza è spesso non mostrata, ma è comunque forte e soprattutto straniante: Henry, è sempre impassibile. La sua emotività, è azzerata. Eppure, mostra anche dei lati umani, nella sua gentilezza verso Becky, ad esempio. Il volto scolpito nella roccia di Rooker è assolutamente perfetto per questa maschera dalla quale non traspare nulla, se non l’inumanità di un uccisore seriale; killer per gusto, o forse solo per abitudine, per automatismo.

Un perenne senso di squallore attraversa il film, riflesso delle miserabili vite dei tre personaggi. Il pugno nello stomaco della pellicola è il suo assoluto realismo (l’idea iniziale di McNaughton, era di girarla interamente con camera a mano) : non c’è il rassicurante distacco della finzione, il filmico velo patinato che ci fa dire “beh, è solo un film”. No, non è solo un film. Queste cose sono accadute, questa mente perversa è esistita davvero. Il formato 16mm contribuisce ad accentuare l’ assoluto senso di realismo. La fotografia è gelida, pallida. Lo score, realizzato da Ken Hale, Steven A. Jones e Robert McNaughton, è raggelante: secco, ossessivo, perfetto.

Il film è girato ad arte, con movimenti di camera lenti, a volte quasi snervanti, vera sfida allo spettatore.

Un’ opera completamente diversa da qualsiasi altro film dedicato ad un serial killer: un film che si regge su se stesso, che vive di vita propria, al di là del personaggio; parla di Henry Lee Lucas ma, soprattutto, parla del Male che si cela in lui. Un Male reale, dal quale siamo circondati, e che a fine film ci lascia addosso un senso di disagio, di inquietudine, dal quale sarà difficile liberarci. Il ricordo del volto di Henry / Rooker, resta impresso indelebilmente nelle nostre menti. Un film che entra dentro di noi, e ci lascia un qualcosa che non vorremmo. Ma ormai, è troppo tardi per poterlo cacciare via.

Trailer Originale:

httpv://www.youtube.com/watch?v=IU3P6WXzvXU

In onda su Horror Channel (canale Sky 134) Lunedì 12 Settembre – h.22

Henry Pioggia di Sangue

Titolo Originale: Henry – Portrait Of A Serial Killer
Anno: 1986
Paese: USA
Regia: John McNaughton
Interpreti: Michael Rooker, Tom Towles, Tracy Arnold
Sceneggiatura: Richard Fire, John McNaughton
Fotografia: Charlie Lieberman
Musiche: Ken Hale, Steven A. Jones, Robert McNaughton
Montaggio: Elena Maganini

About Chiara Pani
Conosciuta anche come Araknex, tesse inesorabile la sua tela, nutrendosi maniacalmente di horror,musica goth e industrial e saggi di criminologia. Odia la luce del sole e si mormora che possa neutralizzarla, ma l’ interessata smentisce, forse per non rendere noto il suo unico punto debole. L’ horror è per lei territorio ideale, culla nella quale si rifugia, in fuga da un orripilante mondo reale. Degna rappresentante della specie Vedova Nera, è però fervente animalista, unico tratto che la rende (quasi) umana. Avvicinatevi a vostro rischio.

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