Cinema A Million

A Million

Le semplici regole: ci sono 8 concorrenti e 7 prove. Chi vince si becca un milioncino. Chi perde non torna a casa.

I reality-show saranno pure un morbo televisivo, ma che risorsa per il cinema! Che lo scopo sia eliminarsi a vicenda o semplicemente sopravvivere, le storie di poveri diavoli in diretta tv (o web) sono molte e tutte debitrici di GF e soci. A Million, film del 2009 scritto e diretto dal sudcoreano Min-Ho Cho, non è questa grande variazione sul tema.

Alcuni pseudofortunati vengono sorteggiati e scaricati su un’isola tropicale deserta, teatro del gioco.
Di lì a poco fanno la conoscenza di Su-yeon Hong, la Simona Ventura della situazione (altrettanto fastidioso, in effetti), che spiega loro le semplici regole: ci sono 8 concorrenti e 7 prove. Chi vince si becca 1 milioncino. Chi perde non torna a casa. Ovviamente il dettaglio mortifero non è ben chiaro sin dall’inizio, ma costituisce la “sola”: troppo facile sennò, i milioni mica crescono sugli alberi!
I partecipanti (stereotipati da morire) si rimboccano le maniche dandosi al bricolage, poi all’arcieria e al rafting, il gruppetto si assottiglia, emergono le prime intese e le prime isterie. Ma soprattutto un inquietante sospetto: forse non è un caso che ad essere scelti siano stati proprio loro. Quale particolare li accomuna?

Procedendo attraverso i flashback del concorrente superstite, A Million si sintonizza sul dramma thriller più che sull’horror, lasciando ampio spazio alla girandola di emozioni, litigi e alleanze ed investendo poco sul brivido e sul sangue. Persino i momenti-clou in cui i meno agili ci lasciano le penne passano via un po’ così, come se il Rated R fosse la vera paura che infesta l’isola.
Sebbene la possibilità di riprendere tutto ciò che accade con un solo fedelissimo cameraman sia poco realistica, A Million non ha eclatanti lacune ma ricorda quell’alunno che fa il minimo necessario per non essere bocciato e che non fa quello sforzettino utile a distinguersi ed elevarsi dalla media.

Nel film e nel gioco non ci sono l’umanità di Battle Royale (Kinji Fukasaku, 2000), il rustico e ironico pulp di The Contenders (Daniel Minahan, 2001) o l’orrore “b” di My Little Eye (Marc Evans, 2002).
Tra l’altro, due ore sono un fardello eccessivo: forse una versione “zippata” avrebbe reso le vicende più serrate e coinvolgenti. Classico film da visione singola. Se vi interessa la morale di tutto l’ambaradan, restate lucidi negli ultimi minuti. Io, a parità di scenario, preferivo Pappalardo che dava di matto.

A Million

Regia di: Min-Ho Cho
Scritto da: Min-Ho Cho
Interpreti: Jae-ho Baek,  Seo-wu Choi, Seo-eun Han
Durata: 112 min.

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