Cinema House of flesh mannequins

House of flesh mannequins

Vedendo House of flesh mannequins  sembra che a Christopharo non interessi nulla del cinema, tanto sciatta e inutile è la trama.

Sebastian Rhys, fotografo di professione, cresciuto tra disturbi psicologici causati dalle idee malsane del padre. Svolge il suo mestiere giocando sul filo del pericolo e dell’illecito, filmando snuff movies e scene di reale sesso e violenza. Un giorno conosce la vicina di casa Sarah Roeg, affascinante e giovane donna con un padre quasi cieco, che sogna di pubblicare romanzi per bambini, e poco alla volta è costretto a farla entrare nel suo mondo…

Oi oi oi che scempio, che strazio, che immondizia ai nostri occhi viene presentata sotto forma di guazzabuglio morbosetto. Eppure i sentori di un prodotto decente c’erano, ma questa volta è volata forse più la nostra fantasia che l’effettivo piatto da essere servito. Prendiamo la copertina di House of flesh mannequins, inquietante e suggestiva al punto giusto, o i premi (sconosciuti si intende) echeggiati come vanto su di essa, i vari Venus film di Berlino, il Festival delle arti “Tempio di cultura”. Eppure, lo dico sinceramente, mi pare incredibile che House of flesh mannequins possa essere piaciuto. Il film ha un ritmo in primis nullo, roba che all’inizio pensi sia atmosfera, ma poi ti accorgi che è solo noia, un girare intorno a se stesso che non porta a niente se non ad una storiellina che vorrebbe essere L’occhio che uccide di Powell e al massimo potrebbe essere Buio omega di Massaccesi. Ma non scomodiamo i Santi per favore: l’orrorazzo di Joe D’Amato, pur se morboso e sadico, aveva idee da vendere, House of the flesh mannequins invece è tributo alla body art più estrema, ti butta lì, tanto per far beccare il pubblico più di bocca buona, qualche cosettina, gli omicidi, gli snuff, dei filmatini pseudo pedofili, l’idea cronenberghiana del bello mostruoso, ma del genere horror sembra proprio che al regista Domiziano Cristopharo non interessi nulla.

Anzi a dire il vero sembra che a Christopharo non interessi nulla del cinema, tanto sciatta e inutile è la trama, lui lavora solo sulle belle immagini in una messa in scena invero elegante, questo bisogna darne atto, ma dal sapore più teatrale che filmico, senza tanti movimenti di macchina con ambienti esterni simulati in interno. La tanto strillata presenza poi della pornostar Roberta Missoni, con il vero nome di Roberta Gemma, faceva pensare ad un ruolo più corposo, magari non hard, come tempo fa accadde alla pornodiva Brigitte Lahaie in Fascination, e invece Roberta Missoni interpreta Roberta Missoni con le sue grandi tette e un pompino non simulato. Se abbiamo poi sempre nel reparto attori una convincente e bravissima Irena A. Hoffman, abbiamo di contro un protagonista, tal Domiziano Arcangeli, che non riesce a dare spessore al suo personaggio, e regala un’interpretazione monocorde di un ruolo che avrebbe richiesto ben altre sfumature. Anche la presenza di Giovanni Lombardo Radice, vittima forse di un personaggio troppo abbozzato e senza interesse, è poca cosa, e il regista e sceneggiatore Cristopharo ci regala un sottotesto omosessuale inutile e lasciato lì a morire. Che dire poi di un film che si vorrebbe audace, estremo, anti convenzionale, e finisce per fare un discorso moralista sul potere della tv, un pistolotto piccolo borghese sui pericoli dell’emulazione di modelli mediatici. Inutile dire che, per dare il colpo di grazia, il regista moralizza ancor di più il contesto moralizzante con un finale consolatorio e buonista. Di notevole restano gli effetti speciali di Michael Del Rossa, una bella fotografia di Mirco Sgarzi e le musiche, molto d’atmosfera, che impreziosiscono un film sbilanciato e orrendo. Non si chiedeva nulla a House of flesh mannequins, ma di essere per lo meno un film e non un pasticcio irritante senza capo né coda.

House of flesh mannequins

Regia: Domiziano Cristopharo
Interpreti: Domiziano Arcangeli, Irena A. Hofman, Giovanni Lombardo Radice, Roberta Gemma
Durata: 105 min.

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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