Editoria Contagio di Scott Sigler

Contagio di Scott Sigler

Un inquietante e angosciante horror fantascientifico in cui la razza umana deve affrontare un nuovo e pericoloso nemico dalle imprevedibili capacità mimetiche.

Tra ipotetiche Apocalissi zombesche, Survival Blog, pandemie varie e profezie Maya, il 2011 sembrerebbe l’anno dell’estinzione del genere umano e, come sempre, il cinema e la narrativa sono state le prime a manifestare questo improvviso interesse, un po’ come avvenuto alla fine del secolo scorso con il terrore dell’anno 2000. L’ultima “epidemica” produzione letteraria è Contagio di Scott Sigler, Fanucci Editore, in cui la minaccia stavolta viene dall’ignoto e si manifesta attraverso sconosciuti microbi in grado di far impazzire l’uomo, costringendolo ad atti scellerati.

Il tema, già trattato anni fa sia al cinema che in letteratura, basti pensare a La città verrà distrutta all’alba di George A. Romero (e il suo remake del 2010 diretto da Breck Eisner) o al capostipite della narrativa zombesca Io sono leggenda di Richard Matheson, viene declinato da Sigler, ottimo narratore, in maniera intelligente, soffermandosi poco sulle conseguenze di questo contagio (morti ammazzati, stragi, case in fiamme ecc.) per puntare interamente sui personaggi e in particolare su Perry Dawsey, vittima del contagio ma soprattutto simbolo della lotta contro questa entità sconosciuta. Perry è un ragazzone di quasi due metri per oltre un quintale di peso, un ex campione di football americano che a causa di un gravissimo incidente al ginocchio ha dovuto abbandonare lo sport, trasformandosi in un impiegato-criceto.  Ma Perry è anche un uomo dal tragico passato vissuto in una famiglia violenta, in cui l’educazione del padre consisteva in un’ossessiva ricerca della disciplina e del coraggio. Così, quando un giorno l’ex atleta scopre di avere uno strano sfogo sulla pelle, comincia un’estenuante lotta contro se stesso e contro il suo passato che lo porterò a un passo dalla morte, proprio mentre un’equipe di scienziati guidati da Margaret Montoya e l’agente della CIA Dew Phillips tentato in tutti i modi di arginare l’epidemia.

È sempre difficile giudicare un romanzo che tratta un genere già parecchio utilizzato, si rischia sempre di imbattersi in cloni o presunti tali (vedi ciò che è successo dopo Twlight con le librerie italiane invase da libri bene o male tutti uguali). Nel caso specifico, poi, ciò viene confermato anche dallo stesso autore che, nei ringraziamenti finali, racconta di come il suo lavoro sia stato rifiutato centinaia di volte e di quante porte in faccia gli siano state chiuse, ma, come si dice, chi l’ha dura la vince e così Sigler alla fine è riuscito non solo a pubblicare il romanzo ma a diventare anche un autore apprezzato in tutto il mondo. È fuor di dubbio che Contagio abbia alcuni difetti, soprattutto in un finale che sa troppo di americanata alla Rambo o alla Independence Day, ma di contro ha il basilare pregio di regalarci un personaggio (Perry Dawsey) assolutamente straordinario, un autentico eroe nel senso classico del termine. Nella sua lotta contro “i triangoli” ognuno di noi può riconoscere la propria battaglia quotidiana contro la vita, fatta di alti e bassi, di colpi da K.O. e di reazioni rabbiose. Di fronte a lui tutti gli altri personaggi perdono consistenza, è lui il centro del libro ed è attorno a lui che la vicenda si dipana inquietante e angosciante.

Con uno stile molto descrittivo in cui vengono a volte abusati i cosiddetti infodump, Sigler ci fa vivere la battaglia personale di Perry in modo molto claustrofobico. Il protagonista rimane per la maggior parte del tempo barricato nel suo piccolo appartamento, alternando momenti di profonda introspezione psicologica (i colloqui immaginari con il padre morto, il suo sentirsi perennemente messo alla prova) a momenti di vero e proprio splatter-horror, non consigliati ai lettori di stomaco debole.

Contagio è un libro da dividere in due: da un lato straordinario nella costruzione dei personaggi (Perry su tutti), dall’altro non perfetto nella costruzione narrativa, a tratti involuta e dispersiva (o meglio, alcuni passaggi meritavano di essere approfonditi di più). Qualche dubbio anche sulla traduzione, con periodi azzardati tipo “Ci erano voluti altri due anni dopo quella farsa di cerimonia, ma alla fine Dew capì che per sua figlia…” in cui si passa dal trapassato prossimo (ci erano voluti) al passato remoto (capì). Da segnalare, alla fine, la presenza dell’incipit del seguito che a questo punto speriamo Fanucci pubblichi presto.

Contagio

di Scott Sigler
Fanucci Editore, 2011
pp. 464 € 17,00

About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).

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