Intervista film Daybreakers: Parla Ethan Hawke

Daybreakers: Parla Ethan Hawke

Credo che il vero motore che alimenta la mitologia dei vampiri sia la loro possibilità di vivere la propria vita senza dover temere la morte“.

Daybreakers ha esordito nelle sale USA lo scorso 8 gennaio ed ha già incassato 18 milioni di dollari, pareggiando in due soli giorni quanto speso per la sua realizzazione. Pochi giorni prima Ethan Hawke ha affidato a Shocktillyoudrop.com le sue impressioni e le speranze costruite intorno al soffertissimo progetto dei fratelli Spierig . Eccole.

Cosa ti ha convinto a lasciarti coinvolgere in questo progetto?
Innanzitutto il fatto di non aver mai interpretato nulla del genere. Addirittura non ho nemmeno letto la sceneggiatura quando mi è stata spedita: allegata allo script c’era una copia di Undead, ma l’ho trovato così indecente da non poterne guardare più di 10 minuti. Per quanto mi riguardava la questione si era chiusa lì, almeno finchè i miei due fratelli minori guardandolo non mi hanno indirettamente suggerito una nuova chiave di lettura. Avevo del tutto ignorato la componente ironica di quel lavoro, ed in questo senso Undead ha assunto tutt’altro spessore. Del resto è un mio vecchio problema quello di non riuscire a rapportarmi nella giusta maniera con questo genere di film, nemmeno agli inizi della mia carriera, quando lavorando con Joe Dante ero letteralmente immerso nella sua concezione di cinema e nel suo amore per Roger Corman. Dopotutto mi sono sempre considerato un attore esclusivamente drammatico.

Credi che a livello sia estetico che sostanziale Daybreakers possa considerarsi una sorta di evoluzione di quanto fatto dai registi ai tempi di Undead?
Me lo auguro. Credo che Undead sia diventato col tempo un vero e proprio cult, e spero che Daybreakers possa rappresentare un’occasione perchè il pubblico lo scopra o lo recuperi. E’ incredibile quello che sono riusciti a fare con quel poco che avevano a disposizione. Quello che mi ha sopreso lavorando con loro per Daybreakers è il livello di disciplina che si impongono ed il costante giudizio a cui l’uno sottopone l’altro. Questo atteggiamento di critica costante innalza incredibilmente il livello di creatività di entrambi. Daybreakers non è basato su una graphic novel, nè su qualcos’altro di preesistente. E’ tutta farina del loro sacco.

Cosa credi possa offrire di nuovo al genere vampiresco?
Molto, perchè nei fatti si tratta della prima pellicola da parecchio tempo a questa parte che affronti la tematica vampiresca da un punto di vista non adeloscenziale. E’ rinfrancante. Contrariamente alla norma, non è una pellicola intrista di superstizione cristiana: ha molto più a che vedere con una robusta tradizione sci-fi e con elementi indiscutibilmente noir. E’ molto interessante questo taglio retrò dato agli elementi futuristici.
In che maniera hai creato il tuo personaggio?
Informandomi sui vampiri, il che è stato molto interessante. Mi piacerebbe davvero conoscere quell’attore che ha passato un anno della sua vita a mordere le persone per capire davvero cosa volesse dire! Credo che il vero motore che alimenta la mitologia dei vampiri sia la loro possibilità di vivere la propria vita senza dover temere la morte: tu sei sempre te stesso, ma senza la possibilità di morire. Quello che mi ha conquistato di Daybreakers è stato proprio il voler inserire la figura del vampiro all’interno di una realtà quotidiana, dove addirittura hanno un lavoro.
Recitare in un film dominato dagli effetti speciali è stata una novita assoluta per te. Ti sei divertito?
In realtà è stato parecchio difficile. Recitare in una scena in cui, zuppo di sangue, devi mangiare e contemporaneamente parlare al telefono cellulare è stato complicato, perchè assolutamente nuovo. Ciò che mi ha davvero esaltato è stato rimanere a stretto contatto con gli artisti responsabili della creazione degli effetti prostestici, di alcune creature e dei loro modelli. Ciò mi rende orgoglioso di questa pellicola è il fatto che, pur avendo elementi creati in CG, è sostanzialmente tutto sorretto dal make-up, compreso ogni singolo vampiro in azione sullo schermo.
Quale credo sia il messaggio del film riguardo ai nostri tempi?
Credo sia assolutamente chiaro ed evidente che la pellicola graviti intorno all’evidenza del rapido esaurimento delle nostre risorse. L’unica differenza è che qui le risorse sono rappresentate dalla razza umana. Fare nostre le risorse della terra è stato il motore della nostra civiltà sin dalla notte dei tempi. Ogni grande impresa ha un prezzo salato da pagare, no? Lo dice anche Neil Young in quella grande canzone degli anni ’70, Vampire Blues. In fin dei conti siamo tutti vampiri.
Com’è stato lavorare con Willem Dafoe?
Willem è stato il protagonista di Shadow of The Vampire, l’ultimo grande film sui vampiri. In Daybreakers il suo è un ruolo molto peculiare, che lui interpreta con assoluta maestria. Non so cos’abbia convinto i fratelli Spierig a contattarlo a metterlo sotto contratto, ma è incredibile come entrambi proveniamo dalla stessa scuola di teatro newyorchese. Quella degli attori di teatro passati al cinema di genere è una storia lunga e gloriosa, basti pensare ad Alec Guinness in Star Wars. Sono orgoglioso di essere entrato a fare parte del club.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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