Speciali Venerdi’ 13

Venerdi’ 13

Secondo Nispel, il reale scarto qualitativo tra pellicole slasher che condividono giocoforza le stesse dinamiche narrative…

è determinato dalla capacità del regista di saper creare e ricreare tensione e terrore senza risultare prevedibile agli occhi del pubblico.

Cos’è che spinge dodici affermati registi a contendersi la direzione di un film? Cos’è che spinge eserciti di fans a guardare e riguardare sempre le stesse pellicole? Esistono produzioni più valide, altre più spettacolari, ma funzionano una volta sola, e i sequel si rivelano buchi nell’acqua… Dov’è il segreto?

E’ questa la domanda che Marcus Nispel, professionista del remake e regista del freschissimo Friday The 13th, ha spesso posto ai giornalisti in un curioso ribaltamento dei ruoli durante l’ infinita serie di conferenze stampa relative alla promozione dell’ultima pellicola sulle infami malefatte dell’immortale Jason Voohrees, previsto per venerdì 13 febbraio in contemporanea (quasi) mondiale . Una domanda che è anche paradigma delle sue peculiarità registiche, considerato che torna a trattare materia scottante dopo il non disprezzabile remake di Non Aprite Quella Porta (2003). Una domanda a cui, ripristinati i reciproci ruoli, è lui stesso a dare risposta: “Nel caso di Venerdì 13 ovviamente, il segreto è Jason. Più in generale, è la figura dell’anti-eroe in cui bene o male tutti, sceneggiatori compresi, amano identificarsi. Vedere un essere brutale e vendicativo massacrare senza alcuna riserva branchi di adolescenti belli, arroganti e tendenzialmente odiosi è un’innocua forma di riscatto per molti. Dopotutto, è probabile che nessuno sceneggiatore della storia dell’horror fosse un soggetto particolarmente celebre ai balli studenteschi!“. Consci quindi di quest’incoffessabile funzione consolatoria dell’ intrattenimento slasher, i due sceneggiatori Damian Shannon e Mark Swift si sono ritrovati a scrivere un plot che più classico non si può, creando le condizioni ideali affinchè il vecchio Jason potesse dedicarsi in assoluta tranquillità al suo passatempo preferito: la caccia al teenager:

Messosi sulle tracce della sorella scomparsa, Clay concentra le sue ricerche intorno alla leggendaria ed inquietante zona di Crystal Lake, fino ad imbattersi, nel cuore della foresta,  nei malandati resti di acune vecchie abitazioni ormai inglobate dal fitto della vegetazione. Nonostante l’invito alla cautela degli abitanti del posto e della locale stazione di polizia, Clay, aiutato da una giovane donna, decide di proseguire nella sua ricerca, e nel suo girovagare si imbatte in un gruppo di ragazzotti alla ricerca di un weekend da brividi. Ognuno troverà molto di più di quello che si sarebbe aspettato: quella zona è infatti il territorio di uno dei peggiori boogeymen della storia del cinema americano, il famigerato killer che infesta la zona di Crystal Lake armato del suo affilatissimo machete: Jason Voorhees.
Sempre secondo Nispel, il reale scarto qualitativo tra pellicole slasher che condividono giocoforza le stesse dinamiche narrative, è determinato dalla capacità del regista di saper creare e ricreare tensione e terrore senza risultare prevedibile agli occhi del pubblico. A detta di Nispel, sarà proprio questo il maggior punto si forza della sua pellicola: “Qual’è la formula vicente degli slasher? Il saper giocare con la percezione del pubblico, giostrando sull’inprevedibilità delle situazioni più adrenaliniche e ricreandone sempre di nuove. A mio parere, il pubblico deve essere messo costantemente sotto pressione, senza che abbia alcun punto di riferimento, sia a livello visivo che uditivo“.

Sin dalle prime riprese uno degli interrogativi più frequentemente rivolti a Nispel verteva sulle eventuali analogie visuali tra questo nuovo capitolo di Venerdì 13 ed il suo remake di The Texas Chainsaw Massacre datato 2003, complice l’uso di parecchi degli stessi set e locations texani e di uno stile registico considerato non troppo personale.  Il regista scansa così accuse e illazioni: “Sono convinto che lo stile visuale di un film sia determinato da un’infinità di fattori, non ultima la composizione del cast. Hai uno sfondo suggestivo, una foresta magari, un individuo minaccioso vestito di nero e un bel po’ d’azione da creare. Con questi presupposti, lo stile va creandosi con molta naturalità. Non amo rendere troppo artificose le mie riprese: quando i nomi nel cast me lo permettono, preferisco lasciare che gli attori recitino senza eccessive intrusioni od accorgimenti, lasciando che la cinepresa filmi l’azione quasi fosse uno spezzone di real tv, ed applicare poi le necessarie correzioni in fase di montaggio. Sono convinto che questo sistema garantisca autenticità e credibilità a tutto il lavoro registico, ed è esattamente l’atteggiamento che ho avuto nel girare Friday 13th“.

Un cast che, fedele alla politica New Line in ambito remake, accosta nomi celebri a quelli di promettenti quanto illustri sconosciuti: in questo caso, esclusa la scelta di Derek Mears dettata per ovvio motivi di inponente fisicità, il nome di richiamo è quello del belloccio ventiseienne Jared Padalecki, praticamente sonosciuto da questa sponda dell’oceano –  una parte non memorabile in House of Wax – ma divetto in rapida ascesa negli States grazie al ruolo di protagonista nel serial di successo Supernatural:
Sembrerà incredibile” continua Nispel ” ma la figura di Jared è decisamente più minacciosa di quella di DereK e, soprattutto, più alta. Ovviamente, avremmo dovuto fare i conti con un banale imprevisto che rischiava di sminuire, e non poco, l’impatto fisico del nostro Jason. In questo caso ci sono venuti in aiuto gli apple boxes – apposite pedane di scena utilizzate in casi di eccesive differenze di altezza tra gli attori in scena -; tutto il set si è presto trasformato in un continuo e spesso comico andirivieni di pedane…
Ulteriore elemento che permetterà al remake di Nispel di prendere le distanze dalla sua precedente esperienza con Texas Chainsaw Massacre, sarà una dichiarata quanto sottile componente comica, una concessione ad una dimensione fumettistica lontana anni luce dal truce background redneck di Leatherface e soci:
Una delle raccomandazioni dei produttori” sottolinea Nispel ” era che evitassimo di scadere in certe dinamiche da torture porn, uno stile lontano anni luce dallo spirito originario di Jason. The Texas Chainsaw Massacre è un film crudo, brutale e terrificante: storicamente invece, Venerdì 13 ha nel suo DNA un’innegabile componente di leggerezza, che deriva probabilmente dalla massiccia a costante presenza di teenagers. Ragazzi che campeggiano, schiamazzano, intrallazzano. E’ una componente che, pur senza esagerare, non si può negare. E’ un qualcosa con cui abbiamo dovuto fare i conti, pur a quasi trent’anni di distanza, per questioni di correttezza nei confronti di ciò che è stato, e soprattutto del pubblico. Anche in questo ambito, preferisco lasciare agli interpreti un ampio margine d’improvvisazione, dargli un paio di spunti e vedere cosa ne viene fuori“.

Altro discorso per quanto riguarda le scene di nudo, elemento che ha fatto sì, come e forse più dei contenuti violenti, che Friday the 13Th venisse bollato con una R – divieto ai minori di 17 anni non accompagnati -. Anche rispetto a questo, Nispel dimostra di avere le idee più che chiare:
Non avrei mai potuto rinunciare alle scene di nudo in questo film, pur facendo in modo che fossero ben distinte da quelle più violente e brutali. Non mi è mai piaciuto particolarmente mischiare sesso e violenza in questi termini, hanno due funzioni decisamente diverse. La nudità suggerisce un forte senso di vulnerabilità ed esposizione. E’ una soluzione che ho già adottato per Pathfinder – pretendere che il protagonista affrontasse vichinghi e mazze ferrate a petto rigorosamente nudo -; due individui nudi, all’interno di una fragilissima tenda, nella più totale oscurità della foresta, è quello che chiamo essere totalmente senza difese. Non ha niente a che vedere con un mio presunto intento moraleggiante della serie “sono nudi, fanno sesso fuori dal matrimonio, si drogano, dopotutto meritano di morire in maniera violenta”; sono tedesco, non sono mai stato abituato a ragionare in questi termini!“.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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