Sedetevi e allacciate bene le cinture: il giro di giostra più vertiginoso della stagione ha appena avuto inizio.“Il mio corpo è un tempio“, “Bene, è ora che diventi un luna park“: in questo folgorante scambio di battute tra uno stoico Abe e un Hellboy mai così diabolicamente tentatore c’è tutta la bizzarra sostanza della pellicola che li vede protagonisti per la seconda volta.
Ambientare 100 Feet nei brownstones di Brooklin è una scelta puramente creativa: quei palazzi sono in grado di ricreare un’atmosfera elegante ed antica, l’ambientazione ideale per una ghost story.Un’inconfutabile accusa di omicidio, l’impossibilità di fuggire dalla scena del crimine, una vittima infame che non ne vuol sapere di essere morta. Tutto al servizio di una ghost story di quelle di una volta: ecco a voi 100 Feet.
Un ambizioso progetto governativo. Un uomo pronto a tutto pur di salvare la sua piccola comunità. Un diabolico piano per far letteralmente “tremare” la terra.Nella Silver River Valley, una suggestiva vallata californiana, vive ormai da anni una comune hippie. Un autentico microcosmo sociale, un piccolo universo in sé compiuto e quasi perfettamente autosufficiente. Un ambizioso progetto del governatore della California mette però improvvisamente a repentaglio l’esistenza di quell’affascinante mondo: per realizzare una centrale elettrica, un’enorme diga sta per essere edificata sul fiume da cui gli uomini traggono sostentamento. L’intera vallata si prepara ad essere ben presto allagata; le case e i vigneti distrutti.
Il regista Dan Gildark – già documentarista della guerra nella ex Jugoslavia – ha diretto le riprese tra Seattle, Astoria e Portland, sotto la costante minaccia di un budget risicato all’osso.Nell’attesa che Guillermo del Toro trovi il tempo di occuparsi del già annunciato Alle Montagne della Follia, tocca a uno sconosciuto e coraggioso team americano l’onore e l’onere di portare sul grande schermo una nuova gemma del fin troppo cinematograficamente bistrattato H.P. Lovecraft: è il momento di Dan Gildark e del suo Cthulhu The Movie.
Da una sceneggiatura dell’esordiente Spence Wright, quello che, pur con una verniciata di modernità in termini di gore ed efferatezza visiva, sembra essere un sentito e vagamente malinconico tributo a Scream ed epigoni più o meno validi in testa.Dal regista irlandese del lisergico Shrooms Paddy Breatnach, un’altra pellicola made in UK dove l’uso (ri)creativo della chimica è anticamera di lutto, morte e distruzione: ecco a voi Freakdog, già Red Mist.
Dennis Bartok è una vecchia volpe degli ambienti horror e non d’oltreoceano:è stato per ben 13 anni il boss dell’American Cinematheque di Los Angeles.Quattro registi, un gran cerimoniere di lusso e una formula che strizza l’occhio alle vecchie antologie horror del grande e piccolo schermo, Tales From the Crypt in primis: è Trapped Ashes, “una medievale scatola delle meraviglie“, nelle parole del suo ideatore e sceneggiatore Dennis Bartok.
La parola d’ordine è accontentarsi.Nell’attesa che la Lionsgate decida una volta per tutte di che morte commerciale debba morire il pur promettente Midnight Train – le ultime lo danno in uscita in un ridotto numero di sale USA il 1° agosto – ecco una clip nuova di zecca dalla Korea, dove esordirà a metà agosto. Buona visione.
Jack Sawyer ha dodici anni, una madre con una male di quelli tosti, e una sola, terribile occasione per salvarle la vita.Non cercate il carneade canadese Mathieu Ratthe sull’IMDB, non trovereste nulla. Un’anomalia da correggere in fretta, considerato quello che è riuscito a combinare in questi sei minuti sei di cortometraggio, ispirati al romanzo Il Talismano (1983) della premiata coppia Stephen King/Peter Straub.
Introdotto da reali filmati di repertorio risalenti alla sciagura del 2004, Vinyan – fantasma in lingua thailandese – è l’ennesimo, bell’esempio di come, almeno oltralpe, un certo tipo di cinema horror sia possibile.E’ ufficiale, trattasi di invasione in piena regola: anche Fabrice Du Welz, già regista del discreto Calvaire (2004), va ad aggiungersi alla legione di registi horror francofoni che si apprestano ad affollare il calendario della prossima stagione. E per il nuovo Vinyan, si è trasferito armi e bagagli fino in Thailandia.
Il modello dichiarato è quello dell’Exquisite Corpse di surrealista memoria, metodo già usato nel cinema di genere ma mai a livello internazionale.Tre registi alle prese con un’incontrollabile follia collettiva, tre differenti prospettive di fronte all’apocalisse tecnologica più cool del momento. In attesa del pluririmandato The Cell, a ricordarci quanto possa essere pericoloso uno qualunque tra i nostri elettrodomestici ci hanno pensato Dave Bruckner e compagnia esordiente, con il loro catastrofico esordio The Signal.
Salve a tt, il film l'ho visto e...
Mi è piaciuto molto! Il modo in cui...
L'ho finito di leggere ieri sera e sinceramente...
Beato te che puoi permetterti di scartare un...
Bella storia!...
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