Recensione film Twilight

Twilight

Dimenticate la pur dichiaratamente sottile patina orrorifica di cui dovrebbe essere ricoperta la vicenda, perchè, al di fuori dei due protagonisti, in Twilight tutto è dozzinale scenografia posticcia.

Preparatevi all’invasione, perchè di invasione, per quanto non annunciata, si tratterà. Capeggiati da una coraggiosa teenager e dal suo diafano boyfriend, promettono almeno un biennio di epidemia cinematografica all’insegna dei più pudichi pruriti adolescenziali, di amori impossibili, di frasone ad effetto.

Twilight ha dato una bella spolverata ad una strada vecchia come il cinema e, potete scommetterci, saranno in molti a seguirla. Bella (Kristen Stewart) si è appena trasferita dalla calda ed assolata Phoenix nella grigia umidità della cittadina di Forks, sparuto agglomerato di case dello stato di Washington, dove risiede il padre. Timida ed introversa, fatica ad adattarsi alla scanzonata frivolezza dei nuovi compagni di scuola, ai ripetuti silenzi paterni, ad una dimensione decisamente più provinciale e sonnolenta della sua città natale. L’unica scossa che sembra poterla ridestare dal torpore è l’incontro con Edward Cullen (Robert Pattinson), schivo ed affascinante coetaneo dalle bizzarre abitudini: il ragazzo infatti, si accompagna esclusivamente ai propri fratellastri, sparisce sistematicamente nella rare giornate di sole, sembra non doversi mai nutrire. Dopo qualche innocua schermaglia, i due iniziano a conoscersi meglio e a piacersi, ma un inspiegabile episodio accuisce gli interrogativi sull’eccentrico comportamento di Edward: messo alle strette, il giovane deve giocoforza rivelare a Bella la propria natura di vampiro. Per nulla intimorita, la ragazza accetta sfida che gli si è parata davanti; una sfida che, oltre  all’impossibile amore per Edward, metterà in gioco i suoi affetti e la sua stessa vita…

A ben guardare, l’unico vera sorpresa il baraccone Twilight l’ha riservata ai suoi creatori: concepito nel disinteresse più o meno assoluto, ha visto crescere l’hype nei propri confronti in maniera esponenziale, fino ad esplodere con ripetute, isteriche deflagrazioni al momento dell’uscita nella sale USA, ed un inevitabile ripercuotersi delle sue onde d’urto in tutto il Vecchio Continente, Italia compresissima. E giù con inaspettati incassi da record ( e sequel: l’inizio delle riprese del secondo capitolo, New Moon, sono previste per marzo 2009). Tutto il resto, tutto quello che dovrebbe interessare gli appassionati di cinema, sgrossato delle implicazioni mediatiche, pseudo-sociologiche e di marketing, rientra a pieno diritto nel calderone di quanto di più classico, immobile e massivamente ingannevole il mondo cinematografico sia riuscito a propinarci negli ultimi anni. Il Twilight-tormentone consta di centoventidue minuti (122 minuti!) di profumato ed emozionale polpettone adolescenziale, sapientemente costruito da una regista che nei clichè della fanciulezza ha sempre allegramente sguazzato (Thirteen ed il meno indigesto Lords of Dogtown), e dai quali è sempre riuscita a ricavare riconoscimenti ufficiali e non. Dimenticate la pur dichiaratamente sottile patina orrorifica di cui dovrebbe essere ricoperta la vicenda, perchè, al di fuori dei due protagonisti, in Twilight tutto è dozzinale scenografia posticcia, popolata da ragazzotti di provincia e  piatti ed innocui vampiretti in salsa McDonald buoni per vendere buonismo e biglietti e per allungare, insaporire almeno un po’ un brodo (lunghissimo) costituito dalla storia d’amore harmony tra Bella ed Edward.

In sostanza, la prima ora scorre lentissima sull’onda delle schermaglie d’amore tra i due giovani, in uno sfibrante alternarsi di sguardi languidi, mimiche facciali che tradiscono imbarazzo (nostro e dei protagonisti), malcelate ed insoddisfabili pulsioni inguinali. Un gioco in cui i due interpreti riescono a calarsi con piena efficacia, Kristen Stewart (Into the Wild, The Messengers) nei panni dell’adolescente delicata e sensibile, Robert Pattinson (Harry Potter e L’Ordine della Fenice) in quelli del bel tenebroso. Nella seconda parte la pellicola cambia relativamente marcia, intorducendo i cattivi di turno e dando libero sfogo a quel poco di bagaglio action che la sceneggiatrice Melissa Rosenberg (Dexter, The O.C.) ha mantenuto più o meno intatto nell’adattamento dal romanzo: tra effettacci digitali – il budget della pellicola era dichiaratamente risicato – e matasse frettolosamente sbrogliate, il filo del discorso non si scosta un solo attimo dal profluvio di sentimentalismo spiccio cui sottende tutta la pellicola, con buon pace di chi, nell’obbligata assenza di apostrofi rosa tra le parola t’amo, vorrebbe intravedere chissà quale raffinata metafora dell’eta di passaggio per eccellenza. Va tutto, comunque, bene: l’emotività dozzinale che infrange cuori di giovani donzelle quanto le parti basse nei rispettivi accompagnatori, il successo tanto inaspettato quanto prevedibile di una pellicola nata con esclusive finalità di box-office killing, gli ennesimi, insapore eroi generazionali. Ma lo spassionato consiglio, prima di lanciarsi nei pericolosi voli pindarici sulla delicata ed intelligente analisi generazionale, è quello di guardare e mandare a memoria lo splendido Let The Right One In di Tomas Alfredson, e trarre ognuno le proprie conclusioni.

Twilight (USA, 2008)
Regia: Catherine Hardwicke
Sceneggiatura: Melissa Rosenberg, Stephenie Meyer (soggetto)
Interpreti: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Peter Facinelli, Cam Gigandet, Taylor Lautner
Durata: 122 min.
Distribuzione: Eagle Pictures

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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