Cinema Cloverfield for dummies

Cloverfield for dummies

Per settimane, ovunque sulla rete, gli appassionati di cinema sono stati colti da una strana quanto perniciosa patologia che li ha portati a passare notti insonni guardando e riguardando un trailer e una locandina.

Parlo di quelli partoriti da quel sadico di JJ Abrams, quello di Lost, avete presente? Ma sì… quella serie dell’isola disabitata col mostro che non si vede mai che ruggisce e abbatte gli alberi mentre un gruppo di superstiti cerca di incasinare il più possibile la propria esistenza per convincere gli spettatori a comprare il cofanetto dei DVD…

Esatto, proprio quella. Dicevamo di Lost e di Abrams, no? Ebbene, questo tizio, JJ Abrams, ha avuto una idea geniale. Ma forte sul serio… Una bella mattina, dicevamo, sorseggiando il suo caffè gusto “sciacquatura di piatti” da Starbucks, deve aver pensato che cercare di avere successo girando un film capolavoro era una cosa da ciula. Tutta quella fatica per scriverlo, e poi trovare gente in grado di girarlo e recitarlo…
Per l’amore del cielo, una sfacchinata furibonda.
In effetti, lui era il genio di Lost, no?
Ma sì, quello della serie dove nessuno sa che diavolo stia succedendo… forse sono tutti morti, forse è un sogno, forse gli autori piangono tutta la notte da mesi perché non hanno la minima idea di come tirarsi fuori dal casino bestiale in cui si sono ficcati con tutte le scarpe.
Lui è il genio di Lost e la gente – segretamente – lo odia per questo.
Ammettetelo, avanti.

Il buon JJ deve aver pensato una cosa di questo tipo: Il pubblico sa che sono un sadico, quindi giro un film, una roba semplice semplice che però incasino ad arte con una qualche trovata degna di me che sono un fottuto genio… e poi sai che faccio? Schiaffo su YouTube un trailer ganzissimo dal quale non si possa capire niente, zero, nada. Così, i gonzi, ci costruiscono su montagne di teorie e supposizioni perché sanno che io sono quello di Lost e sono un sadico… E alla fine verranno al cinema, in massa!

Non posso metterci la mano sul fuoco che abbia pensato proprio questo, devo ammetterlo, ma tutto sommato il caso mediatico è scoppiato sul serio e la gente al cinema ci è andata in massa. In definitiva, JJ Abrams – che ironie a parte – bravo lo è sul serio, ha dato un bell’esempio di come sfruttare la propria fama e la reattività del pubblico “web 2.0”, per costruire qualcosa che non esiste: il mistero di un film che – in realtà – non ha misteri. Avrete letto tutti decine e decine di post e messaggi su forum e blog, speculazioni sui riflessi di luce nella locandina, sui singoli frames del trailer… ore e ore di sonno buttate al vento per cercare di avanzare ipotesi sulle possibili bestie candidate al ruolo di devastatore di Manhattan.

Ne è valsa la pena? Chi può dirlo.

Ma una cosa ancora voglio dire a JJ Abrams a proposito di Cloverfield: “Hey bello, se pensi di cavartela così, stai fresco.” Eh sì… il caro JJ ha avuto buon gioco PRIMA che il film uscisse… quindi ADESSO che il film lo abbiamo visto, non potrà certo pretendere che si archivi così tutta la questione. Abbiamo un intero film da esaminare adesso… quindi, caro JJ, siediti comodo sulla poltrona, perché ora è venuto il tuo turno.

Adesso sì che si fa sul serio…

1. Il cameraman

Non mi dilungherò sulla scelta folle di girare tutto il film con una (finta?) videocamera e provocare agli spettatori sprovvisti di antiemetici, nausee che nemmeno sulle montagne russe. Non parlerò nemmeno delle origini di questo espediente, rimandandovi alla bella intervista con Ruggero Deodato da poco pubblicata e alle videoteche per recuperare The Blair Witch Project.

Quello di cui vi voglio parlare è quel genio di Hud (T.J. Miller), l’amico del cuore di Rob (Michael Stahl-David) – un altro genio del quale vi parlerò tra poco – il quale all’inizio, quando gli viene chiesto di documentare la serata con la videocamera, pare che stia valutando se farsi levare un dente del giudizio a giudicare dalla faccia che fa, ma poi una volta messe le mani sul gadget elettronico pare venga posseduto da un demone televisivo che manco Mike Buongiorno. Diventerà tutt’uno con la telecamera, tanto che non ci sarà verso di fargliela mollare. Ci provano gli amici, i mostri, i soldati… ma lui niente. Deve documentare, lui…

2. La telecamera

Probabilmente creata da un demone assiro-babilonese, la telecamera di Cloverfield è un miracolo della tecnologia. Le sue batterie non si scaricano mai e consentono al povero umano reso schiavo dal suo immenso potere di girare per una notte intera. Inoltre – come tutti i manufatti demoniaci – non c’è verso di distruggerla. Il mio cellulare si rompe ogni volta che starnutisco, ma quella creatura del demonio resta intatta anche dopo cadute ed esplosioni. In realtà, quindi, il vero, unico, autentico mostro del film è lei. Cattura le anime e la vita di chi la usa e di chi osserva. E forse, come metafora, non è neanche tanto male…

3. Miss Liberty

Lo avete visto il mostro, alla fine del film, vero? E’ un cristo di colosso grande più o meno come un isolato. Un bestione devastante che praticamente riesce a tirare giù a suon di rutti interi grattacieli. Ha zampe che sono qualcosa di colossale, ma soprattutto, sembra deambulare con la grazia di un elefante a cui hanno appena eseguito un esame rettale con uno Shuttle.

Quando si muove, l’amico, distrugge.

Eppure, alla povera Miss Liberty, riesce a staccare solo la testa con una precisione chirurgica. Il resto della statua se ne resta lì, intatta. Come accidenti ha fatto? Gli stava sulle palle il simbolo per eccellenza degli USA e gli ha dato una schicchera con le dita come fosse un bimbo che gioca con le biglie? Per la miseria, non riesce nemmeno a passare sotto il ponte di Brooklyn senza tirarlo giù con una codata, eppure stacca di netto la testa alla povera statua della Libertà e lascia intatto il resto. Dev’essere un mostro simpatizzante con Bin Laden, poco ma sicuro.

4. Il fidanzato fantasma

Non che mi fosse particolarmente simpatico, ma mi sono perso il bellimbusto che accompagna quel bocconcino di Beth (Odette Yustman) alla festa. Qualcuno ha capito dove sia finito il bamboccione? Io lo so… è Rob che gli ha portato una sfiga immane augurandogli una splendida nottata con Beth. Risultato: Beth infilzata come un coleottero, e del ragazzo… nessuna traccia. Nessuno che se lo fili. Sparito nel nulla. Mi sarei aspettato il suo corpo esanime nell’appartamento di Beth, invece niente. Volatilizzato?

5. Quando manca la luce

Lasciamo perdere il fatto che Hud non molli mai la videocamera, nemmeno a costo della vita, ma quando finalmente quella maledetta videocamera è davvero indispensabile perché è l’unica fonte di luce mentre i quattro ragazzi sono in un tunnel della metropolitana immerso nel buio, ecco, quello sarebbe proprio il caso di lasciare che sia la videocamera ad aprire la strada anziché piazzarsi tutti davanti alla sorgente luminosa. Non ce n’è uno dei tre cretini là davanti che dica: Hey Hud, vaccaeva, alza il culo e passa davanti con quella luce, che qui non si vede una beata mazza…

Ma niente. Una scena priva di logica, se non che il regista ritenesse le schiene sudate dei protagonisti più interessanti del corridoio buio che si andava disvelando poco a poco.

6. US Marines

Chi li ha chiamati? Avanti… coraggio… siete stati voi? Onestamente non vi so dire se nell’isola di Manhattan vi sia una base militare (forse dopo l’11 settembre c’è un plotone di Marines di stanza a Central Park) ma vedere immediatamente dopo l’apparizione del mostro, l’esercito che dà l’assalto al bestio con RPG e carri blindati, mi sa di azzardo. Aerei ed elicotteri li capisco anche… Ma poi scopriamo che c’è uno spiegamento di forze e una organizzazione che non ha senso in così poco tempo e tenete presente che è tutto girato in real time, c’è il timer della telecamera.

Nessuna ellissi narrativa, nessun montaggio.

Quello che vediamo, campi base, cerri armati, ospedali da campo, appare in un batter d’occhio sull’isola di Manhattan, senza che nessuno se ne sia accorto prima. Alla TV viene data la notizia della nave che si ribalta e della esplosione che preannuncia il caos… ma nessuno dice niente riguardo a ingenti movimenti di truppe su New York.

7. Il morso del mostro

Non voglio rompere le scatole, davvero, non lo voglio fare. Ma io sono convinto che Abrams sapesse già di poter fare dei sequel. Molti sequel. Non basta la faccenda dell’esercito che appare all’improvviso, con un tempo di reazione sospetto, ma ti butta sul piatto questa storia del morso dei mostriciattoli con irritante noncuranza. Allora, diciamo che parrebbe che il morso dei parassitelli bastardi (la trovata migliore del film, diciamolo) faccia esplodere le persone. Ce lo dicono una scena (la sagoma di Marlena che esplode in controluce dietro a una tenda) e la battuta di una dottoressa (abbiamo un morsoooo). Poi più niente. Sparisce anche questa, come il fidanzato bamboccione di Beth. Lasciato lì a fermentare nella nostra memoria, materiale narrativo usa e getta. Per l’amor del cielo, va anche bene, eh… Sto film è uno spaccato di vita, ci sono frammenti di informazioni che sfrecciano tutto attorno… ne afferriamo qualcosa appena e poi via di corsa. Ma a volte, qui in mezzo, sfrecciano troppe cose, troppo in fretta.

8. Edilizia newyorkese

I due grattacieli gemelli – tanto simili alle Twin Towers – che i tre sciamannati si apprestano a scalare per salvare Beth, fanno parte di una delle scene più assurde di tutto il film. Primo perché non c’è grattacielo al mondo che possa restare in piedi sotto la spinta laterale di un fottigliaio di tonnellate di acciaio e cemento di un secondo grattacielo gemello che si abbatte come un maglio divino sulla sua facciata.

Secondo perché il grattacielo che si è abbattuto addosso al gemello, invece che accartocciarsi su se stesso a causa del proprio stesso peso, se ne resta lì intero e solido come pesasse venti chili e fosse fatto di legno.

Terzo, perché Hud, invece di bestemmiare in sanscrito a ogni fottuto gradino delle 50 rampe di scale che lo condurranno sino in cima al condominio, riesce a tenere su la videocamera e a filmare come se avesse il braccio di titanio. Roba che dopo dieci rampe di scale così, c’è da piombare in ginocchio vomitando sangue e con crampi alla spalla da far temere un infarto al miocardio.

9. Il mostro laggiù

C’è da dire, tuttavia, che il mostro intravisto quasi di sfuggita cinquanta piani più in basso mentre i tre passano da un grattacielo all’altro, è una delle immagini più suggestive dell’intero film.

10. Super-Beth

Sia messo agli atti: Beth – la tipa che Rob si porta a letto all’inizio del film e con cui poi si scambia un reciproco due di picche con doppio salto carpiato avvitato – è immortale. Per un’oretta buona se ne resta infilzata da un tondino di ferro del dodici (che le spunta dalla spalla perfettamente pulito come se venisse direttamente dal fornitore anziché essere sbucato da una trave di cemento, tanto per fare i precisini) perdendo sangue a secchiate. Poi viene strappata da quel mezzo metro di spillone e medicata alla buona da quei tre maniaci suicidi dei suoi amici. Quindi scende a piedi, gradino dopo gradino, tutti i cinquanta piani del grattacielo e inizia a correre a perdifiato verso il luogo del rendez-vous. Non uno svenimento, non un segno di debolezza. Una roccia. Secondo me è pure sopravvissuta all’esplosione finale e si è fidanzata con la videocamera (che ancora sta girando, in realtà).

11. Elicotteri…

Quando i quattro superstiti arrivano al luogo del rendez vous con gli elicotteri, s’imbattono in una squadra di corpi speciali dei Marines: i deficienti. C’è un posto solo sull’elicottero e la prima a essere portata in salvo non è Beth come sarebbe logico supporre – è l’unica ferita grave tra quei civili – ma Lily, che essendo single è ovviamente la più interessante per i marines. Quando finalmente gli altri tre salgono sul secondo elicottero, non sanno di aver beccato il pilota più pirla d’America: questo genio dell’aviazione, invece di portare le chiappe in salvo, se ne resta sopra la zona del bombardamento a bullarsi col mostro. Certo, lui non può sapere che il mostro, che ha quasi strisciato per tutto il film, possa invece spiccare un salto abbastanza alto da raggiungere la loro quota di volo (sopra le cime dei grattacieli, per intenderci) e rifilargli uno sganassone. Non può saperlo perché è pirla.

12. A proposito di pirla…

1Se negli horror la scena dell’auto che non parte mai quando sta per arrivare il mostro, vi ha sempre fatto incazzare, il finale di Cloverfield non potrà non farvi sbavare di rabbia. L’elicottero di Rob e Hud è precipitato. Hud e Beth aiutano Rob ad alzarsi. Fanno per scappare, poi Hud torna indietro a prendere la solita videocamera su cui grava la solita maledizione assiro-babilonese.

Cazzo fai! Vieni qui! Lascia perdere… ma lui niente. E’ uno zuccone.

Poi alza la testa e… ladies and gentleman, the Monster!

Per l’amore di dio, vi chiedo, si può sapere da dove diavolo è sbucato? E’ grosso come tutta Gardaland e non lo vedono arrivare? Non venitemi a dire, vi prego, che se n’è stato in silenzio, nascosto dietro una panchina, ridacchiando e pensando: “Adesso li faccio cagare sotto! Sbuco fuori all’improvviso, giuro, e li faccio cagare sotto! Che sagoma che sono!

13. La sfiga

Il numero non è scelto a caso. Rob, credo sia chiaro a tutti, porta una sfiga pazzesca. Alla sua ragazza, ai suoi amici, a tutta Manhattan. L’unico a cui ha portato bene, è il buon JJ, che si sta fregando le mani all’idea dei soldi che farà con tutti i sequel necessari a dipanare il matassone messo in scena con questo primo Cloverfield.

About Andrea G. Colombo
E’ qui praticamente da sempre. Ha dato vita a Horror.it, Horror Mania (la rivista da edicola) e Thriller Mania. E visto che si annoiava, ha pure scritto il romanzo Il Diacono. Si occupa della gestione del sito rinchiuso nel suo antro dal quale non esce quasi mai. Risponde alle mail con tempi geologici.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Altri articoli:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Horror Community

[captain-sign-up text="Partecipa al gioco"]

Focus on

Categorie degli articoli

ebook gratis


    Ai lettori di Horror.it, regaliamo una ghost story inedita di Andrea G. Colombo. Buona lettura!
  • RSS
  • Twitter
  • Facebook
%d blogger cliccano Mi Piace per questo: