Editoria Il male di famiglia, intervista a Stefan Pastor

Il male di famiglia, intervista a Stefan Pastor

Figlicheodiano le madriIntervista a Stefano Pastor, autore di Il giocattolaio e Figli che odiano le madri.

Dalla placida provincia italiana al nido familiare, il lato oscuro del nostro quotidiano, dove i figli non possono perdonare e gli adulti hanno dimenticato l’essenziale invisibile agli occhi. Tra casermoni di cemento e boschi neri, ecco la geografia nera pastoriana, raccontata in prima persona dall’autore.

Stefano Pastor

Stefano Pastor

Sei arrivato alla scrittura relativamente tardi. Puoi raccontarci il tuo percorso?

La passione è antica, un sogno di quand’ero ancora un ragazzo. L’avevo accantonato, però, certo che non si sarebbe mai realizzato. Dopo oltre trent’anni l’ho riesumato. Senza alcuna aspettativa, solo per divertimento. Mi sono messo a scrivere. Un’amica mi ha convinto a tentare la pubblicazione e ha funzionato. Ho vinto qualche concorso, sono arrivate le prime pubblicazioni, ho continuato a cercare il modo di emergere. Vincere il Torneo IoScrittore è stato un grande passo avanti, ma sono ancora ben lontano dal potermi considerare uno scrittore (solo sotto-scribacchino aggiunto, per ora).

Quali sono gli autori horror che ti hanno influenzato?

Il mio scrittore preferito è Dean Koontz, ma altri mi hanno influenzato di più. Lovecraft, in primo luogo, poi Dan Simmons e Robert McCammon. C’è pure un po’ di King nel mio immaginario, ma poco poco. Anche i libri di Anne Rice hanno lasciato il segno, più di molti altri.

ilgiocattolaioParliamo de Il Giocattolaio, il tuo primo successo, e del rapporto tra genitori e figli. La sfera degli adulti e quella dei bambini sono realtà parallele?

Sono mondi coesistenti, inaccessibili tra loro. Un adulto non riuscirà mai a capire un bambino, perché ha scordato di esserlo stato pure lui. Un bambino potrà invidiare un adulto, ma comprenderlo no. Questo accade anche tra genitori e figli. Un genitore è convinto di sapere tutto del proprio figlio ma sbaglia, non ha la minima idea di cosa gli passa per la testa. È certo che siano tutte sciocchezze, drammi esistenziali di poco conto, lontanissimi dalla vita reale. Doppio sbaglio. È convinto di essere sul suo stesso piano, ma non è così. Il mondo di un bambino è distante anni luce, e in quel mondo gli adulti sono solo fantasmi. Come gli adulti tendono a ignorare i bambini, così a loro volta vengono ignorati, quasi fossero oggetti inanimati, facenti parte del paesaggio. Nel mio libro ho enfatizzato questo dualismo, e l’abisso tra i due mondi è diventato incolmabile.

 Nei tuoi libri la periferia è terra di nessuno e la provincia custodisce orribili segreti. Esiste una “geografia nera pastoriana”?

C’è, ed è quella in cui io sono cresciuto. Un mondo dove tutto sembrava magico e misterioso. Periferia, case abbandonate, la ferrovia che spesso appare nei miei romanzi, una libertà che oggi non esiste più. La convinzione di sentirsi maturi, già adulti, e la delusione perché nessuno se ne accorge. Rincorrere il pericolo, sentirsi vivi. L’amicizia, che pare contare più di ogni cosa, anche se in realtà non è così. Combattere, perché anche quello fa parte dell’esistenza. Quei luoghi e quelle situazioni esistono anche oggi, la magia non è scomparsa. Però non siamo più bambini quindi non li possiamo vedere.

stefano_pastor_figliIn Figli che odiano le madri ritorna il tema della famiglia e della maternità, nella sua versione primordiale e nera. C’è del marcio nel rifugio felice che chiamiamo casa?

La famiglia è il grande nemico di molti miei libri. L’illusione. La famiglia deve proteggere i suoi componenti più deboli, ma spesso fallisce. Manca la misura, la protezione può diventare eccessiva, rasentare l’ossessione, oppure essere del tutto assente. Troppa importanza viene data ai legami di sangue, spesso trasformati in parole vuote. L’amore imposto raramente funziona, la libertà di scelta è essenziale. Per questo molte famiglie si sfaldano, incapaci di perseguire i propri ruoli. Oggi più che mai essere genitori è diventata un’ardua occupazione e sono in pochi a dimostrarsi adatti. In quest’ultimo libro la maternità è al centro di tutto. Maternità negata, oppure voluta a ogni costo. Ignorata, oppure posta come fine ultimo dell’esistenza. Un libro di madri, più che di figli, tutto al femminile.

Quali sono i tuoi progetti nel prossimo futuro?

Pubblicare altri libri, se ci riuscirò. Ne ho già parecchi pronti e in attesa, anche migliori di quelli già pubblicati. Mentre aspetto continuo a farli belli, con lima e scalpello, e ogni tanto sforno loro un fratellino. Strana famiglia la nostra.

 

About SelenePascarella
Selene Pascarella è nata a Taranto nel 1977. Si è laureata alla Sapienza di Roma 23 anni dopo, con un tesi dedicata a Mario Bava, Lucio Fulci e i maestri dello spaghetti horror dal titolo "Estetiche di morte nel cinema dell'orrore e del fantastico". Giornalista per professione e per vocazione si occupa di cinema, tv, narrativa di genere e cronaca nera. Nel 2011 ha pubblicato, assieme a Danilo Arona e Giuliano Santoro, il saggio "L'alba degli zombie. Voci dall'apocalisse: il cinema di George Romero" (Gragoyle). Tra il 2012 e il 2013, Maya permettendo, ha curato il format 2.0 DiarioZ_Italia per Multiplayer.it.

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