Cinema The Killing Strain

The Killing Strain

E’ brutto, ma non è quel tipo di fallimento orrorifico di cui sparlare su un divano o in una chat. Lo si dimentica ancor prima di concluderlo.

Parlare di un film bello fa talvolta le fortune del critico: si può ricorrere a paroloni, concettoni e perdersi in colti (e anche un po’ estenuanti) excursus sul cinema e sul suo appeal. D’altro canto un titolo brutto permette di sfogarsi in lungo e in largo sulla mediocrità dello scritto, del girato e del recitato fino allo stremo delle forze e dei caratteri.

Ma quando si è di fronte a spazzatura come nel caso dell’atarassico The Killing Strain, chi scrive non sa più che pesci prendere e si affida alla meta-recensione. Perché? Non sfugga il concetto cardine: il film diretto da Daniel Maldonado è brutto ma non è quel tipo di fallimento orrorifico di cui sparlare su un divano o in una chat. Lo si dimentica ancor prima di concluderlo. Si perché il brutto coraggioso, trash o sfigato offre spunti; quello scialbo, opportunista e senz’autostima tuttalpiù urta i nervi e non suscita discussione, solo apatia cinefila. The Killing Strain è una carcassa maleodorante che ha mangiato un po’ di Romero e un po’ di 28 Giorni (o Settimane) Dopo prima che collassasse sull’erba e spirasse: il riverbero delle opere ispiratrici è guastato dal fetore e dalle ambizioni dilettantistiche del progetto.

Per arrivare alla poca sostanza: nei pressi di una casa di campagna abbandonata gironzolano esseri un tempo umani ora infetti e feroci come cani rabbiosi a causa di un virus creato in vitro. Maria (Nina Leon) è la prima a lasciare, il marito David (Tom Lagleder) l’ultimo a mollare, barricato nella casetta con altri superstiti mentre tra le solite assi inchiodate alle finestre si aggrovigliano falangi morteviventi e versacci. Per uscirne ci vorranno palle quadre, coraggio ed ingegno: proprio le qualità che non ha Maldonado. Il citato copiaincolla dimentica infatti per strada ritmo, passione ed estro lasciando un film che colleziona una figuraccia dietro l’altra: montaggio sciagurato (in alcuni frangenti le reazioni degli attori giungono con ritardo imbarazzante), make-up stile festicciola di Halloween under10, ruoli brutti, consumati dal riciclo e fastidiosamente posticci.

The Killing Strain è un film multiproblematico che non merita neppure di essere riconosciuto come tributo o mera derivazione. Procedendo il film a “manovella” (arrugginita) non si può parlare neanche di intrattenimento se pur povero, né si può concedere a Maldonado l’alibi dell’opera prima. Questa è carestia cinematografica. 28 Minuti Dopo (lo odierete già).

httpv://www.youtube.com/watch?v=6B9FgZxMMII

The Killing Strain

Regia di: Daniel Maldonado
Scritto da: Allen Green, Daniel Maldonado
Interpreti: Willie Bowen, Dennis Cabas, Rick Carrillo
Durata: 102 min.
Anno: 2010
Inedito in Italia

About Luca Zanovello

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Altri articoli:

Leave a Reply

You must be logged in to post a comment.

Horror Community

[captain-sign-up text="Partecipa al gioco"]

Focus on

Categorie degli articoli

ebook gratis


    Ai lettori di Horror.it, regaliamo una ghost story inedita di Andrea G. Colombo. Buona lettura!
  • RSS
  • Twitter
  • Facebook
%d blogger cliccano Mi Piace per questo: