Cinema Skinwalker Ranch: anteprima

Skinwalker Ranch: anteprima

cover alieniTratto da fatti realmente accaduti, Skinwalker Ranch è un’ inquietante storia di rapimenti alieni che sta incuriosendo non poco pubblico e critica americana.

Uscito tre giorni fa in alcune sale selezionate negli States e disponibile in forma DOV su i Tunes, Skinwalker Ranch sta nel complesso mettendo d’accordo pubblico e critica grazie a un ritmo serrato, effetti speciali efficaci e d’impatto  e per via di un certo mestiere nell’uso della macchina da presa del buon Devin McGinn, esordiente director e faccia da sberle in numerose serie TV, qui nel duplice ruolo di attore-regista. Siamo dalle parti di Paranormal Activity e succedanei, found footage a basso costo adattato agli alieni un pò come già sperimentato nel più che discreto Il Quarto Tipo (2009, Olatunde Osunsanmi). Qui McGinn  sposta la linea geografica d’attenzione extraterrestre dall’Alaska al Midwest americano giocando d’astuzia nel mescolare interviste, filmati di video sorveglianza e riprese con la handycam mantenendo sempre alta la soglia d’attenzione dello spettatore. Nulla di nuovo si potrà obiettare ma, per quanto ormai arrendevoli di fronte alla mockumentary mania, vige l’obbligo di distinguere prodotti inguardabili da film discreti e, a quanto dicono dall’America, il caso di Skinwalker Ranch entra abbondantemente nella seconda fascia.

campi di grano Il tema dell’abduction è  per altro davvero di quanto più inquietante offra l’idea d’orrore.Essere posseduti temporaneamente o in forma definitiva da un’entità mossa da interesse scientifico, priva di coscienza ma viva, organica, in qualche modo vicina all’uomo molto più di un demone o di uno spirito è di quanto peggiore si possa augurare al vicino di casa rumoroso o al compagno di banco dedito al bullismo. Esseri dalla tecnologia avveniristica che ci osservano, studiano e scelgono senza apparente nesso causale nello spectrum umano rendendoci di loro proprietà, torturandoci fisicamente e psicologicamente, innestandoci materiali non presenti in natura, scarnificando le carni o, nella peggiore delle ipotesi, rapendo per sempre noi o i nostri cari. I casi di testimonianza diretta di contatti alieni del quarto tipo sono centinaia da Genova alla Siberia e basta farsi un giro su you tube per correre in farmacia a caccia di Valium in preda all’angoscia e al dubbio.
Già, perché a quanto pare, i verdi esserini dagli occhi grandi amano prenderci nel sonno, o meglio nel dormi veglia, ipertrofizzando ancor di più l’idea di vulnerabilità, di impotenza, di allerta e tormento senza fine.

famiglia aliena

Skinwalker Ranch parte da queste premesse per narrarci i fatti accaduti in una fattoria dello Utah, terra di mormoni e grandi laghi dove, nel 2010, un bambino di dieci anni, figlio del proprietario del possedimento,scomparì misteriosamente dopo il susseguirsi di inquietanti avvistamenti alieni. McGinn costruisce la sua storia (scritta dal carneade writer Adam Ohler) intorno all’indagine di una squadra mista di esperti che, dopo una breve residenza nella fattoria, constatano la veridicità dei fatti andando loro stessi incontro ai pericoli dell’ultraspazio. Un cast senza grandi nomi ma affidabile, fra cui spiccano gli onesti mestieranti  Jon Gries, Kyle Davis, Erin Cahill, Matteo Rocheleau  e Steve Berg oltre alla presenza oscura ma tangibile in fase di produzione esecutiva di Ken Bretschneider, guru della Deep Studios e deus ex machina di grande carisma, fanno da ciliegina sulla torta di un film che merita attenzione e che promette bene. Nel mentre di capire se gli alieni torneranno a essere davvero cattivi gustatevi il criptico trailer e date un’occhiata alla pagina Facebook del film dove le interazioni dirette coi protagonisti sono piuttosto frequenti. Nota di merito finale alla cover inquietante e potente come ai tempi di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1977 Steven Spielberg).

httpvh://youtu.be/zPAOC5F5o1c

About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.

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