Editoria Il mercante di libri maledetti: intervista con Marcello Simoni

Il mercante di libri maledetti: intervista con Marcello Simoni

Dopo il grande successo riscosso col suo primo romanzo, entrato di prepotenza nella top ten dei libri più venduti nelle scorse settimane, Marcello Simoni si racconta su Horror.it.

C’è chi parla di caso letterario, chi va a rispolverare “Il nome della rosa” per paragonarlo a qualcosa di altrettanto valido… fatto sta che Marcello Simoni piace alla critica e al pubblico. E noi di Horror.it vi proponiamo una piacevole chiacchierata con l’autore de Il mercante dei libri maledetti.

Innanzitutto benvenuto su Horror.it e grazie per il tempo che ci stai dedicando. Questo è il tuo primo romanzo ed essendo un esordiente vorremmo conoscerti meglio. Parlaci un po’ di te.

Non c’è molto da dire. Laurea in Lettere, ex archeologo e bibliotecario con una spiccata passione per il Medioevo, per la narrativa e per l’hard rock. Mi considero da sempre un creativo. Oltre a Il mercante di libri maledetti ho scritto qualche racconto breve per antologie e riviste letterarie. E anche se non sembra, ho fatto la mia gavetta…

Come sei approdato alla scrittura di romanzi?

Credo che la narrativa sia stata lo sbocco naturale delle mie attitudini. Un romanzo non nasce mai dal nulla, e non certo per caso. Ci deve essere una “molla interiore” che ti spinge a scriverlo, a farti desiderare di vederlo ultimato prima ancora di aver iniziato a stendere l’incipit. Per quanto uno scrittore imposti il proprio lavoro secondo schemi, ricerche e metodi razionali, sono persuaso che la creatività si fondi prima di tutto sull’istinto. Il resto è contorno.

Il mercante di libri maledetti” è il primo libro di una trilogia. Ci vuoi dare delle anticipazioni al riguardo?

Ignazio da Toledo è un uomo troppo inquieto per accontentarsi di “vivere” in un solo romanzo. Nel XIII secolo ci sono troppi misteri, troppe avventure perché possa starsene seduto davanti al focolare… I prossimi capitoli della saga riguarderanno gli aspetti più inquietanti dell’esoterismo medievale, senza escludere intrighi e tranelli di ogni sorta. Compariranno inoltre eroine tanto intriganti quanto infide, mentre sullo sfondo si muoveranno vicende personali riguardanti il mercante e i suoi compagni più fidati.

A cosa si deve la decisione di trattare i tre capitoli della saga come storie a sé stanti?

Odio le storie incomplete. Un romanzo che si rispetti deve potersi concludere con la parola “fine”.

Il mercante di libri maledetti”, prima di uscire in Italia, è stato pubblicato in Spagna col titolo “El secreto de los cuatro ángeles”. Come mai questa scelta e cosa ti ha portato, poi, alla Newton Compton?

Non si è trattato di una scelta ma di un “pasticcio”. Dopo la stesura del mio primo romanzo credevo di non avere molte possibilità di venire pubblicato, perciò ho allargato il tiro inviando simultaneamente le mie bozze a editori sia italiani sia spagnoli. E la Spagna è stata più veloce a rispondermi…

Ne “Il mercante di libri maledetti” è citato il famigerato Necronomicon. Oltre a Lovecraft (immagino) quali autori ti ispirano e/o hanno segnato la tua cultura letteraria?

“Ispirazione” non è la parola giusta. Ho sempre letto moltissimo ma, a parte certi autori che ritengo formativi per il mio modo di scrivere (Salgari, Verne, London, Lovecraft, Calvino e Hesse), non mi rifaccio a modelli particolari. Preferirei invece spostarmi su un discorso di genere, dato che ho scritto intenzionalmente un thriller rocambolesco, un po’ gotico e un po’ avventuroso, senza scordarmi della preziosa lezione di Dumas.

Da come scrivi si nota che i tuoi gusti letterari sono molto variegati e abbracciano più generi. Cosa ti ha portato a voler scrivere proprio un thriller?

Credo che il thriller, al giorno d’oggi, sia il genere letterario perfetto. È dotato di ritmi narrativi serrati ma allo stesso tempo consente di offrire panoramiche introspettive sui personaggi principali, senza contare la sua attitudine a fagocitare elementi tipici di altri generi -il mistery, il gotico, il noir, l’avventuroso e lo storico- per farli propri.

Esiste un personaggio (reale o di fantasia) che ha ispirato la figura di Ignazio da Toledo, protagonista del tuo racconto?

Ignazio non nasce da un modello preconfezionato, ma dall’idea della curiositas che si contrappone alla fede. Più ancora di Ulisse, egli incarna l’egoismo assoluto della libertà di pensiero, a costo di qualsiasi prezzo. Dal punto di vista somatico, non ho resistito alla tentazione di renderlo simile a Ming il Crudele. Un piccolo omaggio all’universo fumettistico.

Vorrei chiudere l’intervista con una domanda un po’ provocatoria: ma siamo poi sicuri che il Medioevo sia un’epoca così distante (concettualmente) dai giorni nostri?

Il Medioevo, secondo le comuni convenzioni storiche, ha termine con la scoperta dell’America e con l’affermarsi del cosiddetto “pensiero moderno”. I secoli bui invece non sono ancora conclusi.

Vorresti dire qualcosa ai lettori di Horror.it?

Se trovate un pugnale cruciforme conficcato sulla porta di casa vostra, non perdete tempo a scappare. La Saint-Vehme vi ha trovati…

Ringraziamo Marcello Simoni per la disponibilità e gli diciamo un grande “in bocca al lupo” per il prosieguo della trilogia e della sua carriera.

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