Recensione film Vacancy 2: The First Cut

Vacancy 2: The First Cut

C’è una frase involontariamente significativa ad un certo punto della pellicola, messa in bocca ad uno dei bruti che dovrebbero spargere terrore e distruzione nel corso del film: “Girare un film è molto più difficile di quanto sembri“.

Nell’aprile del 2007, le autorità misero la parola fine all’esistenza del Pinewood Motel. Gli inquirenti scoprirono al suo interno più di 200 omicidi registrati su videocassetta. La prima cassetta era datata settembre 2004, e raccontava la terribile vicenda delle primissime vittime“.

Qualche anno prima dei terrificanti eventi verificatisi al famigerato Pinewood Motel e narrati nel primo Vacancy, spettò all’altrettanto anonimo Meadow Inn l’onere e l’onore di inaugurare la nascente stagione degli snuff movies teped on the highways, complici due guardoni piscopatici, un killer seriale preso in castagna e un trio di ragazzotti tanto sfortunati quanto fotogenici. Vacancy 2: The First Cut è la loro noiosissima storia.
C’è una frase involontariamente significativa ad un certo punto della pellicola, messa in bocca ad uno dei bruti che dovrebbero spargere terrore e distruzione nel corso del film: “Girare un film è molto più difficile di quanto sembri” afferma subdolamente divertito il folle Smith (Scott G. Anderson), raggiunto il climax del trasporto filmico e dell’ eccitazione omicida regalatagli dalla feroce caccia a cui ha appena sottoposto le sue terrorizzate prede umane. Trattasi probabilmente di un efficacissimo ed imbarazzato lapsus freudiano sfuggito dall’inconscio dello sceneggiatore Mark L. Smith, una tanto onesta quanto indiretta richiesta di clemenza da parte di chi è ben cosciente di essere, se non una delle menti, sicuramente una delle braccia responsabili di quell’inutile spreco di risorse umane ed economiche che è Vacancy 2: The First Cut. E a forza di ritrovarsi di fronte la stessa immondizia, cangiante spesso nella forma, mai nella sostanza, viene addirittura a noia lanciarsi nell’ennesimo, sdegnato atto d’accusa nei confronti di un cinema che non è nemmeno più seriale, perchè della pur furbetta ma tranquillizzante monotonia della serialità ha perso le migliori intenzioni, per trasformarsi in prodotto usa e getta, da consumare sbrigativamente e gettare via immediatamente dopo. Non è nemmeno intrattenimento spiccio, per quello ci sono lavori decisamente più onesti e quei classici che non si sono mai visti abbastanza, e dai quali già Vacancy prendeva in prestito a man bassa dinamiche e soluzioni, figuriamoci un prequel del medesimo che non ha alcuna ragion d’essere.
Nelle mani dell’oscuro mestierante Eric Bross (Vampire Bats) la già fiacca materia narrativa di The First Cut trova la sua cornice ideale, nella metodica e videoclippara alternanza tra il totale anonimato delle scene descrittive ed i nevrotici e pressanti sconquassamenti di camera nelle scene più adrenaliniche: lavoretto scolastico già visto migliaia di volte, spesso con risultati decisamente migliori. Classico esempio di prodotto straight to dvd il cui unico scopo è quello di andare ad ingolfare un mercato già di per sè fin troppo intossicato, Vacancy 2 procede esattamente come ci si aspetterebbe: tre cattivoni, tre vittime – Agnes Bruckner (Blood & Chocolate), Trevor Wright (Air Buddies) e Arjay Smith (Be Kind Rewind) –  la cui totale idiozia è una giustificazione più che valida per il massacro che andranno a subire, inseguimenti, vane speranze, sangue, morte e quello stramaledetto spirito da mockumentary che nell’ultimo biennio chiunque dovrebbe aver imparato ad odiare, considerato che ormai l’unica sua funzione reale è quella di fungere da paravento ad un’imbarazzante vuoto di idee, formali e sostanziali. Nessun pur vago indizio di coraggio, nessuno spunto, nessuna onestà: Vacancy 2 è una di quelle pellicole che è come se l’aveste già vista a prescindere. Nel peggiore dei casi, un film da guardare mentre si fa altro, il che è tutto dire.
Vacancy 2: The First Cut (Usa, 2008)
Regia: Eric Bross
Sceneggiatura: Mark L. Smith
Interpreti: Agnes Bruckner, Trevor Wright, Arjay Smith, Scott. G. Anderson, David Moscow
Durata: 86 min.
Distribuzione : Sony Pictures Home Entertainment

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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