Cinema Dark House

Dark House

Tra effetti da comica di Ridolini e l’idea scema di un ologramma che, grazie ad un virus, diventa materiale, il disastro è bello pronto.

Quand’era bambina, Claire Thompson, è rimasta traumatizzata da un orribile evento.Cercando di esorcizzare le sue paure, vuole rivisitare la vecchia casa, che e’ stata il luogo della tragedia .Ora e’ stata trasformata in un’attrazione dell’orrore, la “Casa Oscura”, e il suo attuale proprietario,invita Claire e altri suoi amici, che frequentano un corso di recitazione, a far parte dell’attrazione…

Peccato che Dark house sia un brutto film perchè i primi minuti sembra un buon prodotto, persino quando i nostri incauti eroi varcano la soglia della casa della strega non è male, con gli zombi o le vampire ologrammate, ma è dopo, quando il motore ingrana, quando ti accorgi della stupidità del plot o di dove voglia andare a parare il regista, che il mediocre, sempre sull’angolo, ti aggredisce alla gola. Lo spunto unisce due classici remake recenti, House on Haunted Hill di William Malone e 13 ghosts di Steve Beck, senza però avere i molteplici pregi e i deliziosi difetti dei due modelli. Manca la fantasia, ma anche l’occhio di un regista capace di sorprendere per lo meno visivamente i fan del genere.

Perchè Fulci ce lo insegna con L’aldilà: una sceneggiatura, anche la più banale e lacunosa, può diventare interessante grazie alla mano di un autore e al suo particolare modo di intendere il fantastico. E l’horror è genere che spesso vive, purtroppo o per fortuna, di deja vu, di storie banali, che però proprio per questo trovano terreno fertile nei deliri visivi dei suoi autori, che siano Stanley Kubrick o Renato Polselli. Darin Scott purtroppo si dimostra mediocre demiurgo di incubi in celluloide, la sua regia incolore e paratelevisiva non riesce mai ad acccedere il pathos neppure nelle scene di suspense. Non lo aiuta certo una fotografia di scandalosa bruttezza, effetti speciali in orribile computer grafica e, dulcis in fundo, un cast di attori davvero disastrosi e anonimi. Quasi tutti, a dire il vero, perchè Jeffrey Combs, il geniale interprete di Re-animator, pur se eccessivamente gigionesco e sopra le righe, regala una performance di tutto rispetto, forse amplificata dai colleghi di pedestre bravura.

Eppure se andiamo a sbirciare la filmografia di Darin Scott scopriamo che la precedente regia (datata 1998) era un noir afro non male, uscito nei cinema anche da noi, Braccato dal destino. Si vede che quasi 15 anni di disoccupazione non devono avergli fatto bene, ma resta ingiustificabile comunque questo pastrocchio imbelle che non sa terrorizzare ma regalare perle di una comicità estrema, alla Abrahams e Zucker. Si perché vi ho detto tanti bla bla bla che il film è girato male, interpretato peggio, ma non che ti fa morire dal ridere, e il bello è che succede così per caso, un po’ come il miglior film horror comico demenziale di sempre, La terza madre di Dario Argento.

Se non ci credete vi invito a visionare questo film: rimarrete increduli quando la strega per immettere un virus nel computer fa un balletto tra pixel e dati in miceneo antico o quando, dopo una lunghissima premessa, scopriamo che il mostro terrorizzante della casa è… una sorta di Telespalla Bob dei Simpson. Per non parlare della stupidità dei dialoghi o della psicologia dei personaggi quasi inesistente: si passa dalla lesbica all’autolesionista alla bella antipatica abbozzandone i caratteri per situazioni che la storia non sviluppa o affronta mai. Tra effetti da comica di Ridolini e l’idea scema di un ologramma che grazie ad un virus diventa materiale, il disastro è bello pronto. Noi restiamo increduli e un po’ inscimuniti da tanto squallore. Ah l’Estate e i suoi maledetti horror spazzatura!

httpv://www.youtube.com/watch?v=rBTMTxZDHDU

Dark house

Regia: Darin Scott
Interpreti:
Jeffrey Combs, Meghan Ory, Diane Salinger, Matt Cohen,Shelly Cole, Danso Gordon, Ryan Melander, Bevin Prince, Erin Cummings, Ian Reed Kesler
Durata:
85 min.
Anno:
2009 (USA)
Inedito in Italia

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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