Televisione The Walking Dead Stag. 3 – Ep. 12

The Walking Dead Stag. 3 – Ep. 12

Dopo una serie di puntate in cui l’attenzione era stata incentrata sul dualismo tra il gruppo di Rick e quello del Governatore, si torna a riflettere sull’Apocalisse.

Dopo una serie di puntate in cui l’attenzione era stata incentrata sul dualismo tra il gruppo di Rick e quello del Governatore, si sentiva la mancanza di un episodio più intimista e così gli autori tornano a raccontarci una storia nella storia, rispolverando addirittura Morgan, l’uomo che il vicesceriffo aveva incontrato subito dopo il suo risveglio in ospedale e di cui tutti gli appassionati agognavano conoscerne il destino.

Il breve viaggio di Rick, Carl e Michonne è il veicolo per tornare ad approfondire le dinamiche tra i personaggi e riscoprire i loro tormenti, momentaneamente messi da parte dall’impellenza dello scontro con Woodbury: non è un caso, quindi, che i tre tornano nella cittadina del vicesceriffo, alla ricerca di armi, ripercorrendo le stesse strade che un anno prima erano state la sua casa, in una sorta di salto temporale nel passato per ricordarci cosa è successo e da dove l’intera vicenda è iniziata. Gli autori lo fanno con la consueta delicatezza, incarnando in Morgan la sofferenza di sopravvivere, quasi contro la propria volontà, in un mondo che non esiste più e che ci ha tolto tutto, a partire dai nostri affetti: la momentanea amnesia dell’uomo, incapace di riconoscere il primo uomo vivo incontrato dopo l’apocalisse zombie, è il simbolo della difficoltà (o dell’impossibilità) di conservare qualsiasi parvenza di umanità, che i percorsi paralleli di Rick e del Governatore ci avevano già mostrato.

Una puntata in cui, è vero, gli zombie non sono il piatto forte (ma ormai dovremmo esserci abituati) ma dove, per l’ennesima volta, gli autori si muovono sul confine tra razionale e irrazionale, tra il disperato bisogno di credere in un futuro diverso e possibile (la ferma volontà di Carl di recuperare una fotografia che lo ritrae insieme ai genitori) e le scelte radicali a cui sono costretti, di continuo, i protagonisti (il povero sopravvissuto che i tre non soccorrono). Una spirale senza via d’uscita che, se da un lato vede il tramonto definitivo della figura dell’eroe nel senso classico del termine, a partire dallo stesso Rick, ormai imprevedibile nelle sue azioni, dall’altra non sembra voler rinunciare alla speranza.

About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).

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