Televisione The Walking Dead – Stagione 3 Ep. 4

The Walking Dead – Stagione 3 Ep. 4

Una puntata epocale, di quelle che resteranno nella storia della serie.

Epica. Ci sono pochi altri aggettivi per descrivere la quarta puntata della terza stagione di The Walking Dead, una di quelle che gli appassionati hanno aspettato per tanto tempo, ma che ora si sono finalmente goduti. Un episodio costruito in modo perfetto, con ritmo, continui colpi di scena e una struttura “a trappola”, grazie alla quale gli autori hanno giocato con lo spettatore come il gatto con il topo: prima ammaliandolo con scene familiari, rilassanti, perfino divertenti, per poi trascinarlo dritto all’inferno.

L’inizio della terza stagione va confermando, puntata dopo puntata, il brusco cambio di marcia rispetto al passato, che sta permettendo alla serie di cambiare pelle come un serpente, acquistando una nuova identità, mentre i personaggi vanno evolvendosi in modo sempre più intrigante. I due principali avvenimenti di quest’ultimo episodio, sintetizzano in maniera perfetta il nuovo approccio degli autori: T-Dog, ad esempio, nelle precedenti stagioni era rimasto defilato, un personaggio secondario, ma adesso stava cominciando a guadagnarsi un ruolo, divenendo sempre più importante… ma proprio sul più bello, quando cominciava perfino a far sentire il proprio peso nel gruppo, ecco che esce di scena in maniera spettacolare, ridando valore a un personaggio fino a oggi poco sfruttato. Che dire, poi, di Lori? Una delle più odiate dagli spettatori, la donna in grado di causare solo danni e problemi, colei che ha tradito il marito, la madre di un bambino di incerta paternità, che si sacrifica nel nome della speranza (la nascita del bimbo stesso), come un personaggio da tragedia greca, incoraggiando Carl a non mollare e a provare a cambiare le cose. Tutto questo senza dimenticare l’altra storia (Il Governatore e la vita a Woodbury) che si muove sotto traccia, ma che va facendosi sempre più interessante, spinta anche qui da personaggi interessanti e intraprendenti, e in attesa di una Michonne ancora incompiuta.

 Questo quarto episodio è l’ennesima dimostrazione di come in tv, e soprattutto nelle fiction di genere, sia più importante trasmettere emozioni, suspense, paura, che soffermarsi su una più o meno accettabile verosimiglianza. Su questo punto, è innegabile, ogni tanto The Walking Dead ha peccato a causa di forzature nella sceneggiatura, ma è altresì vero che gli stessi difetti erano presenti in altre serie cult come I segreti di Twin Peaks o Lost, proprio a causa della loro natura fantastica. La fiction, in quanto tale e come recita Wikipedia, è […] la narrazione di eventi immaginari, in netto contrasto con la narrazione di eventi reali […] e non è certo in una serie che parla di morti viventi che si può cercare la riproduzione pedissequa della realtà. Tutto quanto accade in questo mondo in mano agli zombie, può essere giustificato e giustificabile, proprio perché facente parte di una struttura al di fuori dal reale. Per poter apprezzare appieno The Walking Dead, dobbiamo essere disposti a mollare le nostre certezze e ad affidarci totalmente a chi ci racconta la storia, come fossimo dei bambini sotto le coperte, curiosi di ascoltare la favola della buonanotte.

Dopo questa puntata epocale, gli autori hanno scoperchiato una pentola che adesso sarà difficile richiudere, ma viste le sorprese che ci hanno riservato fino a oggi, non sarebbe strano se ci sconvolgessero ancora una volta, magari mischiando le carte e ricominciando daccapo. Quel che è sicuro è che ci attendono altri dodici episodi tutti da scoprire. Nel frattempo, è arrivata l’ufficialità di una quarta stagione e l’ipotesi della creazione di spin-off ambientati in altre metropoli americane. Parola di Glenn Mazzara.

 

About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).

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