Televisione The Walking Dead Stagione 2 – Ep. 11

The Walking Dead Stagione 2 – Ep. 11

Una puntata dal finale-choc, in cui il nuovo mondo infliggerà una dura sconfitta ai sopravvissuti all’Apocalisse zombesca.

Alti e bassi. Chi ha imparato a conoscere The Walking Dead, riuscendo ad andare oltre le sterili osservazioni sui limiti di una sceneggiatura figlia di scelte opinabili da parte dei produttori, ormai sa bene che ogni puntata fa storia a sé. A differenza della prima stagione, infatti, questa seconda serie non possiede più quella linearità e compattezza dimostrata in precedenza, finendo quindi per procedere a scatti, fra brusche frenate e intense accelerate.

Dopo una tentata esclation in salsa action degli ultimi due episodi in cui la tranquillità della vita di campagna del gruppo di sopravvissuti viene scossa da un paio di sortite cittadine, in questa undicesima puntata si torna a parlare di umanità nel senso più completo del termine. I protagonisti si devono ancora una volta confrontare con se stessi e con il nuovo mondo che li circonda, costretti a scegliere tra il rimanere ancorati al passato senza snaturarsi oppure adeguarsi al nuovo corso e agire di conseguenza. Il tema era stato già trattato altre volte, fin dalla prima stagione, ma mai prima d’ora era stato così strettamente legato al significato di vita e morte: il cerchio attorno ai sopravvissuti va stringendosi sempre di più e loro saranno costretti, con le spalle al muro, a prendere decisioni via via più difficili, come appunto quella di far vivere o uccidere un altro essere umano.

La struttura della puntata rimane inalterata, con i due picchi che si registrano all’inizio e alla fine dell’episodio (nel tentativo di accontentare il pubblico più integralista), intervallati da tanti dialoghi e tanti confronti-scontri che servono (se ce ne fosse ancora bisogno) a sottolineare che The Walking Dead non è una serie sugli zombie, ma una serie sull’Apocalisse e sul modo in cui l’uomo l’affronterebbe.

Qualche riga va dedicata, inevitabilmente, al finale-choc dell’episodio, in cui si desume il profondo pessimismo che ha da sempre contraddistinto lo script di The Walking Dead. Se già dalla prima stagione gli autori avevano puntato il dito, come tradizione del genere vuole, sulla stoltezza dell’essere umano e sulla sua innata incapacità di cambiare e migliorare andando oltre il suo gretto orizzonte personale, stavolta la prospettiva si capovolge: proprio quando l’uomo, finalmente, sembrerebbe andare verso la direzione giusta, ecco che il mondo mostra la peggiore parte di se stesso, infiggendogli la punizione peggiore.

About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).

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Comments

Posted On
mar 08, 2012
Posted By
Elvaira

Il finale di puntata mi ha uccisa, lo ammetto.
Sono d’accordo con te su tutto, ma lasciami dire che gli sceneggiatori dovrebbero mettere un limite alla stupidità dei protagonisti: capisco le azioni idiote di un bambino, ma non quelle di uno che se ne va in giro da solo, di notte, in un mondo infestato da zombie.
Asciugo le lacrime e aspetto le ultime due puntate!

Posted On
mar 10, 2012
Posted By
Marcello Gagliani Caputo

In effetti spesso forzano troppo la mano (e la sceneggiatura) per creare determinate situazioni come quella di Carl e quella di Dale in quest’ultima puntata, ma in definitiva l’importante è il risultato e non come ci si arriva! Purtroppo i cambiamenti tra prima stagione e seconda si fanno sentire in maniera pesante, soprattutto proprio negli script molto meno precisi e rigorosi. Vedremo cosa si inventeranno per la terza stagione…

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