Posts Tagged ‘serial killer’

COSA AVETE FATTO A SOLANGE? – Massimo Dallamano

Il capolavoro di un regista di talento, scomparso troppo presto. Un film tanto amato da Tarantino, Lynch e De Palma.

Alcune ragazze vengono massacrate, una dopo l’altra. Il modus operandi è sempre lo stesso, un coltello brutalmente infilato nella vagina. Le vittime sono studentesse della stessa scuola; tutte, si scoprirà, coinvolte in un giro di sesso e droga. Unico indizio: l’assassino indossa un abito talare.

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L’ISTINTO DEL SANGUE – Jean-Christophe Grangé

L’uomo è maligno dalla sua nascita. Il male è  in lui insito. Scopriamo insieme a Grangè l’origine di questa affermazione, e l’origine del Male.

Jeanne Korowa, giovane giudice istruttore di Nanterre coi soliti problemi di single che si sente troppo sola, troppo magra, troppo depressa, si trova ad affrontare una serie di orribili omicidi perpetuati da un cannibale sembra a scopi rituali. In una Parigi lercia e infida giovani donne vengono ritrovate cadavere e Jeanne ci si invischia fino a scivolarne dentro.

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I Saw the Devil

I confini tra giusto e sbagliato, si confondono, si intrecciano, si fondono, oscillando tra un piano puramente horror e il suo sottotesto profondamente drammatico.

Un sadico e feroce serial killer si aggira indisturbato per il paese, violentando e massacrando giovani donne, fino a quando le parti non si invertono bruscamente ed è proprio il carnefice a diventare la preda: l’aguzzino, infatti, commette il passo falso di scegliere come vittima la fidanzata dell’agente segreto Kim Soo-Hyeon (Byung-hun Lee, G.I. Joe – La nascita dei Cobra). Un uomo distrutto dal dolore per la perdita dell’amata e finemente addestrato in campo militare (a livelli in grado di far impallidire anche al Sylvester Stallone di Rambo) può costituire un pericolo mortale anche per il più spietato degli assassini.

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IL MUMMIFICATORE – Nicola Brunialti

“Entrate nel mondo dei fantasmi! L’unico rischio è non uscirne vivi.” 

Come dire di no. Il rapporto tra i vivi e i morti d’altronde è il leit motiv di gran parte della cultura horror, come ogni buon amante della stessa sa. E’ forse anche quello più facile da parodiare, alleggerire, rendere, con poche accortezze, fruibile anche da parte dei più giovani o dei lettori meno avvezzi a varie brutalità.

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Venerdì 13: Weekend di terrore

Davanti all’opportunità di indossare una maschera vera, Jason Voorhees trova finalmente la sua vera pelle, l’anello mancante, il trait d’union della sua personalità scissa.

Dopo l’accusa di essere soltanto “una brutta copia del Michael Myers carpenteriano”, Jason Voorhees trova, definitivamente, la sua vera identità. Il protagonista della saga di Venerdì 13, infatti, era un omaccione deforme e ripugnante, uno scimmione rabbioso, caratterizzato “soltanto” da una camminata goffa tipica dei morti viventi. Almeno fino a questo momento. Steve Miner, nuovamente in cabina di regia, dirigendo Venerdì 13: Weekend di terrore, infatti, trova il giusto escamotage per regalare al villain il suo agognato emblema, il suo tratto distintivo, lo stendardo dell’intera saga.

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