Cinema THE INVOKING

THE INVOKING

file_177111_0_the-invokingDal sottobosco underground americano, ecco The Invoking (2013) di Jeremy Berg: un horror con molti limiti ma con un’atmosfera da brividi

Il giovane regista americano Jeremy Berg dirige nel 2013 The Invoking (noto anche come Sader Ridge): un prodotto underground girato con pochi mezzi e attori sconosciuti, ma nonostante tutto abbastanza efficace. Contrariamente a quanto potrebbe far pensare il titolo roboante (che sembra richiamare The Conjuring, anche nella grafica della locandina), siamo di fronte non a un blockbuster ma un film “minore”, diciamo solo per appassionati: ma è uno di quei film che vale la pena vedere e analizzare, sia perché indice di un magma sempre in movimento che si muove al di sotto del “grande cinema” (un po’ come accade in Italia, insomma), sia perché ci sono buone idee di sceneggiatura e la vicenda scorre lasciando continuamente un senso di indefinibile inquietudine nello spettatore.

The-Invoking-imageQuesta è la vicenda, scritta e sceneggiata anche da Berg. La giovane Sam, cresciuta coi genitori adottivi, dopo la morte di una zia riceve in eredità una casa di cui ignorava l’esistenza. Insieme a tre amici – Mark, Caitlin e Roman – si reca quindi nella sperduta abitazione per sistemarla e trascorrervi alcuni mesi. Accolti da un giovane e tetro custode – Eric – si accorgono presto che il luogo è dominato da un’atmosfera lugubre: la zia è morta in casa (non si bene per che motivo), il fienile è un luogo vietato e lo stesso custode è reticente nelle spiegazioni. L’inquietudine aumenta quando Eric rivela a Sam che lei ha vissuto in quella casa coi genitori biologici fino a 5 anni e che da bambini giocavano sempre insieme, ma la giovane non ricorda nulla di quel periodo né di lui. Mentre crescono le tensioni all’interno del gruppo, Sam inizia a soffrire di terribili allucinazioni: sente una voce che prega, vede Roman seduto in preda alla disperazione e Mark picchiare Caitlin. Grazie a delle vecchie foto ritrovate e ad alcune rivelazioni del custode, la ragazza inizia pian piano a ricordare frammenti del suo passato, mentre le allucinazioni si impadroniscono di lei e una minaccia sempre più concreta incombe sul gruppo.

5z5ZNXHIl canovaccio della storia (quattro giovani in una casa maledetta) potrebbe “puzzare” di già visto, ma lo sviluppo della sceneggiatura riesce a trovare delle soluzioni originali e dei retroscena disturbanti – anche se lasciati troppo all’immaginazione dello spettatore. Iniziamo mettendo in chiaro i numerosi difetti di The Invoking, in modo da sgombrare il campo da equivoci. Purtroppo l’inesperienza tecnica si fa sentire, soprattutto nella cura estetica, che è la principale pecca del film. La fotografia è piatta, a tal punto che in alcune scene sembra di vedere un mockumentary – con la differenza però che nei found-footage l’effetto “amatoriale” è voluto, mentre qui è frutto di un cattivo lavoro: nelle inquadrature c’è poca originalità, l’immagine è quasi patinata in certi momenti, con un fastidioso “effetto fiction”. Anche le recitazioni non sono un granché, ma considerando che si tratta di attori esordienti e che hanno almeno il pregio di uscire un po’ dai soliti cliché, nel complesso danno vita a interpretazioni credibili. I personaggi sono solo cinque (più lo sceriffo che compare nella scena finale), dunque buona parte del film (soprattutto quella iniziale) è giocata sulla descrizione dei loro rapporti, che a volte rallentano un po’ il ritmo togliendo spazio a quella che è la sostanza horror/thriller e che è invece il punto forte di The Invoking.

the-invoking-2014-amazed-trioSì, perché l’opera di Berg – nonostante tutti questi difetti – ha un suo fascino e in certi momenti riesce a far paura, giocando sul non-detto e sulla minaccia dell’ignoto. La storia di Sam si “compone” man mano attraverso vari indizi, o meglio suggestioni indefinite che riaffiorano man mano attraverso le fotografie ritrovate, i discorsi di Eric, e soprattutto le allucinazioni della ragazza. Proprio queste sono la grande trovata d’ingegno del film, che rivelano – come anticipato – una sceneggiatura non banale e anche una discreta capacità di messa in scena da parte del regista. Le visioni di Sam, come lo spettatore più smaliziato può intuire, sono elementi della sua infanzia traumatica che la mente riversa sui compagni del presente: la voce che prega, Roman che urla in stato confusionale, Mark che sevizia Caitlin – forse una rappresentazione inconscia del padre che picchiava lei o la madre. Dopo le visioni, i personaggi ricompaiono in maniera normale, e la mente di Sam cade sempre più in una spirale di paranoia. Si delinea poco alla volta un quadro inquietante sull’infanzia della protagonista, vissuta tra fanatismo religioso, crudeltà e morte, mentre Eric si svela essere una sorta di “custode” non solo della casa ma anche di lei stessa. L’angoscia di The Invoking è sottile, penetrante, fatta di visioni e di mistero, di orribili segreti che si perdono nel passato e che non vengono svelati del tutto neanche allo spettatore (e qui sta un altro difetto del film: alla fine, la spiegazione è poco chiara, e chi guarda il film ha pochi elementi per ricomporre il puzzle). Però l’atmosfera è da brividi, ben costruita e supportata da una colonna sonora minimalista (più che altro un tappeto sonoro acuto e dissonante) ma efficace: ricordiamo non solo le visioni e le voci che si accumulano in maniera sempre più frenetica, ma anche i momenti nel bosco quando i ragazzi si perdono, i paesaggi carichi di mistero, la stanza segreta che nasconde qualcosa di orribile e invisibile allo spettatore, l’inquietante presenza del custode, la ricorrente inquadratura del badile che scava, fino al finale attorno al falò.

saderridgeC’è anche qualche breve scena di sangue, ma non è questo che conta nel film, giocato interamente sull’atmosfera: sempre in bilico fra paranoia psicologica e presenze occulte, The Invoking è un horror/thriller che, pur con tutti i difetti elencati, è un prodotto da tenere in considerazione e in grado di regalare momenti di vera suspense.

 

 

THE INVOKING - VOTO: 2,5/5

Anno: 2013 - Nazione: USA - Durata: 82 min.
Regia di: Jeremy Berg
Scritto da: Jeremy Berg e John Portanova
Cast: Trin Miller - Brandon Anthony - Andi Norris - Josh Truax - D'Angelo Midili
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

 

 

About Davide Comotti
Davide Comotti. Bergamasco, classe 1985, dimostra interesse per il cinema fin da piccolo. Nel 2004, si iscrive al corso di laurea in Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Bergamo (laurea che conseguirà nel 2008): durante gli studi universitari, ha modo di approfondire la sua passione tramite esami di storia, critica e tecniche del cinema e laboratori di critica e regia cinematografica. Diventa cultore sia del cinema d’autore (Antonioni, Visconti, Damiani, Herzog), sia soprattutto del cinema di genere italiano (Fulci, Corbucci, Di Leo, Lenzi, Sollima, solo per citare i principali) e del cinema indipendente di Roger A. Fratter. Appassionato e studioso di film horror, thriller, polizieschi e western (soprattutto italiani), si occupa inoltre dell’analisi di film rari e di problemi legati alla tradizione e alle differenti versioni di tali film. Nel 2010, ha collaborato alla nona edizione del Festival Internazionale del Cinema d’Arte di Bergamo. Scrive su "La Rivista Eterea" (larivistaeterea.wordpress.com), ciaocinema.it, lascatoladelleidee.it. Ha curato la rubrica cinematografica della rivista Bergamo Up e del sito di Bergamo Magazine. Ha scritto inoltre alcuni articoli sui siti sognihorror.com e nocturno.it. Ha scritto due libri: Un regista amico dei filmakers. Il cinema e le donne di Roger A. Fratter (edizioni Il Foglio Letterario) e, insieme a Vittorio Salerno, Professione regista e scrittore (edizioni BookSprint). Contatto: davidecomotti85@gmail.com

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