Cinema German Angst: anteprima

German Angst: anteprima

coverDeutchland uber alles? German Angst, la nuova attesissima antologia horror tedesca.

Agonia tedesca. Già un titolo del genere in tempi di euroscetticismo invoglia a portarti al cinema, in videoteca, in qualche festival di provincia, ovunque una pellicola del genere possa essere proiettata. Ovviamente, si scherza ragionando per iperbole difensivista. Onore ai tedeschi, più che rivali, per buttarla sul becero campanilismo, genitori responsabili di un’ Italietta (e di gran parte degli altri stati membri) sprovveduta e pazzerella  che in rapporto a noi si pongono sempre (o quasi) con austera distanza ed esemplare approccio divulgativo dello stare al mondo. Poi capita che gli schemi saltino,che Balotelli sia lo spauracchio estivo della Merkel e noi li si batta sempre (o quasi) nonostante Balzaretti terzino titolare o, andando a ritroso con la memoria di felici diapositive, grazie a un gol di Grosso che neanche i fratelli Grimm o Nick Hornby avrebbero inventato meglio. E certi miracoli nazional popolari non accadono solo nel calcio. Storia recente dice che dopo trent’anni l’Italia si ritrovi grazie all’accoppiata Sorrentino- Servillo il Golden Globe  proprio quando tutto pareva finito, quando Checco Zalone ruttava le ceneri di Fellini e tutti i cinepanettoni possibili. Ecco li, proprio allora, nell’annata in cui tedeschi e francesi (ma non solo) forse meritavano di essere a L.A al posto nostro che invece il cielo è azzurro sopra la California. Ma si sta divagando, torniamo all’horror, all’horror tedesco contemporaneo. Agonia tedesca dicevamo, sebbene, al contrario, tutto faccia pensare al risvolto godurioso dello spettatore in cerca di novità interessanti e ultra promettenti, tutt’altro che agonizzante ma in fase pre orgasmica con tanto di occhi strabuzzanti verso il cielo e boccuccia semi aperta da ventriloquo in cerca della sua personale visione di una qualche Holy Mary. Trailer brutale, schizzato e schizoide, cromaticamente disturbante, accompagnato da industrial “Rammstein style” e montato divinamente ad hoc per chi ama sentire l’adrenalina salire vertiginosamente a ritmo serrato. Questo premette e promette German Angst, collaborazione fra i tre talenti indiscussi dell’horror teutonico, inviati dal destino per ritrovare e riaffermare il reich su pellicola nazional espressionista quasi un secolo dopo.filmakers Ce la possono fare. Jörg Buttgereit è un genio polivalente, un piccolo Leonardo borderline e avanguardista. Collaboratore per case editrici specializzate, documentarista, autore per drammi radiofonici, autori di testi per il teatro e soprattutto il creatore di Nekromantik (1987) e del suo sequel Nekromantik 2 (1991), casarecci cult di  sadica sexploitation post Pasolini-D’Amato-Deodato. Di Andreas Marschall si potrebbero dire molte cose, probabilmente lo si potrebbe edulcorare fino allo sfinimento. Era già uno bravo a fare videoclip, poi un bel giorno si inventa e dirige Lacrime di Kalì (2004) e non contento di aver sfornato un film bellissimo, otto anni dopo tira fuori dal cilindro Masks, vince premi un pò in ogni dove e diventa uno dei dieci registi più influenti del Cinema tedesco di sempre. Genio. Infine c’è Michal Kosakowski, ideatore e produttore del progetto, documentarista e videoartista di origine polacca. Lo si ricorda soprattutto e ovviamente, nonostante la carriera ultraventennale, per Zero Killed (2011) , mokumentary pop che ha lasciato il segno facendo incetta di riconoscimenti nei festival di genere americani. Quando tre assi del genere decidono di unire le forze c’è davvero di che rallegrarsi perchè le good vibes prodotte da un certo modo di intendere l’indie europeo sono inarrivabili, merce rara, da far scorrere sotto la pelle senza porsi troppi perchè. Tre episodi per tre autori magistrali chiamati a confermare ulteriormente il loro cristallino talento girando come sempre a basso budget e con cast di semi sconosciuti.schifo Parte Buttgereit con il suo Final Girl, mixando rape and revenge e torture porn attraverso la storia di una bionda bellissima e malconcia che da vittima diventa aguzzina di un vecchio laido legato a una sedia. Marschall incalza con il suo Alraune, storia morbosa che piacerebbe a gente come Laugier o Zampaglione. Siamo in una sorta di casa di tolleranza, qui dei feticisti si riuniscono e provano l’esperienza porno-lisergica della Mandragora, solenacea legata da sempre alla magia (ricordate l’illusionista Mandrake?) e alla superstizione e che, in effetti, pare avere effetti simil stupefacenti se usata in quantità abbondante. Ovviamente esistono gli effetti collaterali legati all’abuso.  Marschall ci aspettiamo sia abilissimo nel descriverceli..ma siamo fiduciosi. Chiosa Kosakowski con il terzo e ultimo episodio, Make a Wish, il più stuzzicante dal punto di vista del plot. Due sordomuti  vengono presi di mira  da un branco di Nazi ignari  dei poteri di un talismano di proprietà dei due giovani menomati capace di cambiare il corso della storia in base ai desideri dei proprietari. Le parti si ribaltano e le vittime si trasformano in aguzzini dando vita a una sanguinosa e spietata vendetta. Tutti e tre gli episodi sono ambientati a Berlino, capitale europea dell’underground oltre che ultimo angolo del vecchio continente dove non domina la stagnazione economica, sociale eculturale, avamposto di sogni e di speranze. Ed è li, forse non a caso, che  i nostri tre autori giocano per dissonanza a ribaltare gli scenari creando inferni di sangue, dolore, vendetta e redenzione mancata. Ancora mistero sull’uscita ufficiale. Un attesa spasmodica è quantomeno ampiamente giustificata.

httpv://youtu.be/lGWFLjDE7QQ

About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.

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