Cinema Cabin Fever 2: Spring Fever

Cabin Fever 2: Spring Fever

cabinfever2112409Non bello, non riuscito, ma folle.

Come il predecessore Cabin Fever, il film tratta ancora di esseri umani contagiati dal virus che provoca la fascite necrotizzante. Nel primo film, Paul, uno dei protagonisti infetti finiva in un lago infettandolo. Cabin Fever 2 si apre con Paul ormai consumato dal virus che emerge dalle acque del lago e corre a cercare aiuto. Muore però subito investito da uno scuolabus. Nel frattempo l’acqua del lago contagiata da Paul arriva fino a uno stabilimento per l’imbottigliamento dell’acqua e finisce in un carico di bottiglie infette consegnate ad un college americano. Il virus viene così ingerito inconsapevolevolmente da molti studenti e dopo un periodo di incubazione, durante il ballo annuale inizia la tragedia tra vomito, bolle di sangue, e profonde lacerazioni… Nel frattempo arrivano i federali che mettono in quarantena l’intera zona e iniziano la “sterilizzazione” uccidendo chiunque vedano. John e Cassie, due studenti non infetti, dovranno vedersela sia col pericolo di contagio del virus sia con i soldati che uccidono chiunque sia rimasto in vita.

Dopo la visione alcolica di Troll 2 io e il mio amico Max di Torino abbiamo favoleggiato la realizzazione di un remake reboot del film di Fragasso in versione musical coloratissima e pop fino al midollo. Già ci immaginavamo conferenze al Festival di Sitges dove giornalisti avrebbero tempestato di domande il noto critico Alan Jones sulla qualità del nostro film. Lui, con la calma che solo un inglese può avere, avrebbe risposto “E’ folle”. Non bello, non riuscito, ma folle. Ecco questo io direi anche di Cabin fever 2: Spring Fever di Ti West: è folle. Non bello, non riuscito, ma folle. Cabin Fever 2 è oltre l’umana concezione, non ha barriere di nessun tipo, è scorretto politicamente fino al midollo, è demente più che demenziale, è anarchia allo stato puro. E non è un film di Ti West. O meglio non come Ti West l’avrebbe voluto.

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Sul film il regista dichiarò questo: “Non penso di meritare nessun tipo di credito per Cabin Fever 2. Ho scritto la storia e girato buona parte delle scene ma il prodotto finale è stato rimontato e parzialmente ri-girato da produttori e montatori. Se il film avrà successo non sarà per merito mio e, parimenti, se sarà un fiasco non dovrò essere incolpato. Non è un mio film e ho chiesto alla Lionsgate di ritirare il mio nome dai poster e dai titoli di testa e coda, ma la compagnia ha rifiutato, sostenendo che modificare i titoli di testa sarebbe troppo costoso e la scomparsa del mio nome danneggerebbe in parte l’esito del film al botteghino”. Sembra infatti che il girato originale di Ti West non sia piaciuto alla casa di produzione e così abbiano scelto sia di rifare alcune sequenze che dare un montaggio più veloce all’opera. Con o senza il consenso del regista. Il risultato? Un’opera folle come dicevo, ma del tocco del regista di House of the devil non c’è quasi nulla: dei silenzi, delle lunghe scene di attesa, che contraddistinguevano le opere precedenti, non c’è traccia, ora l’opera ha quel taglio iperveloce di montaggio che ricorda i videoclip. Difficile dire cosa era in principio Cabin fever 2, se alcune scene gore di troppo c’erano, se la trama era questa, se i brutti siparietti animati esistevano già. Nelle pretese di Ti West Cabin Fever 2 doveva essere un’opera horror che echeggiasse gli umori del cinema di John Waters e diciamo che questo, in una recitazione sopra le righe e in un gusto un po’ anni sessanta weirdo, ci riesce ricordando nella prima parte ricorda Grasso è bello. Solo che, non era previsto, il grottesco rimembra in peggio anche il terribile Creepshow 3 della ditta Ana Clavell e James Dudelson (i due furfanti artefici anche di Day of the dead 2 per intenderci) facendo sbandare molte volte l’opera nel delirio più totale anche livello di messa in scena.

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Ma se la prima parte con preparazione alla festa di ballo di fine anno è, difetti o meno, interessante e tutto sommato compatta, non si può dire del resto. In Cabin fever 2 tutto accade per inerzia, non c’è una costruzione nè della suspence né esiste empatia per personaggi che conosci un secondo prima e poi muoiono vomitando sangue e pus, la sceneggiatura viene gettata a favore di un baccanale tra i più gore mai visti in un film. In un’ora e 20 scarsa assistiamo ad un ragazzo che tira fuori dalla patta dei pantaloni un pene che eiacula pus e secrezioni varie, una ragazza dal brutto herpes labiale che dopo una fellatio sputa visibilmente dello sperma in un lavandino, un inserviente buontempone che, pisciando nel punch della festa, si accorge che sta perdendo sangue nel vassoio, ragazzi che ingordamente bevono quel misto tra urina e emoglobina, unghie incollate a forza con la colla, una spogliarellista che vomita in bocca ad un cliente, e così andando avanti di scena in scena per eccesso e accumulo. Cabin Fever 2 ricorda per le sue traversie l’opera spuria di Lucio Fulci Zombi 3, soprattutto per come è diventata dopo l’arrivo di Mattei e Fragasso per “migliorarla”. Anche qui, come in quel film, abbiamo un commando di uomini in tute bianche arrivati a “sistemare” la situazione di contagio. Sarà un caso? Comunque il film di Ti West riprende il personaggio del vicesceriffo Wiston, già conosciuto nel film precedente e interpretato sempre sopra le righe da Giuseppe Andrews, in una sottotrama che non ha davvero nulla di interessante. Gustoso invece è il cammeo del regista indie Larry Fassenden e la presenza di un coniglio gigante, omaggio al David Lynch produttore del primo capitolo, uno tra i momenti più bizzarri dell’opera. Difficile dire se questo film sia bello, da’ l’aria di un collage mal montato di scene che in principio avevano un altro contesto, come una sorta sorta di best of del film di Ti West senza la trama. Folle, per dirla in altri termini, perchè a vederlo non ci credi che qualcuno possa davvero aver girato robe così estreme per un film che si vuole mainstream e non indie. Che cose strane le vie del Signore.

Cabin Fever 2: Sping fever - VOTO: 3/5

Anno: 2009 - Nazione: USA - Durata: 80 min.
Regia di: Ti West
Scritto da: Joshua Malkin (da un soggetto di Ti West e Randy Pearlstein)
Cast: Noah Segan - Alexi Wasser - Rusty Kelley - Marc Senter - Giuseppe Andrews
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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