Cinema Resolution

Resolution

Resolution-2012-movieResolution ci trascina lentamente in un’efficacissima spirale dove lo sgomento e il disorientamento dei protagonisti è quantomeno pari al nostro.

Dopo aver ricevuto via mail un breve filmato dal caro amico Chris (Vinny Curran) che, in piena psicosi da metanfetamine, passa le proprie giornate a prendere a fucilate uccelli inesistenti, Michael (Peter Cilella) decide di fare un ultimo, estremo tentativo per salvare l’amico d’infanzia da una dipendenza che l’ha portato a un passo dalla morte. Raggiunta la catapecchia che il nostro ha abusivamente occupato in una riserva indiana, Michael ammanetta con l’inganno l’amico a un tubo e lo obbliga a un periodo di detox forzato.

Ma la dipendenza di Chris non è che l’ultimo dei suoi problemi,  ricercato da due soci per un affare di droga rimasto in sospeso e pressato dall’inquietante indiano nativo padrone di casa disposto a qualsiasi cosa per liberarsi in fretta dell’indesiderato inquilino.  Per non parlare dell’inspiegabile serie di supporti audio e video che Michael inizia a raccogliere con sempre maggior frequenze nella zona e che portano l’inconfutabile prova che qualcuno, o qualcosa, segua molto da vicino i loro passi…

RESOLUTIONLa decostruzione come nuova via alla narrazione è una strada che l’horror, genere per antonomasia legato al religioso rispetto dei propri topoi, ha sempre percorso con la diffidenza di chi, sapendo che la sopravvivenza è subordinata anche a un qualche minimo slancio evolutivo, ha accettato di viaggiare a ridosso della sottile linea che divide l’azzardo vincente dalla lesa maestà. E se evoluzione non deve essere, che sia quantomeno l’assunzione di un punto di vista trasversale nei confronti dei propri intoccabili modelli sacri: in tempi recenti quanto fatto da Joss Whedon e Drew Goddard nell’ottimo Quella casa nel bosco ha dimostrato come si possa manifestare una sincera, sentimentale affezione – e preparazione – nei confronti del genere horror pur mettendone alla berlina schemi, soluzioni e meccanismi vecchi decenni in una dinamica meta-cinematografica che diventa essa stessa motore della narrazione. Parallelamente alla versione mainstream della decostruzione, qualcun altro e nello stesso periodo si dimostrato pronto a ragionare negli stessi termini – o più correttamente in termini diametralmente opposti – da un punto di vista al 100% indie, sottobosco che, nonostante una maggior libertà espressiva, raramente ha davvero voluto scardinare le rigide gabbie del prodotto horror. Ciò che Resolution rivela di se sin dalle primissime battute è la sua essenzialità assoluta di pellicola costruita su nient’altro che su una efficace – e fondamentale a livello concettuale – camera a mano e su una scrittura solidissima, brillante e intrigante, che ha nei fitti dialoghi tra i due protagonisti Chris e Michael, particolare binomio prigioniero/carceriere, il suo cuore pulsante: un confronto capace in breve tempo di creare una profonda, tutt’altro che retorica e convenzionale riflessione sulla dipendenza, sulla libertà di scelta e sull’amore amicale; un film già così assolutamente godibile, ma anche fondo narrativo ideale per chiunque ad un certo punto avesse voluto dirottare la vicenda sui consueti binari horror, considerata l’atmosfera sospesa di minaccia incombente, di pericolosa zona di frontiera di cui è permeata la pellicola.

ResolutionQuello che invece non rivela è che l’esperimento disintossicante dei nostri, pur disturbato con sistematicità da eventi sinistri e tutt’altro che benauguranti, è innanzitutto un esperimento narrativo: tempestando i nostri, e soprattutto la nostra suggestionabilità di horror appassionati, di tutta una serie di minacce vere o presunte, spiegabili o apparentemente inspiegabili ma non per questo meno efficaci nel loro intento thriller – dalla ragazzina fuggita dal locale manicomio che li osserva nel sonno, alle concretissime minacce costituite da spacciatori e padroni di casa, alle prove che qualcuno li stai effettivamente spiando – veniamo lentamente trascinati in un’efficacissima spirale dove lo sgomento e il disorientamento dei protagonisti è quantomeno pari al nostro, in un gioco di specchi, trappole e indizi ben mascherati che non perde una briciola del proprio potere suggestivo proprio perché la nostra fiducia di spettatori è già stata conquistata nell’impeccabile preparazione al delirio. Una lavoro che viene snellito da ogni sospetto di pretenziosità dalla brillante componente sarcastico maniaco-depressivo di Chris, un Vinny Curran (Machine Head) assolutamente perfetto nel fare da contraltare profondamente umano sia alla matura, lucida determinazione dell’altrettanto bravo Peter Cilella (The Fall) che alla progressiva perdita di aderenza dalla vicenda a favore dei piani della coppia Benson/Moorhead. Una perdita di aderenza solo apparente, perché una volta trovata la giusta chiave di lettura, quanto visto assumerà una nuovo, sorprendente senso, ricomponendo nel giusto ordine i mille pezzi di un mosaico esaltante e preciso al millimetro, che nell’abbattimento dei consueti confini tra prodotto e produttore, regista e girato, cela il proprio più intimo significato. Da vedere, rivedere e rivedere ancora.

Resolution - VOTO: 5/5

Anno: 2012 - Nazione: USA - Durata: 93 min min.
Regia di: Justin Benson/ Aaron Moorhead
Scritto da: Justin Benson
Cast: Peter Cilella - Vinny CUrran - Zahn McClarnon - Bill Oberst Jr. - Emily Montague
Uscita in Italia: - - Disponibile in DVD: Import

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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