Action Battle of the Damned

Battle of the Damned

Battle-of-the-DamnedDolph Lundgren invecchia meglio del vino e domina una pellicola mediocre, ma onesta e divertente.

Dolph Lundgren, zombie e robot killer. Attenzione ad accostare queste cose, perché si potrebbe causare un guilty pleasure tanto imprevedibile e colpevole quanto relegato ormai in sogni adolescenziali. A soddisfare questi desideri inconfessabili ci pensa l’improbabile  Christopher Hatton, che dopo aver scritto due episodi di Star Trek: The Next Generation e aver diretto un dimenticabile lungometraggio con la Chase Masterson di Fist of the North Star, torna a giocare con i suoi amati robot.

Sì, perché se qualcuno non lo sapesse, Hatton è il regista di quel Robotropolis che nel 2011 ridefinì il concetto di sci-fi con una vagonata di tremenda CG e un’amatorialità da brividi. Ma di lasciare i suoi robot nell’armadio del “bel tentativo” Christopher non ne ha la minima intenzione, ed ecco che trovati i soldi in famiglia torna all’attacco con qualcosa che per puro pregiudizio si potrebbe rischiare di definire oscenità. Sarebbe però un giudizio affrettato e il perché è presto detto: quando un ingegnere chimico cinquantacinquenne prestato alla recitazione prende a calci infetti sbavanti aiutato da robot armati fino ai denti, si può tranquillamente staccare il cervello e godersi lo spettacolo.

Il soldato Max Gatling (Dolph Lundgren, sempre roccioso) viene ingaggiato da un ricco imprenditore per recuperare la figlia Jude (Melanie Zanetti), bloccata a Singapore dopo che un’epidemia ha ridotto la maggior parte della popolazione a urlanti e rabbiosi mangiatori di carne. Trovata la fanciulla insieme a un risicato numero di sopravvissuti, Max deve farsi strada fuori dalla città prima che venga bombardata e otterrà inaspettato aiuto da un gruppo di robot malfunzionanti provenienti dal Giappone.

battleofthedamned2Grazie alla moglie malese, produttrice, e alla Boku Films, Hatton riprende in modo alquanto raffazzonato non solo i robot del suo precedente film, ma anche la loro provenienza, arrivando a citare l’incidente che aveva scatenato la rivolta omicida delle macchine. Creando una sorta di spin-off malriuscito probabilmente intendeva proseguire l’opera iniziata con Robotropolis, sebbene nessuno ne sentisse la benché minima necessità. Tuttavia, come già scritto, non bisogna dare giudizi affrettati, perché questo film è certamente mediocre, ma la sua mediocrità è il massimo a cui una simile produzione poteva aspirare e il risultato è oltre le aspettative. Non che fossero alte, è vero, ma non si pecchi di pignoleria nel farlo notare perché, da soli, la locandina e il trailer di Battle of the Damned sono bastati a far venire una sincope a parecchia gente e tutto ciò grazie alla presenza combinata di un Dolph Lundgren che invecchia divinamente, carismatico e massiccio come ci ha abituati, di personaggi infetti pronti al macello e di robot modificati. Siamo dalle parti dei B-Movie, ma inutile sottolineare che nessuno si aspettava altrimenti, una volta presa coscienza degli elementi sopraccitati. Quindi largo a 85 minuti di inaspettato piacere, dove Hatton prova a ricordarsi come funziona una macchina da presa, ma soprattutto capisce perfettamente come si sfrutta al meglio un uomo di quasi due metri, dal fisico robusto, atletico, esperto in arti marziali e carismatico dalla punta dei piedi a quella dei capelli: lo si fa prendere a calci qualsiasi cosa ostile si muova troppo vicina a lui. E senza tanti fronzoli acrobatici.

battleofthedamnedDolph si ritrova sulle spalle intere scene, dai primi 15 minuti iniziali a tutti gli altri momenti in cui i drammi esistenziali dei co-protagonisti non rubano tempo e spazio alla carneficina. La sua recitazione non è mai stata da Oscar, ma in un film come questo importa poco e pensare che a più di cinquant’anni sia ancora abbastanza in forma per correre, combattere e resistere legato a un palo contro esseri mutati che vogliono fargli la pelle è notevole. Con lui caratteristi e attori perlopiù sconosciuti, eccezion fatta, forse, per Matt Doran, il “Mouse” di Matrix. Senza dimenticare ovviamente il piatto forte, quei robot dalla buffa fisionomia antropomorfa che questa volta hanno dignità, oltre che una CG accettabile e in poco più di 20 minuti si fanno perdonare tutto lo scempio di Robotropolis, macellando allegramente in compagnia di Dolph.

Battle of the damned è quello che non ti aspetti e si fa perdonare i palesi difetti dovuti all’inesperienza, a qualche caduta di sceneggiatura e al budget comunque lontano dai fasti hollywoodiani con l’onestà della proposta. Una proposta che può tranquillamente passare inosservata a chi cerca solo introspezione, drammaticità, risvolti o critiche sociali, ma che non può non attirare chi ha voglia di divertirsi con action ed epidemie cannibali, senza troppe pretese. E potrei aggiungere anche uno dei migliori Dolph Lundgren visti ultimamente, ma la sua figura imponente parla da sola e scomoderà senza aiuti quel guilty pleasure che in molti tendono a nascondere.

Battle of the Damned - VOTO: 2.5/5

Anno: 2013 - Nazione: USA/Singapore - Durata: 85 min.
Regia di: Christopher Hatton
Scritto da: Christopher Hatton
Cast: Dolph Lundgren - Matt Doran - Melanie Zanetti - David Field -
Uscita in Italia: INEDITO - Disponibile in DVD:
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