Cinema Nothing left to fear: anteprima

Nothing left to fear: anteprima

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Non ci bastava quell’ irsuto e barbuto di Rob Zombie,in vero raffinato genio postmoderno, a rinnovare lo storico intreccio fra Metallo Pesante e Cinema dello spavento.

Dopo le comparsate Eighties di Alice Cooper, Gwar, Kiss e Ozzy, le recenti e improbabili apparizioni degli storici, italianissimi e nerissimi Death SS nel coraggioso Precognizioni di Sergio Zanetti o ancora le autoreferenziali mossette vasmpiresche di Dani Filth in Cradle of Fear ( 2001, Alex Sahandon) ecco il ritorno alla ribalta di Slash, icona “gibsoniana” dei Guns n’Roses, alle prese con Nothing left To Fear, dove, oltre a curare la colonna sonora, si cimenterà nelle insolite vesti del produttore coadiuvato dai giganti Anchor Bay Film e Upload Films. è un pò come se una nuova tendenza sia li li per nascere: metallari attempati e  forse all’ultimo riff sul palco del sunset blvd dietro la macchina da presa a glorificare il male. Specifichiamo: si sta parlando in senso metaforico,  i nostri guitar hero non sono li infatti a fare roteare chiome unte e luciferine sugli stage di mitiche bettole nei dintorni del “Sunset” losangelino come il Viper o  il Whisky A Go Go, quanto piuttosto quatti e sornioni dietro le quinte a godersi verdoni e  a reinventarsi una seconda vita. D’altro canto le innumerevoli collaborazioni in sede di soundtrack producement fra band più o meno “violente” e produzioni Horror sono testimonianza di una fulgida tradizione gloriosa.

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Va da sè che il legame d’affetto fra le due realtà espressive sia forte e duraturo come un matrimonio fra fotomodelli in criogenesi e va da se che, prima o poi, qualche metallaro si sarebbe arrogato il diritto di muoversi da polivalente artista leonardiano, rimettendo in buona sostanza lo strumento in custodia gettandosi nel mare magnum orrorifico con  qualche ruolo di responsabilità. Capita così che Rob diventi in pochi anni cineasta di culto e che Slash metta in piedi una piccola casa di produzione e tenti di bussare le porte del paradiso (ops, dell’inferno..) giocando la carta facile facile del ghost-demonic  movie in salsa pseudo verista perché alla fine, James Wan docet, percorrere la strada battuta e illuminata è forse meno indie-autoriale (e nel caso di Wan, parentesi quadra, si apre in merito un bel dibattito) ma evita al portafoglio una “Duncan” iperdimagrante quasi certa. Per cui via con la famiglia che si trasferisce in un piccolo borgo del Kansas col padre nuovo pastore scelto a guidare il gregge dei peccatori astinenti. I vicini sono strani ma gentili, la casa strana ma carina, l’inferno.. strano, lo facevo più lontano. E invece eccolo li, l’abisso a dischiudersi a due passi dalla cantina e a contagiare figliole con visioni terribili con una di loro che si ritrova persino inguaiata in un rito diabolico fino all’avvento finale dell’abominio attraverso una delle sette porte del’inferno.

Ovviamente è tutto vero, e’ tutto tramandato nei decenni e solo Al Jazeera e la CNN, ahiloro, non si sono accorte di avere l’inferno sotto casa e non in Siria o nelle cucine di Gordon Ramsday. Per “la prima” Slash e i suoi hanno messo a dirigere un certo Anthony Leonardi Terzo, uno che a parte il nome da principe consorte di Cornovaglia, si è distinto come storyboarder e concept artist ma è all’esordio da regista. Nel cast un unica grande stella, Anne Heche, attrice fin troppo sottovalutata in rapporto al grande talento (Sesso e Potere, Barry Lavinson, 1997 e Donnie Brasco, Mike Newell,1997 solo per citarne alcuni) e un buon comprimario come James Tupper, visto nelle serie tv Grey’s Anatomy e Revenge. E poi c’è Clancy Brown, un bastardo senza troppa gloria con un viso che ti salta in testa puntualmente ogni volta come un lisergico déjà vù. Clancy ce lo ricordiamo in parti minori di capolavori come Starship troopers, il capolavoro sci fi- gore di Verhoeven, Il toccante Le Ali Della Libertà di Frank Darabont e nel primo Highlander a far da spalla a Connery e Lambert ( 1986,Russel Mulchay). Dulcis in fundo, scream queen in gran voga, nella parte di Rebecca,  la quasi omonima Rebeckah Brandes, bellezza baciata dalla luce del Signore già vista nell’omaggio Seventies- slasher Midnight Movie (2008, Jack Messitt) e nel divertente Slaughter Party (2005, Fred Rosemberg).

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Budget ridotto, intorno ai tre milioni di Dollari e uscita limitata a poche sale americane per il quattro di ottobre con il lancio del package in dvd e on demand per l’otto dello stesso mese. Profilo basso ma non troppo insomma. Slash e Evan Dickens, suo principale co-produttore, annunciano intanto un film d’atmosfera, con poco splatter e un crescendo nella tensione in sala garantito. Entrambi i producer dicono di essersi ispirati a maestri come Carpenter, Polanski e Friedkin e dicono che il film risulta all’occhio corposo e massiccio. Intanto il trailer è già visibile su You tube e non dice molto di più di mille storie simii a queste. ma diamo tempo al tempo. Il 26 settembre intanto Nothing Left To Fear uscirà in Russia e avremo il primo riscontro dalle  sale moscovite della storia scritta da Jonathan W.C. Mills, genietto della scuderia HBO che si è fatto notare in passato per l’interessante docuvideo Clockwork Orange County del 2010.

httpv://youtu.be/nwLfy8Akw3c

About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.

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