Serie TV Under the Dome 1×03 – Manhunt

Under the Dome 1×03 – Manhunt

hunt 1Sotto la cupola tutto procede secondo copione e la parola d’ordine è sempre una: noia.

“The pink stars are falling. The pink stars are falling in lines”.
Due adolescenti sembrano essere in risonanza, cadono preda delle convulsioni e bava alla bocca pronunciano queste frasi come in trance. Ecco l’unico elemento che continua ad alimentare interesse in Under the Dome. Non la cupola, escamotage per racchiudere sotto lo stesso tetto trasparente il peggio degli Stati Uniti, non i sequestri, non gli psicopatici, non i bigotti o gli ex militari con misteriose missioni, non i consiglieri assetati di potere e controllo.

Tutto questo è assolutamente presente fin dall’episodio pilota, ma è stato reso completamente privo di verve. Tirando le somme, anche Manhunt è riassumibile in una sola parola: noia.

hunt 2È davvero incomprensibile. L’idea di base del serial è mutuata da un’opera di Stephen King, ma anche da sola è potente e piena di possibili accattivanti implicazioni. Eppure, quello che finora Brian K. Vaughan e soci ci hanno proposto è uno sciatto esempio di come una serie tv non deve essere fatta: dialoghi pessimi, suspense assente, personaggi ridicoli e sviluppi ripetitivi. Non è questione di essere o meno fan di King, il problema non sono le differenze tra romanzo e adattamento e sinceramente le parole che il Re ha scritto in una lettera aperta il 27 Giugno, sono comprensibili e condivisibili:” Many of the changes wrought by Brian K. Vaughan and his team of writers have been of necessity, and I approved of them wholeheartedly. Some have been occasioned by their plan to keep the Dome in place over Chester’s Mill for months instead of little more than a week, as is the case in the book. Other story modifications are slotting into place because the writers have completely re-imagined the source of the Dome […] It’s best to think of that novel and what you’re seeing week-to-week on CBS as a case of fraternal twins. Both started in the same creative womb, but you will be able to tell them apart. Or, if you’re of a sci-fi bent, think of them as alternate versions of the same reality”. Come ho scritto, tutto pienamente condivisibile. Il punto della questione è da un’altra parte e cioè nel vero e proprio adattamento. I cambiamenti apportati hanno una chiara logica, ma è il loro sviluppo da sceneggiatura ad essere incredibilmente confuso.

Parlando proprio di Manhunt, quello che sembra l’avvenimento principale della puntata è la fuga di prigione da parte dell’agente Randolph, dopo che ha involontariamente ucciso il collega, Freddy Denton. Nel frattempo, le dinamiche attorno a quest’evento sono pressoché le stesse del precedente episodio, gravate dai medesimi problemi: Angie e Junior, che continuano ad essere noiosi e alle quali vicende non si riesce ad affezionarsi, sono allo step successivo e la ragazza finge gentilezza spingendolo a controllare se sottoterra c’è una via d’uscita dalla cupola; Dale viene coinvolto da Big Jim, che cerca poco alla volta di prendere il controllo della città, nella caccia all’uomo, mentre Julia segue Junior nella sua escursione sotterranea attraverso una fabbrica abbandonata; Joe ospita Norrie, l’allegra, vivace e spiritosa figlia di Carolyn e Alice, a casa propria, prima che l’abitazione venga invasa da un stormo di cliché adolescenziali in cerca di un generatore di elettricità e i due giovani piombino in stato di trance convulsa con tanto di frasi citati all’inizio dell’articolo.

hunt 4Se fosse solo per la mancanza di ritmo e suspance si potrebbe in parte sorvolare e godersi una buona scrittura. Ma se anche questa è piena di momenti in cui si spera di aver sentito male e visto peggio, allora qualcosa in Under the Dome continua a non funzionare. Vedere Julia che nota i movimenti di Junior e lo segue con la motivazione “è il figlio del consigliere, se qualcuno ha uno scoop quello è lui”, è di una pochezza disarmante e seguirlo poi nel buio dei cunicoli a pochi metri di distanza senza che lui se ne accorga è forzato e strappa un sorriso di compassione per lo sceneggiatore. Ma meglio non fa Dale, che alla fine dell’episodio, consapevole che Julia è curiosa e ha il fare da premio pulitzer, lascia tranquillamente materiale compromettente a portata di mano. Persino l’evento principale, la fuga di Randolph, ha poco senso. Il poliziotto scappa, rubando armi dalla centrale, e la cosa sarebbe logica se non per un piccolo particolare: dove pensa di andare se una cupola gigante blocca irrimediabilmente ogni via d’uscita dalla città? Restando in cella avrebbe perlomeno avuto un minimo di sicurezza nei confronti di eventuali cittadini arrabbiati, visto il fatto che Linda, l’eroina della giustizia, non avrebbe permesso niente che andasse contro la legge.

Dome continua a convincere molto poco, risultando, per il momento, noioso e ritmato in malomodo. Forse la speranza che questo trend sia temporaneo è davvero mal riposta.

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