Ghosts – Joe Hill

Joe Hill è nato nel 1972 nel New England. Promessa della letteratura horror ha già ricevuto due Bram Stoker Award, un World Fantasy Award e un International Horror Guild Award ed è membro dell Ray Bradburry Fellowship.

Tutto questo va detto prima di dire che Joe Hill è anche il figlio di un grande maestro dell’horror, Stephen King. Il talento sicuramente non si eredita ma è con piacere che si può dire che nella famiglia King di talento ne è nato più di uno. Joseph Hillstrom King che pubblica con il più elegante nome di Joe Hill è infatti un narratore brillante che ha saputo mettere insieme una raccolta di racconti che può competere con le opere di scrittori come Clive Barker, Max Brooks, Joe Lansdale, Richard Matheson e anche con quelle del più famoso padre.

In Ghosts incontriamo per primo Eddie Carroll, editor annoiato di America’s Best New Horror, detesta le fiere, le centinaia di libri da leggere e soprattutto le riviste. Quelle stampate con un inchiostro da quattro soldi che ti macchia sempre le dita. Proprio dentro una di queste riviste Eddie trova una lettera che gli raccomanda di leggere il racconto Smileyboy, “un’opera di narrativa notevole anche se sinceramente inquietante”. Il racconto è davvero bello e crudele, tanto che Carroll si mette sulle tracce del misterioso autore. Peter Kilrue vive in una grande casa gialla, portico cadente e giardino polveroso. In un’atmosfera da Non aprite quella porta solo un esperto di letteratura horror può cavarsela, forse.

Nel 1977 Eddie Prior esce da scuola ma non arriva mai a casa per mangiare il pranzo di chili e patate preparato dalla madre. Il suo amico Nolan ha fatto di tutto per dimenticarsi del suo amico Eddie, e ci è quasi riuscito. Basta non pensare a Morris, il fratello più piccolo, che fin da bambino viene definito ritardato, autistico, schizofrenico o depresso. Morris che passa le giornate a costruire metropoli di Lego, fortezze di bicchieri di plastica o mosaici di domino, fino al giorno in cui scopre le scatole di cartone. La cantina di casa diventa la base perfetta per costruire tunnel, labirinti, catacombe… scatole dipinte e decorate per formare strutture in continua trasformazione. E la sensazione di potersi perdere nei mondi creati da Morris diventa sempre più reale, fino al giorno in cui un Eddie Prior sempre più prepotente e pericolosa esplora così a fondo i tunnel da non tornarne mai più. Adesso Nolan va anche a trovare Morris, di tanto in tanto, nel centro di igiene mentale dove è stato ricoverato, fino a quando lo stesso Morris non decide di scomparire tra le porte dei suoi mondi di cartapesta.

Bobby è conciato da zombie sul set di un film horror, tutti sanno che George Romero ha un budget ridicolo per girare Zombi ma almeno paga e, soprattutto, paga in contanti. Tra un ciak e l’altro Bobby riconosce Harriet, ex fiamma del liceo che se ne va in giro mezza putrefatta con una fede al dito e il figlio di sei anni intorno. E non c’è posto migliore di un centro commerciale invaso da zombie, cameramen e truccatori per chiarire una vecchia storia d’amore.

Bellissima raccolta di racconti questa, una prova di narrativa horror di grande spessore che sa parlare in modo crudo e dolorosamente onesto della difficoltà di crescere, di avere relazioni serene o, quantomeno, di trovare un proprio posto nel mondo.

Consigliata a tutti, soprattutto a chi vuole sapere che fine ha fatto Abraham Van Helsing.

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