Play Horror Deadlight – Recensione [PC]

Deadlight – Recensione [PC]

Nuovo appuntamento con Play Horror. Oggi ci occupiamo di Deadlight, primo titolo di Tequila Works che al loro esordio centrano un obbiettivo che nessun team di sviluppo indipendente ha mai sfiorato. Pronti per l’apocalisse?

Su Deadlight ci avevamo messo gli occhi addosso già dal suo annuncio alla Summer Of Arcade. Ormai conosciutissima e apprezzatissima “manifestazione digitale”, volta a stilare, ogni anno, un ricco calendario di uscite per XBOX LIVE ARCADE, per sopperire alla mancanza di titoli nel periodo estivo. La tendenza che ha preso piedi in questi ultimi due anni è quella di offrire a team di sviluppo indipendenti o sconosciuti una sorta di trampolino di lancio per pubblicare, quasi sempre in digital delivery (ovvero in formato digitale da scaricare), i loro progetti più promettenti e ambiziosi (ricordate LIMBO, Bastion e From Dust?).  Grazie ai Microsoft Studios, che non sono certo dei pirla e, dopo una presentazione coi controcazzi all’ultima GDC di San Francisco, Deadlight arrivò finalmente sugli store digitali di tutto il mondo…

Ora, tenendo conto che  in un primo momento era stato annunciato che Deadlight sarebbe stato disponibile per i soli possessori di XBOX 360 e che il sottoscritto non dispone della console di Zio Gates, come credete che il sottoscritto l’abbia presa? Male. Anzi, malissimo. Roba da depressione totale. La delusione fu tale che, dopo essermi rasato i capelli a zero, passai l’intera estate chiuso in casa, con le tapparelle abbassate, la barba lunghissima, a scolarmi intere bottiglie di gin. Ero quasi sul punto di farla finita quando Microsoft Studios annunciò che Deadlight sarebbe stato disponibile anche per il download su PC attraverso la piattaforma STEAM.
Tornai a vivere. E questa è la storia della mia seconda vita…

30 Ottobre 2012. La depressione ormai alle spalle, apro STEAM (grazie HALF-LIFE 2, alla fine sei servito a qualcosa) e me lo ritrovo lì. Finalmente avrei giocato Deadlight. Ma… un attimo: solo 3,5 giga? Possibile? Boh, lo compro al modico prezzo di 10 euro e avvio il download dopo una procedura che manco la sicurezza della NASA prima di un lancio Shuttle. Qualche ora e ho il setup avviato. Tenete presente che non gioco al PC da quasi sette anni e le vecchie paure riaffiorano prepotenti: “partirà?”, “il mio pc soddisferà i requisiti minimi?”, “la scheda grafica, anche se di ultima generazione, riuscirà a farlo girare?”. Lo avvio, e senza problemi parte. Sullo schermo compaiono i loghi e dopo qualche secondo mi ritrovo davanti allo stupendo Menù Principale con la potenza dello SHADER 3.0 davanti agli occhi. Ma chi mi conosce bene, sa che c’è solo una cosa che può davvero mandarmi il cervello in fottio: la musica. E se dico che la musica di Deadlight è da oscar mi dovete credere. Il tempo di avvertire il Boss che forse non avrei mai premuto START in quanto il Menu Theme è davvero troppo bello, e la tentazione di provarlo mi spinge finalmente a premere il fatidico tasto. E così cominciò il viaggio…

TRAMA

Anni 80. Randall  “Randy” Wayne, il protagonista, è uno dei pochi sopravvissuti all’ epidemia che ha colpito gli Stati Uniti, e forse tutto il mondo: quello che in apparenza sembra un virus tramuta gli esseri umani in “ombre” – zombie affamati di carne umana. Come nel migliore dei copioni, naturalmente, ogni morso può rivelarsi letale, trasmettendo il virus ed ampliando a macchia d’olio il contagio. Un contagio che, da quanto veniamo a sapere nei primi istanti di gioco, ha già preso ampiamente il largo: il nostro, infatti, è fuggito dal Canada, dopo aver perso la moglie e la figlia, per raggiungere la zona sicura di Seattle, dove i comunicati avevano garantito si sarebbero radunati i superstiti nell’ultimo PUNTO SICURO rimasto in piedi (ciao Manel Loureiro!) dopo la GRANDE GUERRA (ma ciao anche a te Max Brooks!).

COMMENTO TECNICO

Il titolo si presenta come un platform/survival in 2D a scorrimento, nel quale si mescolano meccaniche del già citato Limbo e I Am Alive con atmosfere, stile ed intrecci narrativi presi pari pari da quella meraviglia che è la graphic novel The Walking Dead di Robert Kirkman e Tony Moore. Tecnicamente impeccabile, Deadlight offre delle ambientazioni con un livello di profondità prospettica decisamente notevole, idem dicasi dei vari effetti di luce che creano l’atmosfera giusta anche se più di una volta non avrete il tempo di rimanere fermo ad osservare i piccoli dettagli dato che sarete troppo occupati a scappare. Seppure non siano molto diversificate riescono a ricreare una Seattle anni 80 con tanto di insegne d’epoca e locandine glam rock. Quello che abbiamo di fronte è un gioiello il cui impatto grafico per certi versi lascia a bocca aperta, ma non è solo su quello che si decide il valore di un prodotto, infatti la giocabilità è  fondamentale e troppo spesso, qui, la si è relegata in secondo piano a scapito del prodotto finale, comunque di grossa elevatura. I comandi tastiera e mouse faranno si, che in molti momenti, sopratutto in quelli più concitati e dove la presenza di una moltitudine di zombi metterà non poca pressione al gamer, la frustrazione diventi palpabile. Le combo per i doppi salti o per le varie scivolate in corsa per poi arrampicarsi sono decisamente difficili da effettuare con la tastiera. E non parliamo del fattore sparare con il mouse… ma l’abitudine, e dopo svariate morti, verrà in nostro aiuto e finalmente riusciremo ad uscire da situazioni difficili anche con l’ausilio di mouse e tastiera.

Ma ora arriviamo al vero punto dolente. Nonostante le prime notizie parlassero di 6 ore, già non una grande durata di per sé, il finire il gioco in una notte (circa quattro ore e mezza di gioco) lascia per certi versi basiti. Questa longevità veramente spiccia è una delusione enorme, sopratutto per un gioco che avrà massimo tre, quattro rigiocate dal gamer più appassionato. Due pecche dunque, una piccola; un gameplay a tratti piuttosto frustrante, e una grande; la scarsissima longevità, evitano a Deadlight di fregiarsi del titolo di capolavoro assoluto del genere. Due pecche che però non lesinano nemmeno la meravigliosa esperienza che questo titolo vi saprà regalare. Consigliatissimo è dire poco.

About Giovanni Lorecchio
Famiglia modesta, lui un po’ meno. Un folle, dilaniato da miliardi di idee ma con pochi mezzi per realizzarle. Grande appassionato di cortometraggi in computer grafica e di colonne sonore, ama particolarmente l’accostamento horror/sci-fi. Odia il brutto cinema e si dedica alla composizioni di colonne sonore di genere.

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