Cinema L’Armata delle Tenebre

L’Armata delle Tenebre

Arrivati al terzo capitolo, la metamorfosi è completa.

Le deliranti vicende del secondo capitolo di Evil Dead hanno avuto, se possibile, un esito ancora più folle: il prode Ash si è infatti visto teletrasportare nel tredicesimo secolo insieme alla sua Oldsmobile, ad un fucile Remington e alla motosega che fa ormai le veci del suo braccio destro: nel tentativo di recuperare il Necronomicon, il temibile libro dei morti unico strumento capace di riportarlo al proprio tempo, Ash risveglierà un’armata di morti capeggiata da un Ash malvagio determinato a prendere possesso del mondo degli umani.

Per fronteggiare la minaccia e mantenere vive le speranze di un ritorno a casa, al nostro non resterà che riunire in un solo esercito le forze del regno di Lord Arthur e del suo rivale Enrico il Rosso e affrontare il battaglia la propria nemesi.

Arrivati al terzo capitolo, la metamorfosi è completa. Se da un punto di vista di evoluzione artistica il tutt’altro che indolore passaggio dal pauperismo anarchico del primo La Casa/Evil Dead al modello di produzione decisamente più professionale de La Casa 2 aveva rappresentato un momento necessario alla crescita registica di Raimi – determinato soprattutto  dall’occasione di rigirare quel soggetto con un budget quantomeno dignitoso, mascherando un remake da sequel – dall’altro quel secondo episodio – pur ancorato a un soggetto che più classico non si potrebbe – iniziava a tradire segnali di quella che nel terzo capitolo sarebbe stata la totale decostruzione del modello originale a vantaggio di quelle che, ben più degli elementi classicamente horror fino a quel momento presenti, avevano immediatamente elevato a piccolo cult Evil Dead. Bruce Campbell ora è un caratterista cresciuto a dismisura, che, oltre ad aver affinato le proprie doti cartoonistiche proprio alla corte di Raimi, al momento di girare L’Armata delle Tenebre è una figura capace di ritagliarsi un certo spazio anche al di fuori del cortile di casa, come testimonia la sua partecipazione ai due Maniac Cop di WIlliam Lusting. Un attore ormai capace di reggere esclusivamente sulle proprie spalle l’ennesimo capitolo di una progetto che è cresciuto parallelamente al suo fianco, e parallelamente al volto del suo protagonista, ha finito per imparare a deformarsi fino a rendersi praticamente irriconoscibile.

Probabilmente Raimi non aspettava altro: non solo rinuncia definitivamente alle dinamiche squisitamente horror da stanza chiusa che sapevano già di vecchio ai tempi del primo Evil Dead, ma abolisce spudoratamente una qualsiasi presunzione di sceneggiatura e di continuità sfruttando il paraculissimo artificio narrativo del viaggio nel tempo per creare ex novo tutta una serie di nuove ambientazioni e dinamiche dove allungare la catena a Bruce e vedere che succede. La storia? I vivi sono i buoni, i morti sono i cattivi, finiranno per fare a mazzate finché ne resterà soltanto uno in un eccezionale omaggio a Ray Harryhausen, alla stop-motion e allintrovision, ma solo una volta che sarà definitivamente calato il sipario sull’ora e passa di purissimo Bruce Campbell show su sfondo medievale, protagonista di una serie di gag irresistibili capaci di mischiare, ora come non mai, pacchianate registiche assortite e slapstick comedy, ralenty a profusione e acrobazie, smorfie e un frasario costituito da una manciata di sentenze entrate giustamente nella storia del genere, il tutto incorniciato dall’accompagnamento sonoro di sua maestà Danny Elfman.

Ad accentuare ulteriormente la Campbell-centricità di tutto il lavoro, il folle episodio del mulino a vento, che, se narrativamente rappresenta lo snodo su ci si adagerà mollemente il resto delle vicenda, a livello estetico raggiunge il climax delirante progettato da Raimi e compagnia, con la moltiplicazione degli Ash in una sorta di citazione gulliveriana autoreferenziale e nella successiva divisione dal suo lato malvagio. Inizialmente la pellicola avrebbe dovuto avere un finale decisamente più il linea con il proprio spirito anarchico e tutt’altro che convenzionale, con un Ash che, invece che tornare nell’amato Michigan del 1992, finisce  teletrasportato in un desolante futuro post-atomico, ma la produzione convinse Raimi a girarne uno decisamente più consolatorio – e comunque assai efficace – perché spaventata dal suo eccessivo pessimismo. In ogni caso, una volta in sala la pellicola non riuscì ad incassare che circa un terzo dei 13 milioni di dollari spesi dalla produzione: finalmente, anche l’ultimo dei requisiti necessari ad elevare la pellicola allo status di cult veniva soddisfatto.

L'Armata delle Tenebre - VOTO: 5/5

Anno: 1992 - Nazione: USA - Durata: 81 min.
Regia di: Sam Raimi
Scritto da: Sam & Ivan Raimi
Cast: Bruce Campbell - Embeth Davidz - Marcus Gilbert - Ian Abercrombie - Richard Grove
Uscita in Italia: 1993 - Disponibile in DVD: si

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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Comments

Posted On
set 24, 2013
Posted By
Livio

ottima recensione….uno dei miei film preferiti in assoluto… un cult <3

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