Action Aggression scale

Aggression scale

Bel film scacciapensieri dal ritmo indiavolato.

Aggression scale sarebbe stato un bel film estivo da buttare in sala se solo i distributori italiani se ne fossero accorti. Invece noi, per volere del caso, di Dio o di chissà quali eventi fortuiti, arriviamo a recuperarlo, per voi, dalle uscite estere. Sia beninteso, non si tratta di un grandissimo titolo, ma di una pellicola gradevole, il cosidetto cinema medio o popolare che non esiste più nel nostro Paese, con sterzate di follia incredibile e una storia che potrebbe essere riassunta come “Mamma ho perso l’aereo in versione slasher”. Incredibile vero? Il livello di WTF (What the fuck, un po’ il nostro Oh che cazzo) è altissimo: la mandibola si spalanca all’inverosimile, gli occhi rimangono fissi sullo schermo, il primo pensiero è “Mi stanno prendendo in giro?”, l’altro è, probabilmente, “Genio!”. Ecco, se ogni tanto vi piace vedere qualcosa, anche sul piano horror o thriller, di leggero, assurdo e dal buon ritmo: Aggression scale fa per voi. Come vi dicevo prima, siamo davanti ad un buon film da visione scacciapensieri, fatto tecnicamente molto bene, ma abbastanza stupidello come assunto. Niente di preoccupante questo perchè riesce a conferire, anzi, una certa dimensione di nonsense al film che lo rende un po’ simile ai vecchi film action trasmessi il Mercoledì sera, milioni di anni fa, da Italia Uno, con ragazzini contro terroristi, solo con molto più sangue e violenza, ma lo stesso grado di follia narrativa che diventa a tratti sublime. Il film inizia molto bene, un po’ alla Fernando Di Leo di Milano Calibro 9, storico noir poliziesco di casa nostra: un boss (Il magnifico Ray Wise di Twin Peaks) viene rilasciato sotto cauzione e ordina ai suoi uomini di trovare chi gli ha rubato 500 mila dollari quando era dentro. L’idea sarebbe di uccidere tutti i probabili colpevoli in maniera truce, in modo da dare un messaggio a tutti, fino a trovare chi ha messo davvero le mani nella sua cassa (“Fatelo in maniera eclatante, sterminate anche le famiglie”). Per i suoi uomini, un commando di delinquenti armato tutto punto e senza scrupoli, non c’è problema, una fucilata di qua, un’altra di là, finche non capitano a casa di Owen (Ryan Hartwig), angelico ragazzino di tredici anni, e scoprono che è un misto tra John Rambo e Michael Myers, uno psicopatico dal grado di aggressività e violenza a livelli incontenibili. Mettiamo pure che la banda di malviventi gli uccide il padre, la matrigna e cerca di fare lo stesso con la sorellastra, ovvio, che il piccolo biondino dai boccoli d’oro la prenda sul personale. Aggression scale non ci risparmia una certa violenza visiva, fatta di agguati e trabocchetti, che ricorda, se non Saw, almeno il suo capitolo spurio, The Collector, dove l’assunto non era tanto diverso. Un’ora e trenta di inseguimenti testosteronici, di gambe rotte con rami, lamette che trapassano mani, coltellate sanguinosissime e una trappola all’acido e ami da pesca che raccontare è impossibile senza rovinae il finale, come dicevo all’inizio, la variante slasher di Mamma ho perso l’aereo. Merito del regista Steven C. Miller, autore di un interessante Automation transfution e di un orripilante Scream of the banshee, se il tutto non precipita nel ridicolo o nel cattivo gusto, gli elementi sono dosati sapientemente e il piatto è insaporito talmente bene che ci si diverte davvero tantissimo. Il reparto attori poi è ben allestito con nomi, a parte il luciferino Ray Wise, magari non conosciuti, ma molto efficaci, anche nei ruoli minori. Pretendere di più da un B movie sarebbe un assurdo.

Aggression scale - VOTO: 3/5

Anno: 2012 - Nazione: USA - Durata: 90 min.
Regia di: Steven C. Miller
Scritto da: Ben Powell
Cast: Ray Wise - Fabianne Therese - Ryan Hartwig - Dana Ashbrook - Boyd Kestner
Uscita in Italia: - Disponibile in DVD:

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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