Cinema COSA AVETE FATTO A SOLANGE? – Massimo Dallamano

COSA AVETE FATTO A SOLANGE? – Massimo Dallamano

Il capolavoro di un regista di talento, scomparso troppo presto. Un film tanto amato da Tarantino, Lynch e De Palma.

Alcune ragazze vengono massacrate, una dopo l’altra. Il modus operandi è sempre lo stesso, un coltello brutalmente infilato nella vagina. Le vittime sono studentesse della stessa scuola; tutte, si scoprirà, coinvolte in un giro di sesso e droga. Unico indizio: l’assassino indossa un abito talare.

Non è la prima volta che nel thriller all’italiana si usa l’immagine culturalmente molto evocativa del prete. Vengono in mente Non si sevizia un paperino di Fulci, Chi l’ha vista morire?, di Aldo Lado e Solamente Nero di Antonio Bido ma, in questo caso, il parroco riottoso e perverso è solo uno spauracchio usato per confondere lo spettatore: l’assassino si rivelerà di ben altra provenienza istituzionale e il movente che lo spinge a barbarizzare delle minorenni libertine, non è l’invidiosa rettitudine di chi è relegato nel cerchio di fuoco dell’astinenza. Per quanto poi sia l’aborto, clandestino e mal fatto, la colpa che porterà tutte quelle ragazze a trovare una fine terribile, non ci troviamo di fronte all’opera reazionaria di un emissario della CEI, ma all’audace film di uno degli autori più sottovalutati del nostro cinema di genere: Massimo Dallamano (autore anche della sceneggiatura in coppia con Bruno Di Geronimo).

In una storia debitrice dei prototipi Bava e Argento, troviamo alcuni elementi davvero coraggiosi e anticipatori nel mondo della finzione ma già abbondantemente presenti nella cronaca del tempo (in “Solange” si cita, non a caso il rapporto Kinsey). Il sesso, lesbico o etero, allegro e svergognato di un gruppo di ragazzine insospettabili, tutte appartenenti all’alta società, è figlio culturale di quella decade appena trascorsa, quella del consumo libero di sesso e stupefacenti, in apparenza strumenti di lotta giovanile, ma nella realtà armi reazionarie che tennero a bada e sfinirono la ‘grande sommossa’ invocata nei centri studenteschi.Se però questo materiale, degno più di un servizio per Cronaca Vera, è usato in un genere dove la sensualità e la morbosità sono così in evidenza, il risultato che ne deriva è un’autentica bomba e non stupisce la resistenza di tanti critici nostrani, distratti dall’inedita ambientazione londinese, che sminuirono il film come prodotto infame di un emulo indegno del grande Hitchcock.

Cosa avete fatto a Solange?, invece è una pregevole opera cinematografica dove le capacità narrative e descrittive del regista emergono in modo quasi imbarazzante ma anche il seme da cui germoglierà, troppi anni più tardi, quella serie televisiva ideata da David Lynch, che rivoluzionerà l’intrattenimento televisivo in modo quasi irreversibile: Twin Peaks.La metafora fallica del coltello, materia speculare di tanti revisionisti del cinema horror, è in questo caso fin troppo esplicita, come se Dallamano avesse voluto prendersi gioco di tutti quegli esperti con gli occhi foderati di prosciutto Freudiano.La colonna sonora di Ennio Morricone, nome prestigioso di certo, risulta un lusso sbagliato, con la sua mielosa epicità, stridente con le immagini essenziali scelte dal regista, così prive di quei lirismi di Argento o Leone che tanto giustificavano il romanticismo rarefatto di carillon, soprani femminili e percussioni Bartokiane del grande compositore. Fabio Testi, con la sua barbetta sulfurea e il fisico da atleta, interpreta perfettamente il ruolo dell’insegnante di italiano (creato da autori italiani ma figlio dei pregiudizi esteri): marito fedifrago, erotomane impenitente, fascinoso e aitante nel corpo, ipocrita e vigliacco nella mente.La costante del particolare dimenticato dal testimone, (in questo caso la giovane amante) che nel corso del film, gradualmente, si svela sciogliendo l’enigma, viene rivelato attraverso il sogno ricorrente, in un contesto fantastico, come a voler isolare e sminuire la moda Argentiana per l’onirismo estremo e per un escamotage narrativo in sé per sé venuto a noia ma imposto dalle leggi del mercato e dalla mediocrità di chi fa il cinema per motivi alimentari e non vuol dare al pubblico nulla che non abbia già voluto prima.

Piuttosto inverosimile la povera moglie di Testi, Herta (interpretata da Karin Baal), algida insegnante di matematica dall’aria piuttosto ‘bondage’, che vive gli evidenti tradimenti del marito alternando espressioni di rabbia malcelata a bronci bambineschi piuttosto ridicoli, influendo sulla storia quanto una fastidiosa ombra che non voglia appartenere allo sfondo. Solo quando scopre che la relazione segreta del marito è platonica (ma non per la volontà di lui) ecco che inizia a sorridere e si schiera al suo fianco nel tentativo di aiutarlo a risolvere il mistero ma l’amore non sempre legittima un comportamento tanto cretino e privo di sfumature. Così, Testi e la Baal diventano la classica coppia di dilettanti decisi a svolgere l’indagine al posto della polizia, rappresentando il solo elemento ‘classico’ del genere che Dallamano e Di Geronimo usano senza alcuna dissacrazione latente ma solo per dare il pilota automatico alla trama, diretta verso la deflagrazione di un finale davvero suggestivo e inquietante ma che non è il caso di svelare.

Anche l’ambientazione, Londra, è tra le cose superflue del film. Si avverte solo in alcuni particolari, la classica cabina telefonica rossa da cui l’assassino chiama per attirare fuori di casa una delle vittime; le bombette o le pipe rifilate in testa e in bocca ad attori dall’aria inglese quanto le comparse di un film di Germi o Bolognini e così via. La chiesa, il confessionale, l’interno degli appartamenti arredati in modo piuttosto barocco, fanno pensare molto all’Italia e se escludiamo l’incontro del professore con il fotografo (sulla casa galleggiante, verso la fine del film) ma soprattutto le scene del pedinamento a Hyde Park e quella del cottage dove le giovani in principio consumano il ‘delitto’ che le condurrà a morire una dopo l’altra, il film sembrerebbe ambientato a Roma o a Milano. Nonostante questi pochi appunti, Cosa avete fatto a Solange? resta comunque una delle migliori creazioni del cinema nostrano, quello relegato alla seconda divisione: così in perfetto equilibrio tra giallo e horror, pregno di quel ‘dolore’ della colpa, quella morbosità confessionale, quella retorica populista che rappresentano solo alcuni elementi della ricetta misteriosa alla base di un genere filmico troppo ambiguo, sinistro, mi si perdoni il gioco di parole, per essere accettato dalla nostra cultura ‘di Sinistra’, eppure figlio della stessa madre patria che generò spaghetti e mandolini, cattolici e diessini.

Cosa avete fatto a Solange? - VOTO: 4/5

Anno: 1972 - Nazione: Italia - Durata: 103 min.
Regia di: Massimo Dallamano
Scritto da: Bruno di Geronimo, Massimo Dallamano, Edgar Wallace, Peter M. Touet
Cast: Fabio Testi - Camille Keaton - Karin Baal - Joachim Fuchsberger -
Uscita in Italia: 1972 - Disponibile in DVD:

About Ceccamea
Nato a Vetralla (VT) l'8 dicembre del 1978. Scrittore, strimpellatore di chitarra, ex-fumatore incallito. Sposato, con figli. Una di tre anni. L'altra in arrivo per il nuovo anno. Maya permettendo.

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Comments

Posted On
lug 30, 2012
Posted By
clockworkfairy

Stavo giusto meditando di ampliare la mia conoscenza dei thriller all’italiana e questo mi sembra un buon titolo per iniziare

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