Cinema Sette Note in Nero

Sette Note in Nero

Il capolavoro thriller di Lucio Fulci, un giallo dal meccanismo perfetto.

Virginia Ducci è una donna dotata di chiaroveggenza. Dopo aver vissuto “in diretta”, da bambina, il suicidio della madre, tutto sembrerebbe tornato normale, ma anni più tardi, di ritorno dall’aver accompagnato il marito in partenza per l’Inghilterra, Virginia ha una nuova visione: una donna viene uccisa e poi murata da un misterioso uomo zoppo. Arrivata in una vecchia proprietà del marito che intende ristrutturare, Virginia si rende conto che la casa corrisponde proprio a quella della sua visione e scavando in una parete scopre uno scheletro. La visione, intanto, continua a tormentarla e la donna chiede aiuto all’amico Luca Fattori, studioso di paranormale, che all’inizio sembra non darle credito, ma che poi dovrà ricredersi quando alcuni indizi comporranno un puzzle inquietante collegato alle visioni di Virginia. Nel frattempo, l’identità dello scheletro viene scoperta e il marito della donna viene arrestato con l’accusa di omicidio, costringendo quindi Virginia a ricostruire la sua visione per scagionarlo e scoprire il colpevole.

Sette note in nero è il miglior giallo di Lucio Fulci, un film che nonostante una genesi difficoltosa che lo vide completato dopo anni di lavoro e cambi alla sceneggiatura, alla fine fu considerato il simbolo del talento registico di Fulci. L’idea iniziale partì da Fulci stesso che, insieme a Roberto Gianviti, cominciò a lavorare su un adattamento del romanzo Terapia mortale, ma non trovando sbocco, il regista chiamò Dardano Sacchetti che presentò una nuova idea sviluppata in seguito insieme a Gianviti. Il progetto, però, non trovò l’approvazione di Luigi e Aurelio De Laurentiis che nel frattempo si erano affiancati all’originale produttore Alberto Pio Pugliese, allora dirigente della Cinecompany, e quindi Fulci fu costretto a cercare altrove, trovando la disponibilità di Rizzoli. La sceneggiatura che ne venne fuori fu quella di un film che viaggiava sulla scia del clamoroso successo di Profondo Rosso di Dario Argento e che ne riprendeva diversi elementi, in primis quello soprannaturale molto utilizzato in quegli anni, senza però abusarne. Sia per Argento che per Fulci, infatti, tale elemento non faceva da contorno alla storia e non venne utilizzato soltanto come coup de théâtre per impressionare o spaventare il pubblico, ma venne inserito all’interno della costruzione del film, ne divenne elemento motore. Nel caso di Fulci, poi, il soprannaturale si trasformò in uno specchio magico in cui passato, presente e futuro si mescolavano permettendo la costruzione di una storia pressoché perfetta, uno di quei gialli che funzionano talmente bene da sembrare guidati da un meccanismo a orologeria.

Il pregio principale di Sette note in nero è la sua straordinaria capacità di sorprendere lo spettatore, Fulci & Co. hanno avuto il merito di costruire attorno allo spettatore una sorta di gabbia dalla quale, una volta entrati, è pressoché impossibile uscirne. La storia avvolge chi guarda il film, lo fa entrare nel micro mondo costruito da regista e autori, costringendolo per oltre un’ora e mezza a fare dei luoghi in cui è ambientata la pellicola il proprio mondo. Siena, città dove si svolge la storia, si trasforma in un posto fantastico, slegato dal terreno, e si trasforma nella tela di un ragno: anche qui è rintracciabile il legame tra il primo Dario Argento e il Fulci del giallo, entrambi capaci di fare delle loro ambientazioni luoghi reali, spaventosi e angoscianti che sembrano avviluppare lo spettatore. Guardando Sette note in nero o Profondo Rosso o ancora L’uccello dalle piume di cristallo si ha la sensazione di venire rapiti, di affrontare un viaggio nello spazio e nel tempo in cui ogni nostra cognizione fisica e razionale viene meno.

Su questo Fulci è maestro soprattutto nelle sue scelte registiche in cui lo zoom e i primi piani vengono utilizzati proprio nel tentativo di creare e rafforzare il rapporto tra film e spettatore. Già nel prologo iniziale, quando la piccola Virginia ha la visione del suicidio della madre, c’è un alternarsi tra il primo piano degli occhi della bambina e quelli della madre che permettono allo spettatore di vivere il dramma in simbiosi coi personaggi. Una scelta confermata, poi, dai molti primi piani di Virginia adulta, sconvolta dalla nuova visione. Col suo originale modo di utilizzare la macchina da presa, Fulci sembra invitarci dentro la testa della sua protagonista, vuole che i nostri occhi siano quelli di Virginia, e crea un meccanismo di immedesimazione che gli permette di mantenere sempre alta la suspense, soprattutto in prospettiva di un finale mozzafiato dove le carte saranno magistralmente mescolate, anche grazie alle convincenti interpretazioni degli attori che non vanno mai sopra le righe.

Alla luce di quanto detto, risulta ancora più strano l’insuccesso riscosso al botteghino nel 1977, anno d’uscita del film, dove incassò soltanto 374 milioni delle vecchie lire, nonostante l’apprezzamento da parte di buona parte della critica di allora. Lo scarso risultato è imputabile principalmente a due elementi: da un lato l’ascesa inarrestabile di Dario Argento che causò la produzione di vari epigoni e quindi il mescolarsi di buoni e cattivi prodotti che inevitabilmente finirono nello stesso calderone; dall’altro la disputa sul giallo stesso, tirato a destra da chi amava, come i De Laurentiis stessi, contaminare il genere con inserti umoristici (basti pensare a film come Passi di morte perduti nel buio di Maurizio Pradeaux o a La tarantola dal ventre nero di Paolo Cavara o infine a Il gatto di Luigi Comencini), e a sinistra da coloro che intendevano dare una svolta orrorifica al genere, in primis lo stesso Argento (Tenebre e la trilogia delle tre Madri) e Michele Soavi (Deliria, La Chiesa). Un turbinio che finì per coinvolgere lo stesso Lucio Fulci che già un anno più tardi, siamo nel 1978, girò l’ottimo Zombi 2, sancendo così l’abbandono del giallo e inaugurando il fortunato connubio con l’horror, che negli anni a seguire lo avrebbe visto assoluto protagonista.

Sette Note in Nero - VOTO: 5/5

Anno: 1977 - Nazione: Italia - Durata: 95 min.
Regia di: Lucio Fulci
Scritto da: Dardano Sacchetti/Roberto Gianviti
Cast: Jennifer O'Neill - Gianni Darko - Gabriele Ferzetti - Marc Porel - Evelyn Stewart
Uscita in Italia: 1977 - Disponibile in DVD: Disponibile

About Marcello Gagliani Caputo
Giornalista pubblicista, scrive racconti (Finestra Segreta Vita Segreta), saggi sul cinema di genere, articoli per blog e siti di critica e informazione letterario cinematografica, e trova pure il tempo per scrivere romanzi (Il Sentiero di Rose).

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