Cinema Dead Sushi: anteprima

Dead Sushi: anteprima

Benvenuti alla sagra del gore. Specialità sushi assassino. Dal lontano Giappone ennesima opera estrema per stomaci forti.

Non abbiamo ancora digerito la disgustosa ma spassosissima visione dei morti coprofiliaci di Zombie Ass: Toilet of the Dead che già una nuova disturbante pellicola è in arrivo dai laboratori della Typhoon Sushi, vera e propria fabbrica dell’estremo made in Japan. Principali esponenti della Typhoon sono due registi apprezzati e stimati non solo in patria, tra loro simili solo in prima analisi per attitudine e stile. Stiamo parlando di Noburu Iguchi e Yuday Yamaguchi, due quarantenni completamente pazzi a cui si deve il merito di aver riportato ai fasti di Tetsuo: The Iron Man (1989, Shinya Tsukamoto) il Cinema estremo del Sol Levante. Dopo il decennio egemonizzato dal filone ghost-revenge dei vari Hideo Nakata, Takashi Shimizu, Kioshi Kurosawa e annessi proseliti continentali, su tutti i fratelli Pang e Banjong Pisanthanakun, il J-Horror torna a cavalcare con fierezza l’onda buona dell’exploitation, abbandonando (anche se non del tutto) la fortunata ma ormai logora stagione della paura per sottrazione. Accade così che case di produzione come la Typhoon abbiano facoltà di scandalizzare critici tradizionalisti e ingentilire fino al visibilio gli appassionati nei festival di mezzo mondo. Stiamo parlando di un microgenere dalle tinte forti, intriso fino al midollo di ironia e iniquità, legato indissolubilmente alla caricatura del guazzabuglio culturale nipponico, il cui portato è sempre e comunque votato all’eccesso, al paradosso, al nonsense e al no limits. In questa deriva post moderna del kabuki, trova la sua nobile collocazione l’opera di Noburo Iguchi, ex regista porno ed ex attore caratterista che sta a Yoshihiro Nishimura un po’ come Rodriguez sta a Tarantino, ovvero una sorta di allievo la cui gavetta lo porta talvolta a superare il maestro nel giro di brevissimo tempo. Sebbene Nishimura sia più anziano di Iguchi solo di un anno, inizialmente il primo agisce da mentore del secondo, affidandogli la realizzazione dei finti spot pubblicitari della perla Tokio Gore Police (2008), pellicola apprezzata anche da noi al Future Film Festival di Bologna del 2009. Da qui in avanti Iguchi consolida la sua indipendenza sfornando dopo pochi mesi il geniale rape and revenge The Machine Girl, lungometraggio ormai seminale, del quale i cultori del genere dovrebbero assolutamente possedere  lo splendido DVD edito da Nikkatsu.

Iguchi rende il massimo degli onori a Fulci, Raimi, Margheriti e appunto Tarantino e Rodriguez, omaggiandoli in più di una sequenza,  evitando di esporsi al ludibrio ma, anzi, risultando credibile nella rappresentazione tipicamente far east, condendo l’impianto visivo di abbondanti dosi di caotico dileggio. Dopo il successo di The Machine Girl  e il successivo corto spin-off Shyness Machine Girl (2009), Iguchi adduce alla sua filmografia altri iperbolici  esemplari di extreme japan gore, quali Robogheisha (2009) e Mutant Girls Squad (2010), veri e propri inni ipercinetici alla misandria, per poi reinterpretare a suo personalissimo modo due grandi classici della Tv giapponese, il comic-robot di fine Settanta-primi anni Ottanta, con Karate Robot Zarborgar (2011) e l’horror kaidan dei primi Duemila, con Tomie Unlimited (2011). Zombie Ass è roba di pochi mesi fa, ultima fatica di questo prolifico autore, capace di avallare l’allegoria del cittadino nipponico medio, vittima della grande crisi economica degli ultimi vent’anni e anestetizzato dalla spasmodica ricerca di conferma nei nuovi media e nell’attaccamento alla dicotomia tradizione-innovazione. Proprio in questa direzione si suppone andrà Dead Sushi, irriverente trasposizione culinaria del filone viral zombie. La sinossi è come da copione grottesca e confusionaria ma non va sottovalutato il valore aggiunto del rendere gli umani alimenti degli alimenti, in particolare del sushi, piatto sacro e prelibato, come se l’umanità fosse punita per il suo consumismo da iper mercato ma anche per la ritualizzazione maniacale e secolare legata alla nutrizione. Geniale.

Keiko è la figlia di un leggendario sushi chef che per temprare i suoi allievi li sottopone a estenuanti sedute di kung-fu. La ragazza vuole seguire le orme del padre ma, nonostante ce la metta tutta, non regge la pressione degli allenamenti marziali. Keiko decide così di fuggire e trova lavoro in una specie di agriturismo pieno di colleghi arrapati e misogini. le cose si complicano quando una comitiva di dipendenti di una famosa multinazionale farmaceutica giunge in visita al ristorante per testare il famoso sushi della casa. Peccato che al loro seguito ci sia uno scienziato pazzo, silurato dagli alti vertici dell’azienda, che per vendetta decide di avvelenare il cibo con una droga capace di rendere le prelibatezze in mostri assetati di sangue. Non è tutto. Se si è feriti dagli insospettabili bocconcini da asporto si diventa zombie come da ricetta di nonno George (Romero, si capisce..). Keiko dovrà ricorrere alle fondamenta di kung-fu apprese durante il training sulle orme di papà allo scopo di sopravvivere a cotanta bagarre. Sarà abbastanza per sconfiggere un nemico così… indigesto?

Protagonista di Dead Sushi sarà Rina Takeda, beniamina del pubblico nipponico e sorta di Van Damme in kimono e coltello shogun, già ampiamente apprezzata nell’action High kick Girl (2009, Shigeru  Matsuzaki). Il trailer è spassoso e celebrativo dei mitici Settanta, ne esiste uno in formato lungo di cinque minuti circa, l’altro molto simile ma compresso di due minuti e mezzo abbondanti. Iguchi, già come abbozzato dal suo collega alla Typhoon Yuday Yamaguchi nell’ottimo e violentissimo Meatball Machine (2005), proverà come detto a rendere mostruoso il cibo in un estremo tentativo di destrutturazione delle nostre certezze più scontate. C’è da scommettere che l’approccio da cocktail estivo, la fresca amalgama di action, commedia e splatter non deluderà gli amanti del genere e ci sono ottime possibilità che anche i più scettici possano col tempo rivalutare la vena artistica di un sottogenere che ha fatto del mostrare il non mostrabile, senza troppi patemi seriosi, il suo punto di forza.

Difficile possa arrivare nelle nostre sale, più probabile una distribuzione direct to video. Attendiamo famelici.

About stefano paiuzza
Appassionato d'horror da tempi recenti ma affascinato dalla paura da sempre. Ama in particolar modo il cinema europeo ed extra hollywoodiano in genere. Sogna una carriera come critico cinematografico e nel frattempo si diletta tra letture specifiche e visioni trasversali. Lavora a stretto contatto con la follia o forse è la follia a lavorare su di lui. Se fosse un regista sarebbe Winding Refn, uno scrittore Philip Roth, un animale una tartaruga. Ha pronto uno script per un corto ma non lo ha mai fatto leggere. Citazione preferita: "La dittatura è dentro di te" Manuel Agnelli.

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