Apocalittico Quella casa nel bosco

Quella casa nel bosco

Un horror pirandelliano inaspettatamente geniale. Un gruppo composto da cinque compagni di college va in gita in campagna, in una casetta isolata, per un week-end di dissolutezze, ma subisce l’attacco di orripilanti esseri sovrannaturali e trascorre una notte di infinito terrore tinto da fiumi di sangue.

Chi avrebbe scommesso, solo un anno fa, anche una cicca sputata, a favore di Joss Whedon, l’autore del fenomeno Buffy l’ammazzavampiri e poi di tanti, troppi flop di incredibile portata? Invece, incredibile dictu, a smentire un po’ tutti i corvacci affamati di cadaveri artistici, il buon Joss ci colpisce duro, al mento e allo stomaco, con due colpi ben piazzati, il supereroistico The avengers e questo Cabin in the woods, da noi fulcinamente tradotto come Quella casa nel bosco. Se il primo lo gira con grintoso estro riuscendo a creare uno dei migliori cinecomix concepiti, il secondo lo scrive e lo produce cedendo la regia al fidato amico (e sceneggiatore) Drew Goddard, proveniente dagli script dei fortunati Lost e Alias, qui alla sua prima prova registica. Cabin in the woods è però whedoniano fino al midollo a cominciare dall’ironia di fondo, ma soprattutto dall’idea, pazza, assurda, ma anche terribilmente geniale, di fare un horror che parodizza il genere senza mai metterlo alla berlina, una dissacrazione totale di luoghi, situazioni, eventi giostrati con un’intelligenza narrativa non comune. C’è dentro tutto l’horror che amiamo, citato con forza dai modelli Raimi e Carpenter, la casa di Evil dead, la cantina che porta ad un libro maledetto, gli zombi che ripropongono la lezione di Fog, i ragazzi infoiati che diventano carne da macello per splatter di bassa lega, poi, ecco il guizzo, il lampo che fa accendere la lampadina e rigira la banale concezione in un’ottica nuova di terrore lovecraftiano aggiornato all’era reality show. In Cabin in the woods c’è un’idea metacinematografica che sublima il facile giochetto alla Craven di Scream: l’horror non solo è un genere da studiare e riproporre, ma da rimettere in scena riscrivendolo a partire dalle sue ingenuità. Probabilmente i personaggi whedoniani neanche sanno cos’è La casa di Sam Raimi, ma la vivono, la interpretano come maschere di una commedia dell’arte accorgendosi ad un certo punto dell’assurdità delle loro azioni in una sorta di horror pirandelliano. Si può dire che Cabin in the woods è come un oggetto finto vintage che tradisce apposta la sua natura moderna, un quadro di apparente superficialità che nasconde un’anima terroristica pronta a deflagrare. Dal canovaccio semplice semplice iniziale, gli zombi e i ragazzi in attesa di essere massacrati in uno chalet, Wheddon e Goddard all’improvviso, quasi con violenza, ci trasportano in un finale che frulla con sagacia tutto l’horror dagli anni 80 ad ora, Clive Barker, i Resident evil, i 13 fantasmi freschi di remake, i maniaci di The Strangers, un gioco citazionistico con corpi fatti a pezzi e mostri da luna park macabro alla Empire di Charles Band, riuscendo nel difficilissimo compito di sorprenderci e divertirci come fossimo tornati bambini in polverosi cinema di periferia. Grazie ad elementi all’apparenza sbagliati, gli attori piatti, la trama sentita cento volte, Cabin in the woods mette in scena l’horror più intellettuale del decennio arrivando a toccare l’animo delle grandi masse e non solo dei critici di settore. Cosa non semplice, ma che ci regala un nuovo classico del genere. Straconsigliato.

Quella casa nel bosco - VOTO: 4/5

Anno: 2011 - Nazione: USA - Durata: 90 min.
Regia di: Drew Goddard
Scritto da: Drew Goddard, Joss Whedon
Cast: Kristen Connolly - Chris Hemsworth - Anna Hutchison - Fran Kranz - Jesse Williams
Uscita in Italia: 18/05/2012 - Disponibile in DVD:

 

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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Comments

Posted On
mag 26, 2012
Posted By
Lorenzo

C’ho pensato un po’ su, prima di commentare questo film. Perchè l’eccesso di aspettative non è mai buona cosa, e quindi lo volevo lasciare sedimentare nella stanza dei ricordi.
E’ che non riesco a trovarlo un film horror.
Chiamiamolo divertissement, chiamiamolo apocalyptic survival urban fantasy, chiamiamolo come volete, ma non horror.
E’ vero, c’è tutto il campionario tipico del genere, sciorinato in bella mostra, ma allora è come sostenere che burro, uova, cioccolata, vanillina, farina, zucchero, sale e confettura di albicocche sono una sachertorte. No, sono degli ingredienti, ed è dalle dosi e da come sono utilizzati che si ottiene uno splendido dolce al cioccolato o una porcheria immonda.
Quella casa nel bosco è horror come è horror la giostra delle streghe del luna park. Ossia zero.
L’ideale sarebbe stato che entrando in sala si fossero sentite le ragnatele finte che sfiorano le braccia, e il quadro d’insieme sarebbe stato completo.
Non è una porcheria, per carità, ha qualche felice intuizione, ma non è horror.
Poi, una cosa che mi da il coito interupptus della sospensione dell’incredulità sono i buchi della sceneggiatura.
[Spoiler]
Se uno è morto, mi hai fatto vedere che è morto, mi hai fatto vedere il suo sangue scorrere, deve restare morto, a meno che non stiamo parlando di un film di zombie. Non me lo puoi trasformare nel deus ex machina, così, d’amblè.
[/Spoiler]
Il citazionismo ci sta, ci sta Chtulu, ci sta Baker, ci sta Raimi, ci sta cabin fever, ci stanno i 13 spettri, ci stanno gli stereotipi, ci stanno persino le intuizioni di Lansdale nel ciclo del drive-in, ci sta tutto quello che volete, ma in un horror tutto questo deve essere “utilizzato” in modo diverso. E basta raffazzonare le sceneggiature…

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