Play Horror I am alive

I am alive

Un gioco consigliato malgrado la povertà di fondo.

Nella città di Haventon, città immaginaria degli Stati Uniti, un anno dopo un terribile terremoto, che ha spazzato via quasi interamente la razza umana, un uomo lotta per la sopravvivenza in una città desolata mentre cerca di ritrovare la moglie e la figlia da tempo disperse.

I am alive era uno di quei giochi che nel 2008 ci faceva venire più di ogni altro l’acquolina alla bocca. Il trailer di lancio infatti era accattivante: un uomo inseguito da persone comuni per salvarsi getta per terra una bottiglia d’acqua generando il caos tra i suoi assalitori. Ecco quindi che nel filmato si vedeva un mondo distrutto dalla bomba atomica e l’umanità regredita ad un branco di lupi egoisticamente feroci. L’idea di un survival horror senza soprannaturale, dove la minaccia di zombi o di fantasmi veniva sostituita dalla natura matrigna, era roba non sottovalutabile, preludio probabilmente per uno dei giochi più interessanti in via di sviluppo del periodo. Purtroppo non tutto quello che è oro luccica: I am alive visse dal 2008 una serie di disgrazie, di passaggi di consegna tra team di sviluppo, di cancellazioni e riduzioni di budget fino a ricomparire in questo 2012 in forma più modesta come prodotto scaricabile attraverso i vari canali PS3 o Xbox 360.

L’avventura ora dura solo 7, 8 ore, la grafica non fa gridare al miracolo, il look del protagonista assomiglia pericolosamente al Nathan Drake di Uncharted più che al simil Casper Van Dien del trailer passato, ma per fortuna I am alive è anche un gioco che diverte, appassiona e non risulta, fortunatamente, banale. Certo c’è il rimpianto per cosa avrebbe potuto essere se sviluppato a suo tempo, se avessero creduto davvero in lui, ma non c’è da lamentarsi a conti fatti visto la mediocrità di altri prodotti disponibili solo su download come l’obrobbioso Amy. I am alive è il survival horror più realista mai visto: le armi da fuoco sono perennemente scariche, i combattimenti (in prima persona) sono il frutto di una veloce scelta su chi deve vivere o morire, su come agire per non essere sopraffatti. Ma non solo. L’idea di un gioco che vive di arrampicate su palazzi o edifici devastati è sì mutuato da illustri predecessori come Assassin’s creed o Uncharted, ma l’uso di una barra di sforzo (già vista nel mediocre Lara Croft Tomb Raider: The Angel of Darkness) rende umano e fallibile come pochi altri il personaggio principale giocabile, Adam.

Ecco quindi che raggiungere l’alto di una torre per salvare una bambina malata diventa motivo di frustazione, le mani che prima apparivano salde centimetro dopo centimetro di scalata cominciano a sudare, la vista si annebbia ed è facile cadere giù verso il game over. Adam (riferimento biblico al primo uomo?) non è un supereroe, non ha poteri particolari, uccide per non essere ucciso, si trascina di scena in scena seguendo il sogno di ricongiungersi alla sua famiglia. Si possono notare nell’opera chiari riferimenti al primo Silent hill: dalla polvere tossica che sostituisce la nebbia all’uso di una mappa che aggiorna con il pennarello rosso le strade bloccate. I am alive è un gioco caldamente consigliato, anche in virtù del suo esiguo costo, sui 15 euro, capace di regalare tachicardia, brividi, ma anche e soprattutto un senso di vuoto incolmabile, come una grande solitudine che solo un lutto o un disastro improvviso può generare.

I am alive

Sviluppo: Darkworks (2008–3/2009)
Ubisoft Shanghai (3/2009–oggi)
Pubblicazione: Ubisoft
Ideazione: Alexis Goddard (Produttore)
Data di pubblicazione: PlayStation Network: 4 aprile 2012
Xbox Live: 7 marzo 2012
Modalità di gioco: Giocatore singolo (terza e prima persona)
Piattaforma: PlayStation 3, Xbox 360
Distribuzione digitale: PlayStation Network, Xbox Live
Motore grafico: Unreal Engine
Supporto: Download

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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