The Walking Dead Stagione 2 – Ep. 13

La seconda stagione si conclude alla grande, innalzando le aspettative per una terza stagione già attesissima.

Anche la seconda stagione è andata. Con un po’ di nostalgia, come quando si saluta un vecchio amico, gli appassionati hanno dato l’arrivederci a una delle serie più di successo degli ultimi anni, promettendo di riabbracciarsi forse già il prossimo autunno.

Quanto anticipato dal penultimo episodio è puntualmente avvenuto e l’ultima puntata di The Walking Dead si è rivelata una delle migliori dell’intera stagione, forse proprio la migliore. Spinto il piede sull’acceleratore e liberatasi di alcuni pesi ormai insopportabili (uno dei personaggi principali in particolare), la serie è sembrata trarne giovamento, tornando ai livelli della prima stagione. L’apocalisse zombesca è tornata prepotentemente al centro della narrazione e i sopravvissuti hanno ripreso a fare ciò che li aveva resi importanti per il pubblico: scappare.

La caduta della fattoria di Hershel, ormai inevitabile, ha ridato la spinta necessaria a far imboccare la strada giusta, regalandoci momenti indimenticabili di tensione. L’assedio degli zombie, spinti nei boschi dalla mancanza di cibo, proprio come gli animali durante la migrazione, hanno profanato quella che sembrava essersi trasformata in un paradiso in terra, un luogo in cui l’apocalisse non potesse arrivare. Certo, gli autori si sono un po’ troppo adagiati sfruttando la situazione, ma la conclusione è quella che tutti si aspettavano. Nessuno credeva che davvero la fattoria di Hershel sarebbe potuta essere un rifugio sicuro per i protagonisti e così alla fine è stato, costringendo i sopravvissuti a pagare ancora una volta un alto prezzo: altri personaggi moriranno, ci saranno dolorosi addii e insperati incontri.

La seconda stagione finisce, dunque, nella speranza di un rinnovato entusiasmo e in attesa di una nuova serie di episodi che vedranno l’entrata in scena di nuovi personaggi (Il Governatore e Michonne su tutti, quest’ultima coattamente introdotta con un’americanata degna di un film con Stallone, Schwarzy e chi più ne ha più ne metta), ma anche il sorprendente ritorno di altri che sembravano essersi perduti tra le pagine della sceneggiatura (Merle Dixon vi dice qualcosa?).

Tirando le somme, seppur chiudendo alla grande, questa seconda stagione non può certo definirsi al livello della prima, molto più solida, adrenalinica e avvincente. La principale causa sta probabilmente nelle discutibili scelte della produzione che ha fatto perfino fuori Frank Darabont, in nome di un non chiaro “abbattimento dei costi”, rischiando quindi di far retrocedere The Walking Dead a prodotto di serie Z. L’ispirazione (il fumetto) era però fin troppo rocciosa per permettere la concretizzazione di questo rischio e così, tra alti e bassi, la serie ha comunque continuato a galleggiare mantenendo sia ottimi dati di ascolti sia una buona qualità. I personaggi sono stati sviluppati in maniera interessante e alcuni di loro (Rick soprattutto) hanno subito una vera metamorfosi che negli ultimi due episodi si è concretizzata in maniera sorprendente.

Il compito che spetta agli autori della terza stagione non sarà affatto facile: da un lato dovranno cercare di riproporre alcune delle memorabili situazioni e ambientazioni della prima stagione, dall’altro dovranno evitare di compiere gli stessi errori che si sono visti in quella appena conclusa. Ma si sa, in caso di necessità, loro sono sempre lì, pronti a saltarti al collo e a strapparti lembi di carne, perché ormai tutti sono infetti e chiunque, da un momento all’altro, potrebbe attaccare il proprio compagno.

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