Antologie LA MACCHINA DELLA MORTE – Autori Vari

LA MACCHINA DELLA MORTE – Autori Vari

Questa raccolta di racconti nasce da un’idea sul web, ovvero cosa accadrebbe se all’improvviso, tramite un semplicissimo esame del sangue, fosse possibile stabilire come moriremo? S’infrangerebbe davvero l’ultimo dei tabù o in verità la nostra vita continuerebbe a girare intorno ad un punto interrogativo?

La macchina della morte, ci raccontano quasi tutti i nostri autori, è un oggetto quasi banale, una specie di baracconata da centro commerciale, eppure le sue risposte sono implacabili, per quanto vaghe, criptiche, spesso beffarde ai limiti della burla. Si sa come si muore, quindi, ma non si sa quando, non si conosco veramente le reali circostanze dell’attimo supremo, e soprattutto non c’è statistica o studio scientifico che possano veramente spiegare l’infallibilità di queste previsioni. Dulcis in fundo, il dubbio rimane e l’essere umano vi si arrovella – se è possibile ancor più angosciato dall’idea di sapere poco piuttosto che di non sapere nulla.

L’idea è indubbiamente vincente. Per quanto quello della morte e della sua prevedibilità sia un evergreen della letteratura e del cinema – in quanto evergreen del pensiero filosofico tout-court – bisogna ammettere che il taglio fantascientifico e post-moderno di questo volume, in cui sono raccolti i 30 migliori lavori scaturiti dal confronto online sull’argomento, rende l’atmosfera lentamente sempre più claustrofobica e angosciante, lasciandoci infine con un velo di disagio addosso che sarà difficile scrollar via.

Certo, l’andamento suona a tratti un po’ monotematico: protagonista imprescindibile è  la macchina, con i suoi enigmatici “scontrini” attraverso i quali comunica il suo vaticinio. E poi ci sono le vittime, che pensano in qualche modo che la loro vita possa essere differente solo perché sapranno come finirà, e scoprono invece di essere infine solo dei pupazzi nelle mani del destino, lanciati comunque verso una nuova forma di ignoto, assolutamente senza via di scampo, e in più ormai costantemente accompagnati da un’ombra che molto spesso impedisce di pensare, di vivere con scioltezza, di concepire di essere comunque ancora vivi. Come dire, non si può sapere e poi far finta di nulla.

E allora c’è chi sceglie di non sapere e addirittura combatte le macchine, così come nella migliore fantascienza da Asimov in poi (“Fuoco amico”). Altri si concentrano sulla remota possibilità di beffare il destino, per poi scoprire che è impossibile solo nell’illuminante momento in cui questo si compie (“Verdure”, “Pescepalla mal preparato”, “Suicidio”).  L’argomento si articola in vari modi, in alcuni racconti in modo più incisivo di altri, ma si sviluppa in ogni caso con un sotteso pessimista e catastrofista sempre molto marcato. E così conoscere la propria morte diventa un segno d’appartenza ad un’elite di stampo adolescienziale, per la quale ci si raggruppa solo con chi morirà in modi analoghi (“Marshmallow in fiamme”); perché la morte finisce inevitabilmente per diventare il fattore primario per cui le persone stanno insieme e perfino si accoppiano (“Dopo molti anni, smette di respirare, nel sonno, col sorriso sulle labbra”); ma è anche una discriminante sociale che condiziona le istituzioni (“Accoltellato dutante rissa in carcere”, il meraviglioso “Emorragia” ), mentre nascono gruppi di sostegno per quelli che non riescono ad accettare il loro futuro (“Nel tentativo di salvare qualcuno”), e altrove furbetti di varia natura cercano solo di guadagnare a palate dai responsi della macchina (“Cicaina e antidolorifici”). Ogni racconto s’intitola come un modo di morire, accentuando l’ironia macabra che impregna questo libro.

Trenta racconti forse sono tanti, quando ruotano così strettamente attorno allo stesso argomento. Ho intravisto la possibilità di un’ulteriore selezione che veramente potesse rappresentare il meglio del meglio, per ogni sfumatura del concetto. Ma alla fine si leggono tutti volentieri, si divorano, quasi, alla ricerca di quello consolatorio che ci rimetta in pace col mondo.  E invece, sebbene qualche racconto sembri, se possibile, più leggero di altri, nessuno offre un barlume di speranza: anzi, sono tutti concordi nel sottolineare che conoscere la ragione della propria morte non ci salverebbe dalla paura che abbiamo di affrontarla, aprirebbe semmai solo nuovi inquietanti interrogativi e costringerebbe a delle scelte che sembrano aver senso solo nell’ottica di una fine più o meno tragica. Questo per buona pace dell’arte – che di questo ignoto e delle sue conseguenti metafore si nutre ogni giorno.

“La consapevolezza di poter sapere come saremmo morti cambiò il mondo: la gente si fece al tempo stesso meno timorosa e più spaventata. Non c’è motivo di non buttarsi con il paracadute, se il tuo foglietto dice SEPOLTO VIVO. Ma la scoperta che le predizioni prediligevano i colpi di scena e le sorprese gettò un’ombra su tutto quanto. Rese i responsi più sinistri: sì, il paracadutismo non dovrebbe essere pericoloso se morirai sepolto vivo, ma se atterrassi in una cava di ghiaia? E se non finissi sepolto vivo nella terra, ma in qualcos’altro? Rimanere coinvolto nel crollo di un palazzo conta come ‘sepolto vivo’? Per ogni possibilità scartata dalla macchina sembravano aprirsene molte altre, con vari gradi di plausibilità.” [cit.]

La macchina della morte
Notizie da un mondo dove le persone sanno di che morte morire

Autori Vari
A cura di Ryan North, David Malki! e Metthew Bennardo.
Editore Ugo Mursia, collana Grande Universale
2012, Pagg. 560
€ 19.00

About Simona Bonanni
Simona da piccola aveva paura dei vampiri, oggi non ne può più fare a meno, a costo di incappare in libri e film di discutibile qualità. Artisticamente onnivora, è attratta da tutto ciò che è strano, oscuro e singolare. Divora pagine in gran quantità, scrive, fotografa, crea e dà molto credito a tutto quello che le passa per la testa. Ma l’unico che l’ascolta è il suo gigantesco gatto nero.

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