Recensione film The Mutilation Man

The Mutilation Man

Quale percorso professionale abbia portato i fratelli Derek e Shane Cole a gettare nel calderone del cinema indipendente la loro prima creatura non ci è dato a sapere.

Un misterioso, enorme uomo mascherato irrompe silenziosamente nella quiete di un quartiere residenziale, lasciando dietro di se i corpi orribilmente mutilati della sue vittime. La polizia brancola nel buio: il maniaco non sembra avere alcun movente plausibile. Almeno finchè nel mirino del folle non entrano i giovani Roy e Jessica: a quel punto, legati e torturati, alla coppia inizierà a palesarsi la sconvolgente verità su quel’ apparentemente immotivata ondata di violenza.

Sarebbe profondamente ingiusto considerare una generica mancanza di talento in qualsivoglia attività una colpa. Al limite la si potrebbe vedere come una iattura: per se in ogni caso,  per gli altri quando la suddetta mancanza va ad inficiare la qualità di un qualcosa che, oltre che a fomentare il nostro sacrosanto autocompiacimento, deve necessariamente confrontarsi con il loro gusto e le loro sensibilità.

 Quando però l’ideale diventa pratico e ci si sposta sul campo del provarci sempre e comunque, le attenuanti del caso iniziano a farsi un po’ più labili e discutibili, quasi le fosse cinematografiche non fossero già pieni dei figli orfani dell’ inventiva, della tecnica e della capacità di buttare nella mischia qualcosa per cui valga la pena spendere tempo e soldi. Quale percorso professionale abbia portato i fratelli Derek e Shane Cole a gettare nel calderone del cinema indipendente la loro prima creatura non ci è dato a sapere: dopotutto, a giudicare dagli esiti, non dev’essere stato un iter particolarmente interessante e ricco di spunti. Misteriosamente celebrato da più parti come next big thing della passata stagione horror indipendente, The Mutilation Man è costruito sul prevedibile impianto costituito da un anonimo villain mascherato, imponente e silenzioso, e la sequela di atrocità a cui sottopone i malcapitati di turno, cercando di nobilitare narrativamente il tutto ingarbugliando un po’ le carte intorno alla reale identità e al reale movente del maniaco.

Non si riesce francamente a spiegare, se non con il tentativo di ricombinare un tot di suggestioni varie in un’alchimia casuale,  la scelta di affidare le dinamiche tipiche del torture porn un simil-Jason statuario e imponente, considerato che del genere ormai nemmeno più tanto in voga mancano i soldi in grado di garantire un livello di gore sufficiente e credibile e del boogeyman mancano le dinamiche in grado di scatenarne la decerebrata esplosività in your face. I Cole se lo sono scritto, girato e pure interpretato insieme a una manciata di altri misteriosi Cole chiamati ad ingrossare le fila di un cast il cui livello medio è penosamente basso, tanto che ogni interprete si ritrova a caricare di ogni passaggio di un’enfasi che fa costantemente correre la pellicola sul pericoloso filo del ridicolo involontario, soprattutto considerato che in scena non scendono mai più di 3/4 interpreti contemporaneamente, silenzioso bruto compreso. Nemmeno lo sforzo di costruire qualcosa in più a livello di intrigo narrativo funziona, perché le dinamiche che dovrebbe condurci verso lo scioglimento della matassa sono così ripetitive e prive di ritmo che l’unica domanda a cui davvero non vediamo l’ora di avere risposta, non appena intuita la reale entità della pellicola, è “Ma quando finisce ‘sta roba?


The Mutilation Man (USA, 2010)

Regia: Derek & Shane Cole

Sceneggiatura: Derek & Shane Cole

Interpreti: Sabrina Carmichael, Derek Cole, Shane Cole, Ed Cole, Denise Gossett

Durata: 81 min.

Distribuzione: Cut Entertainment

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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