Cinema Prometheus: alle origini del male

Prometheus: alle origini del male

E’ Alien, ma senza Alien. Il prequel firmato dal papà della saga promette di stupire ancora, raccontando le origini della saga che più di tutte ha dimostrato che horror e sci-fi possono convivere perfettamente insieme.

Dirige Scott, scrive Lindelof, montaggio affidato a Pietro Scalia e fotografia di Dariusz Wolski, c’è bisogno di aggiungere qualcos’altro? Ah certo, il cast:  Noomi Rapace, Michael Fassbender, Guy Pearce, Idris Elba, e Charlize Theron. Prometheus è a tutti gli effetti un film importante e come afferma lo stesso regista che “pur rimanendo collegato al primo Alien, si è trasformato in un progetto di respiro più ampio”. Quindi i presupposti per un grande film e per un nuovo uso della parola prequel ci sono tutti.

Da noi uscirà il 14/9/2012, un mese dopo il rilascio negli States, e racconterà le vicende di un team di esploratori che scopre una traccia delle origini del genere umano sul pianeta. La scoperta li condurrà in un viaggio rischioso negli angoli più remoti dell’universo, dove dovranno combattere contro qualcosa al di la di ogni immaginazione per salvare il futuro dell’umanità.

Stavano cercando le nostre origini, ma potrebbero aver trovato la nostra fine” questa è la tag del kolossal firmato Ridley Scott che a parte qualche immagine e ben due trailer rimane ancora celato dietro un’alone di fitto mistero. E le poche informazioni trapelate, appartengono agli stessi realizzatori. Damon Lindelof, lo sceneggiatore commentava così il trailer dalle pagine di Hero Complex: “Una parte di me desidererebbe che io stessi lavorando a un progetto per il quale posso dire “Questo è esattamente quello che è” senza dover dover mantenere la segretezza o il mistero. Ma, d’altro canto, penso che la sua genesi, avvenuta un paio di anni fa – quando Ridley aveva annunciato che intendeva realizzare un “prequel” di Alien – sia cominciata proprio così per evolversi poi nel “E’ o non è un prequel di Alien?”. E’ una danza che stiamo facendo da prima che la gente vedesse qualcosa. Ora le persone stanno vedendo delle cose e il materiale parla da solo. Se lo osservi attraverso il prisma del “voglio che sia il prequel” noterai la scritta “Prometheus” che appare in maniera analoga a quella del logo di Alien, il design dei set e il tono generale del tutto. Se ti poni dalla prospettiva del “voglio qualcosa di nuovo e originale”, penso che il trailer svolga egregiamente il compito del far vedere qualcosa di fico a chi non ha neanche mai visto Alien.”

Ridley Scott invece si sbilancia un tantino di più nell’intervista rilasciata a Filmophilia, che vi postiamo tradotta in italiano qui sotto:

D: Il cast del film è molto valido…

R: Siamo rimasti fedeli ad Alien che non aveva grossi nomi di star. Penso che sia stato il primo film di Sigourney Weaver.

D: Lo stai ricollegando direttamente ad Alien?

R: Non del tutto.

D: Non del tutto?

R: No.

D: No?

R: Mi spiego e cito una frase che ho già detto che trovo appropriata: alla fine del terzo atto comincerai a realizzare che c’è il DNA del primo Alien, ma non dei successivi. Non ti spiegherò di cosa si tratta, ma è un processo piuttosto buono, piuttoto organico di ricollegamento alle origini. Stiamo procedendo all’indietro, non in avanti.

D: La sinossi ufficiale della Fox parla di “divinità aliene”, lo Space Jokey del primo film?

R: Si, eccoti la rivelazione. E’ un concetto che mi ha sempre affascinanto, voglio dire, nella mia carriera ho fatto solo due film di fantascienza, ma nessuno mi ha mai domandato chi diamine fosse lo Space Jokey. Non era neanche chiamato così, qualcuno, non mi ricordo neanche chi, durante il film inizia a chiamarlo Space Jokey. Ho sempre trovato divertente il fatto che nessuno mi abbia mai chiesto chi fosse, perché si trovava li. Di cosa sia trattava? Sono stato seduto a pensare per diverso tempo e ho pensato che c’era una storia da raccontare, una vicenda che gli altri quattro film non avevano detto.

D: Utilizzerai il design originale di Giger?

R: Abbiamo avuto per anni una buona relazione con Giger. Sono stato il primo ad andarlo a visitare in Svizzera e a persuaderlo a mettere piede su un aereo. Non l’avrebbe mai fatto, ha il terrore di volare. E alla fine è venuto Shepperton. E’ stato con me  per undici mesi. Non è mai stato in città, è sempre stato al pub. Non molto esotico o gigheriano. E’ stato in una stanza sopra un pub, un soggiorno che ha gradito molto. Gli ho fatto vedere cosa stavamo facendo, la storia, e ha apprezzato. Per cui sta facendo qualche lavoretto per me. Ha fatto alcuni murali, enormi murali, che vedremo in una dei primi “saloni” che incontreremo nel pianeta in cui atterreremo.

D: Stando alla sinossi ufficiale, i toni del film saranno molto più mitologici rispetto ad Alien. I film di Alien parlavano dei risvolti e delle premesse industriali e sociali piuttosto che mitologici.

R: Il primo Alien si basava su un meccanismo piuttosto selvaggio. Era un film di serie C fatto coi mezzi di un film di serie A. Alla fin fine si trattava del Castello Maledetto. Sette persone nel Castello Maledetto; e moriranno tutte (risate). Lo faranno in maniera orribile, una cosa che è già da sola un esercizio di stile, dato che ti può venir bene o male. Ma ha funzionato, ha funzionato piuttosto bene (…) C’è un libro di Erich von Däniken, Gli Extraterrestri torneranno. Tutti gli hanno dato del fuori di testa a causa del suo assunto di base, siamo creazioni delle divinità, che va a stridere con le logiche dell’evoluzione darwiniana (…) Poi però puoi andare al di là di esse ed ecco che ci ritroviamo qua con questi cellulari che sembrano scappati fuori da Star Trek. Roba che 30 anni fa neanche immaginavamo (…) Ora le cose sono cambiate drasticamente, tanto che puoi iniziare a pensare che tutta la nostra storia possa essere sbagliata, interpretata male (…) Tutto può essere ridisegnato. Hai quello che ti dice la NASA, la religione, persino Stephen Hawking. Siamo passati dal “è del tutto improbabile che esistano altre forme di vita nella nostra galassia” alla possibilità che esistano migliaia di altre forme di vita. E mi pare che sia stato proprio Hawking a dire “Speriamo che non ci facciano visita”. E anche la Chiesa ha affermato che l’ipotizzare la vita nello spazio non è contrario alla parola di Dio. Quindi per me la porta è aperta. Ci sono un sacco di domande sul chi abbia dato via al tutto, su chi abbia preso certe decisioni…

D: Noomi Rapace raccoglie in qualche modo il testimone di Sigourney Weaver?

R: Si, anche se sono donne molto diverse. A cominciare dall’altezza. Sigourney coi tacchi è alta 1,90, mentre Noomi insiste sul fatto che coi tacchi è alta 1,55 (…) E’ un attrice molto brava, appassionata.

D: Vedremo lo xenomorfo originale nel film?

R: No, assolutamente no. L’hanno spremuto fino al midollo. E’ sopravvissuto bene agli anni, però ora è anche a Disneyworld a Orlando. Come c’è finito a Disneyland? Gesù Cristo, l’ho visto a Disneyland!

Quindi niente xenomorfo in Prometheus, eppure dal trailer si notano benissimo dei contenitori molto simili alle uova dai quali fuoriescono i facehugger nella saga di Alien. Che il buon vecchio Ridley cerca di sviarci?

GUARDA IL TRAILER!

About Giovanni Lorecchio
Famiglia modesta, lui un po’ meno. Un folle, dilaniato da miliardi di idee ma con pochi mezzi per realizzarle. Grande appassionato di cortometraggi in computer grafica e di colonne sonore, ama particolarmente l’accostamento horror/sci-fi. Odia il brutto cinema e si dedica alla composizioni di colonne sonore di genere.

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