Cinema Black Christmas: Un Natale Rosso Sangue

Black Christmas: Un Natale Rosso Sangue

Billy è semplicemente un guardone che ti spia tutto l’anno. Che differenza c’è, dunque, tra lui e Babbo Natale?

Quando si decide di realizzare un remake di un film cult, bisogna prepararsi affrontare la cosa con i piedi di piombo. Il pubblico, infatti, avrà talmente ben presente il modello originario, da fiutare il minimo cambiamento.

 Il “coraggioso” regista dovrà, dunque, fronteggiare la critica con un giubbotto antiproiettile, tenuto ben saldo sul petto. Glen Morgan, affermato regista e produttore di alcune delle serie televisive più famose di tutti i tempi (X Files e Millennium), dopo il poco riuscito Willard: Il Paranoico, decide di sedersi in cabina di regia per realizzare Black Christmas: Un Natale Rosso Sangue, remake del capolavoro firmato da Bob Clark nel lontano 1974.

Billy Edward Lenz è divenuto un uomo, ormai, ed è rinchiuso in una delle migliori cliniche psichiatriche americane. Durante la notte di Natale, il killer riesce ad evadere e a tornare nella sua casa natia, adibita a casa famiglia per giovani ragazze orfane. Dopo averle spaventate con telefonate minacciose, le aggredisce fisicamente una ad una, replicando la strage sanguinolenta che lo aveva visto protagonista 30 anni prima nella pellicola di Clark. Due lunghi flashback raccontano la nascita del mostro e della sua progenie. Perché Billy è tornato, e questa volta non è solo….

Appare evidente sin dalla trama, dunque, che Morgan abbia scelto di differenziare il suo protagonista dall’originale soprattutto per la presenza fisica. Se il Billy di Clark, infatti, era più che altro un ombra, uno spettro, una presenza di cui si conosceva solo la voce (e nemmeno più di tanto visto la costante modificazione della stessa), il Billy Edward Lenz di Morgan è uno scimmione mastodontico molto più simile al Michael Meyers di Rob Zombie che non a quello di Carpenter. Ecco quindi spiegato il motivo per cui – complice un maggiore budget- la violenza, il sangue e “chicchi di grandine che sembrano noci”, imbrattano ogni fotogramma della pellicola. Laddove Clark economizzava informazioni, gli omicidi e i background, giocando sulla sottrazione e sulla suspense, Morgan abbonda fino al disgusto di spiegazioni, giustificazioni (se possibile) e condanne. Cosa ne esce fuori? Un ritmo rallentato, una sceneggiatura senza colpi di scena e un film che si confonde nella mischia di quelli orrorifici degli ultimi anni.

Il carisma che caratterizzava le protagoniste della pellicola originale, lascia il posto all’opacità e all’inespressività disarmante di quelle attuali. Provenienti essenzialmente dal mondo televisivo (Buffy) e da quello horror-thriller degli ultimi tempi (Final Destination) le ragazze sembrano una massa di gallinelle sgambettate difficilmente distinguibili le une dalle altre. Ecco dunque che lo spettatore riesce a notare la loro presenza ma non la loro assenza. Il tema dell’occhio, della vista (cieca), del bisogno vouyeristico di spiare l’ospite (preferibilmente femminile), infatti, è ridondante fino all’inverosimile, tanto che appare chiaro che il regista ci esorta a rimanere vigili… per evitare che ci addormentiamo. Ci viene detto che Billy uccide per “eccitamento sessuale” e per “dimostrare amore” a coloro che, di volta in volta, diventano la sua famiglia, ma che non può essere considerato un vero e proprio serial killer perché viene arrestato prima del tempo (quel “lungo periodo” necessario a divenire “seriale” e quindi “pericoloso”). E allora, dobbiamo convenire con una delle vittime: “Billy è semplicemente un guardone che ti spia tutto l’anno. Che differenza c’è, dunque, tra lui e Babbo Natale?”.

 

Black Christmas: Un Natale Rosso Sangue

Regia: Glen Morgan
Cast: Katie Cassidy, Michelle Trachtenberg, Mary Elizabeth Winstead, Lacey Chabert, Kristen Cloke, Andrea Martin, Crystal Lowe, Oliver Hudson, Karin Konoval, Dean Friss, Robert Mann, Jessica Harmon, Leela Savasta, Kathleen Kole, Cainan Wiebe
Durata: 96’
Nazione: Canada
Anno: 2006

About Martina Calcabrini
Ha ereditato l'amore per il cinema horror quando era ancora in fasce. La passione per le creature mostruose, per l'ignoto e per l'oscuro le scorre nelle vene e le permette di affrontare qualsiasi Mostro della notte...

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