Cinema Catacombs – Il mondo dei morti

Catacombs – Il mondo dei morti

Un filmaccio scorretto, banale, pretestuoso, girato come un videoclip scemo alla Saw 234.

Victoria , una giovane e bella americana con qualche problema di nervi, decide di concedersi una vacanza e raggiunge a Parigi la sorella Carolyn. Già alla sua prima notte in Francia Carolyn la trascina in uno strano e sfrenato party nelle antiche catacombe della capitale. Basta un attimo, un malinteso, e Victoria si ritrova sola nelle spaventose e interminabili gallerie sotterranee, un labirinto di oltre 400 chilometri che cela milioni e milioni di scheletri. E qualcuno, o qualcosa, la sta cercando, nel silenzio e nel buio.

Ah la Francia e la sua magica bellezza! Io a Parigi ho davvero perso la testa. E’ proprio l’aria che respiri, la magia di luoghi che sanno catturarti in un attimo e rapirti come farebbe una bella donna. Poi davvero mi dico a livello culturale cinematografico noi in Italia sembriamo il terzo mondo: vai in una qualsiasi libreria francese e trovi un testo su Riccardo Freda, ma vi rendete conto? Cioè se io vado tipo a Milano alla Feltrinelli più cool, magari quella di diciotto piani per tremila metri quadrati, e chiedo un saggio su Riccardo Freda, il regista di L’orribile segreto del Dottor Hichcock, il padre con Mario Bava dell’horror italiano, il commesso, grattandosi l’ascella e facendo finta di controllare il database, mi dirà “E’ esaurito”. Chissà perché poi ti dicono sempre in libreria che un testo è esaurito, mai che non esiste. Vi sfido vi prego ad andare e chiedere, che so, “Le avventure di Sticchio superstar” e nessuno vi farà notare che ve lo siete inventati, ma solo che è esaurito, in quel limbo un po’ astratto delle biblioteche babeliche che raccolgono il sapere passato, presente e ipotetico.

In Francia no, loro il testo stracazzutissimo su Freda, con mille note a margine, persino la seduta spiritica del regista, ce l’hanno. Certo magari i francesi non hanno mai vinto la medaglia per la simpatia, per la cortesia, se li guardate storti vi infilano una baguette nel vostro luogo più sacro e segreto, ma, Diamine!, hanno un testo su Riccardo Freda e per me questo basta e avanza per voler loro bene. Senza contare che Sophie Marceau, Alizèe e Isabelle Adjani, sono nate lì, e i kebab lì sono molto più ciccioni, unti e divini di che so Gianni il re del Kebab al porto antico di Genova. Quindi anche uno scimunito più scimunito che non si può gli basterebbe prendere una videocamera decente, un paio di attori che sappiano dire ciao davanti allo schermo senza scoppiare a ridere, e girando in Francia qualcosa di caratteristico o di almeno fintamente culturale dovrebbe portarlo a casa. Ma questo nel campo delle ipotesi perché un bosco non fa Blair Witch project, un paio di baffi non ti rendono Magnum PI e se vado in giro a mangiare un polpo crudo minimo è il polpo che mangia me. Quindi prendiamo questi due fenomeni, Tomm Coker e David Elliot, che nell’anno disgraziato 2007, si mettono in mente di girare un horror ambientato nelle gargantuesche catacombe di Parigi. E’ tutto probabilmente un Wow, Dai che storia, facciamo noi il culo ad Alta tensione, tanto c’è la location più stracazzuta de mondo. Peccato che il film sarà alla fine girato in gran parte in Romania, e di Parigi si vedrà solo qualche momento di insistita sciatteria culturale al pari dei film americani che per mostrare l’Italia devono vestire Van Damme da guaglione partenopeo, fargli dire mizzega o “vafanculo”, portare in scena un carabiniere a cavallo, un paio di baffi neri sullo sfondo, un suonatore di gondole veneziano che parla napoletano inventato, e una starlette della tv che reciterà in maniera molto più sciatta di come farebbe nella fiction più infame italiana.

Qui è un tripudio di monumenti famosi, di francesi che si chiamano tutti Jean più qualcos’altro, Jean Claude, Jean Michel, Jean Jean, e che non capiscono mai un acca di quello che dici nell’idea che se non mi comprendi la scena diventa più misteriosa come quel ragazzo che nei balli liceali sta sempre solo, con l’aria incazzata, vestito dark come Nicolas Cage in L’apprendista stregone, nella regola che così dannato deve per forza rimorchiare e, non ci crederete, non rimorchia nessuno. Ecco qui siamo allo stesso livello, solo un po’ più sconfortante. Catacombs ha comunque una bella idea di fondo, questo sia dato atto, quella di un altro mondo sotto una città moderna, con l’azzeramento della civiltà nel suo dedalo di grotte oscure, il passato che irrompe sul presente, che vive sempre con noi, con i suoi morti, con le sue radici di carne putrefatta e fango, a pochi metri invisibili dai luoghi amati, frequentati, vissuti ogni giorno. Ecco che quando la civiltà irrompe in un luogo sacro, le catacombe, con la musica da rave ad alto volume, è presto annunciata la sciagura. L’unica cosa che permette alla protagonista di mantenere un barlume di umanità è la luce, la stessa che cerca il cattivo di turno, illuminando a giorno il labirintico percorso, quindi per assonanza di idee torniamo al fuoco come prima scintilla di civiltà e al buio come materializzazione dei nostri incubi infantili.

Si fosse mantenuto solo sull’atmosfera il film del duo Tomm Coker e David Elliot non sarebbe stato male, ma eccede nel suo dilatare un’idea sulla carta efficace, ma non abbastanza supportata da una sceneggiatura adeguata. E’ un continuo seguire la protagonista, sperduta geograficamente, ma anche culturalmente, in un luogo che non conosce, vederla terrorizzata, incontrare personaggi improbabili che presto moriranno, nascondersi da un mostro che vuole ucciderla fino alla risoluzione. E’ un trascinarsi stancamente in un accumulo di idee abbozzate verso il finale più scorretto e imbecille del mondo che non vi riveleremo, ma che rende incomprensibili alcune scene viste all’inizio nel film. Poi quando ormai il disastro è stato buttato in pasto agli spettatori beoti che sono andati pure al cinema a scialacquare i loro risparmi piuttosto che fare cose più interessanti, tipo giocare a acchiappo la mosca o al potere telecinetico di spostare un oggetto, i due registi ti piazzano la sequenza più cretina mai concepita. Ecco io mi dico come si fa a fare entrare una ragazza sporca di sangue dalla testa ai piedi in un taxi senza costruire plausibilmente la scena, con tanto di tassinaro che non si scompone, ma anzi la guarda serafico, e la scorrazza fino in aeroporto? Possiamo aggiungere che il make up del mostro non è disprezzabile e ricorda molto un minotauro, ma non basta. Come non basta la presenza di Pink, la cantante, come attrice, se

1) non sa recitare

2) se il mostro, insipido e anonimo,  ha più charme di lei.

A peggiorare il tutto poi la pessima performance della protagonista Shannyn Sossamon, l’unica quarantenne che si veste da teenager e ha due espressioni per tutto il film, intercambiabili a seconda di qualsiasi cosa le succeda, imbronciata o triste con bocca aperta. Un filmaccio scorretto, banale, pretestuoso, girato come un videoclip scemo alla Saw 234. Se volete vedere mostri e caverne meglio affidarsi a Neil Marshall e al suo Descent o, per stare in serie Z, al sublime Adrenalina di Albert Pyun.

httpv://www.youtube.com/watch?v=eIpHjHDmLKU

Catacombs – Il mondo dei morti

Regia: Tomm Coker, David Elliot
Interpreti:
 Shannyn Sossamon, Pink, Mihai Stanescu
Durata:
 90 min.
Anno:
 20o7 (USA)
Disponibile in dvd

About Andrea Lanza
Si fanno molte ipotesi sulla sua genesi, tutte comunque deliranti. Quel che è certo è che ama l’horror e vive di horror, anche se molte volte ad affascinarlo sono le produzioni più becere. “Esteta del miserabile cinematografico” si autodefinisce, ma la realtà è che è sensibile a tette e sangue.

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