Cinema Goth

Goth

Itsuki e Yoru, liceali compagni di classe, scoprono di avere in comune una morbosa e malsana passione per gli omicidi.

Serial killer, scene del crimine, cadaveri e reperti sono ciò che infiamma le giornate dei due  ragazzini. Tanto basta per iniziare un’assidua frequentazione, che diventa tripudio quando un omicida inizia a colpire ripetutamente nella loro città.

Titoli di testa “fumettosi” introducono la storia di Itsuki (lui) e Yoru (lei), liceali compagni di classe. Entrambi emarginati dai giri giusti, entrambi solitari e vestiti a lutto, un bel giorno scoprono di avere in comune una morbosa e malsana passione per gli omicidi: serial killer, scene del crimine, cadaveri e reperti sono ciò che infiamma le giornate dei due catatonici ragazzini. Tanto basta per iniziare un’assidua frequentazione, che diventa tripudio quando un omicida inizia a colpire ripetutamente nella loro città, assassinando giovani donne e recidendo loro una mano prima di lasciare il cadavere “in posa” nei luoghi pubblici della metropoli.

Le macabre gesta eccitano Itsuki e Yoru più di un hentai, tanto da convincerli a intraprendere una missione privata per scovare l’autore degli omicidi e/o la nuova vittima. Ovviamente, col killer a piede libero e  assetato di sangue, mettersi sulle sue orme non è l’idea più autoconservatrice, ma la pulsione è irresistibile e così la coppietta finisce con l’addentrarsi un po’ troppo nella vicenda.
Ispirato dall’omonimo manga ma ancor di più dal romanzo (uscito in seguito), entrambi firmati Otsuichi.

Dimentico del fatto che la necropassione giovanile è già stata snocciolata più volte e assai prima nel cinema – dai finti suicidi di Harold E Maude alle ricostruzioni delle “crime scenes” di Ginger Snaps – il regista Gen Takahashi insiste sul tema e dà vita a un ottimo candidato per il titolo di j-film più lento di sempre.
Non che il ritmo martellante e i fiumi di adrenalina siano mai stati peculiarità del cinema giapponese, più propenso all’effetto-suspence e alla cura dell’atmosfera “spettrale”, ma qui manca un po’ tutto.
Gli inespressivi protagonisti non aiutano, ok, però la noia dilagante non è colpa loro: fatta eccezione per la parte tecnica, con una buona regia e una fotografia vivida, c’è poco da dire e poco da fare.
Il racconto non si presta granché alla trasposizione cinematografica, essendo essenzialmente basato sul crescere dell’intesa tra i protagonisti e del loro interesse per la morte indotta, più che sull’operato del maniaco o della necessità di fermarlo: l’intento dell’autore è lo stesso di Itsuki e Yoru, non la lotta al male ma la contemplazione dello stesso.
Il risultato è una pellicola che non lascia (e non prevede) spazio per suspence o sobbalzi, figurarsi paura; gli infiniti e soffusi dialoghi tra i due protagonisti e le elucubrazioni mentali funeree spadroneggiano, stufando tutti eccetto (forse) i fan della serie manga.
E per voi amanti (dei clichés) del genere, niente paura, al minuto 49 non manca la classica visione con bambina inquietante che rivela un passato torbido, passato che ovviamente infesterà sul filo di lana le vicende e renderà ancora più fastidioso lo sbrigativo finale.
E così tutto sommato a Goth spetta davvero un posto di tutto rispetto fra i film da “fase REM”, non da sogno ma da sonno pesante.
A me spetta invece una valanga di sushi, stasera, per provare a riappacificarmi con il made in Japan.

GOTH

Regia di: Gen Takahashi
Scritto da
: Otsuichi, Gen Takahashi
Interpreti
: Kanata Hongô, Rin Takanashi, Kunihiko Ida
Durata
: 96 min.

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