Intervista film The Divide: Parla Gens

The Divide: Parla Gens

Sostanzialmente, ho voluto far vedere quanto, nelle giuste situazioni, l’uomo sia in grado di degenerare fino a uno  stadio primitivo“.

The Divide, l’apocalisse nucleare secondo Xavier Gens (Frontier(s), Hitman) sta mietendo vittime all’annuale edizione del SXSW Festival di Austin: nell’attesa di capire quale sarà il futuro distributivo della pellicola, vi proponiamo una breve intervista al regista. Tnx to bloodydisgusting.com.

La tua ultima esperienza cinematografica risale al 2007, con Hitman. Cosa ti ha insegnato quell’esperienza?

Ho improvvisamente scoperto quant’è importante difendere la propria libertà creativa di regista. Sono stato parecchio male dopo l’uscita del film, perché il risultato finale non era minimamente quello che mi ero immaginato. Mi sono ripromesso che in un progetto futuro avrei preteso più controllo e una produzione meno invasiva, quindi è in questo senso che mi sono mosso.

Cos’ha influenzato la visione del futuro che ci hai raccontato in The Divide?

I miei stessi incubi. Qualche anno fa ho avuto questo terribile incubo riguardante la fine del mondo: è stata un’esperienza così forte che ho sentito la necessità di trasferirla su carta. Quando poi mi è finita tra le mani questa sceneggiatura intorno a questo olocausto nucleare, ho pensato che sarebbe stata una buona idea trasferire in quella storia i miei incubi. La scena iniziale è l’esatta trasposizione del mio sogno: dopotutto si può vedere The Divide come la continuazione tematica di quanto trattato in Frontier(s), un viaggio dell’essere umano attraverso le peggiori paure dell’ultimo secolo.

Le tue pellicole di genere sono tendenzialmente estreme: come sei riuscito a bilanciare l’orrore in corso all’interno dello sparuto gruppo di umani protagonisti della vicenda con quello dell’olocausto nucleare in corso fuori dal bunker?

Ho voluto che il mio film fosse pieno di simboli. Sostanzialmente, ho voluto far vedere quanto, nelle giuste situazioni, l’uomo sia in grado di degenerare fino a uno  stadio primitivo. Anche da un punto di vista puramente visuale: i protagonisti perdono peso, capelli, si ammalano fisicamente e mentalmente. E’ stato interessante approfondire quanto  in quello specifico contesto ogni persona sia in grado di scatenare negli altri le peggiori reazioni, e ognuno è al contempo protagonista e antagonista, in un continuo scambio di ruoli molto interessante.

Che tipo di ricerche avete fatto per rendere il più credibile possibile il vostro scenario apocalittico? In questo senso la sequenza iniziale del bombardamento tradisce una grande attenzione nei confronti della credibilità scientifica…

Ci siamo serviti di tonnellate di pubblicazioni, siti internet, consulenze con scienziati specializzati su quanto successe a Hiroshima e Nagasaki. L’esposizione a un certo tipo di radiazioni è in grado di provocare una forma cancerogena devastante, capace di distruggere un corpo umano in pochissimo tempo. Questo è esattamente quello che volevamo raccontare con dovizia di particolari.

La colonna sonora è molto carpenteriana…

Abbiamo riservato un’attenzione particolare alle musiche: le considero esse stesse protagoniste di ogni mio film, e spesso mi piace lasciar loro il compito di raccontarci la storia al posto dei dialoghi. In questo senso The Divide è un film molto silenzioso.

About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.

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