Un’operazione editoriale di indiscutibile prestigio e considerevole importanza, quella compiuta da Gargoyle Books.
Oltre un secolo e mezzo dopo la sua prima pubblicazione – a dispense settimanali per l’editore londinese Edward Lloyd – la monumentale opera Varney the Vampire; or, The Feast of Blood, uno dei capisaldi della letteratura vampirica, arriva in Italia in edizione integrale, con la traduzione di Chiara Vatteroni. Come sottolinea Carlo Pagetti, estensore dell’introduzione a Il banchetto di sangue, volume che nelle sue oltre cinquecento pagine raccoglie i primi sessantacinque capitoli della storia, “Varney Il Vampiro è considerato l’anello mancante che completa un percorso iniziato nel 1819 nella narrativa inglese con Il vampiro di John William Polidori, (…) e concluso nella fin-de-siècle decadente con Dracula di Bram Stoker”. Tre volumi per un totale di circa millecinquecento pagine: dopo Il banchetto di sangue, in libreria dal 25 marzo, sarà la volta de L’Inafferrabile, che si avvarrà dell’introduzione di Fabio Giovannini, e All’Ombra Del Vesuvio (introduzione di Mauro Boselli), entrambi pubblicati nel corso del 2010.
Il mistero avvolge questo lungo romanzo ancor prima di iniziarne la lettura, investendone la paternità. Pubblicata anonima, l’opera venne attribuita nel Novecento al poligrafo Thomas Peckett Prest, autore di The Penny Pickwick e A String of Pearls, dove compare per la prima volta il demoniaco barbiere di Fleet Street. L’attuale opinione dei critici, però, come E.F. Bleiler nell’introduzione all’edizione Dover di Varney il vampiro e Curt Herr in quella, più recente, della Zittaw Press, tende a riconoscere un altro autore: James Malcolm Rymer. Anch’egli poligrafo, collaborò, utilizzando diversi pseudonimi, al People’s Periodical di Edward Lloyd.
Se, come abbiamo in precedenza accennato, in parte citando l’anglista Pagetti, tra le massime autorità accademiche nell’ambito della letteratura gotica e del periodo vittoriano, Varney rappresenta un’opera di non trascurabile importanza per ripercorrere, contestualizzare e indagare la comparsa in letteratura della figura del vampiro, il romanzo di Rymer, (la cui paternità sembra essere definitivamente attestata sulla base di riscontri editoriali e stilistici) non manca di offrire altre valide ragioni di interesse.
L’operazione editoriale che sottese al progetto, innanzitutto. La pubblicazione a dispense dell’editore londinese Edward Lloyd costituisce uno dei primi casi di moderna serialità: le celebri penny dreadful ampiamente diffuse nel mondo anglosassone tra il XIX ed il XX secolo, principalmente rivolte ad un pubblico giovane e poco istruito.
Grazie alla rapida fidelizzazione di migliaia di lettori, Varney il vampiro svolse una fondamentale funzione di acculturazione, sdoganando al contempo la figura del renevant. Una recente rivalutazione dell’opera, prima di allora considerata principalmente attraverso un’ottica storica e, se vogliamo, archetipica, ha finalmente iniziato ad evidenziarne i pregi letterari. A dispetto della mastodontica macchina narrativa architettata da Rymer, dove non di rado ampie digressioni rallentano il ritmo della storia conferendole un’andatura quasi sincopata, Varney il vampiro rimane una lettura godibilissima, una narrazione potente dal sapore vagamente epico.
Il banchetto di sangue si apre con una scena di terrore. In una notte di tempesta – di quelle notti che esistono e possono esistere solo nella tradizione gotica – mentre grandine, pioggia e vento infuriano, una fanciulla di nome Flora Bannerworth riceve una visita inaspettata e certamente non gradita. Insieme a lei, a Bannerworth Hall, una grande dimora di campagna, vivono i fratelli Henry e George, la madre rimasta vedova in seguito al misterioso suicidio del marito, e Mr Marchdale, un amico di famiglia, o presunto tale.
La fanciulla attende con impazienza l’arrivo di Charles Holland, virtuoso promesso sposo, ormai di ritorno da un viaggio all’estero. Ma non sarà il fidanzato a disturbarla nel profondo della notte…
“Il vento fa una pausa. La grandine non cade più così fitta. Eppure, dal vetro di quell’alta finestra, giunge uno strano tintinnio. Non può trattarsi di un’illusione… la fanciulla è desta e lo ode. Che cosa può essere a provocarlo? Il bagliore di un altro lampo… un altro strillo… ora non ci si può più ingannare.
C’è un’alta figura in piedi sulla sporgenza immediatamente sotto la finestra. Sono le sue unghie sul vetro a produrre il suono così simile alla grandine, ora che questa è cessata”.
Flora non ha modo di opporsi al misterioso intruso. Preda del terrore, la fanciulla sviene e “il vampiro compie il suo pasto spaventoso”.
Il responsabile dell’aggressione viene in seguito identificato nell’aristocratico Sir Francis Varney, la cui somiglianza con un ritratto presente nella villa provoca in tutti stupore e inquietudine. Mentre i famigliari si stringono intorno alla giovane, proteggendola da una possibile persecuzione di Varney, altri personaggi irrompono sulla scena. Charles Holland fa finalmente il suo ritorno e si dichiara deciso a restare al fianco dell’amata. Risoluti a venire a capo dell’intricata situazione sono anche il dottor Chillingworth, medico legale, lo spassosissimo ammiraglio Bell, zio di Charles, e il marinaio Jack Pringle.
Ma intanto, nell’ombra, qualcuno trama affinché il desiderio di Sir Francis Varney di ottenere Villa Bannerworth venga esaudito. Qual è il vero fine del vampiro? Il “falso amico” dei Bannerworth, verrà finalmente smascherato? Potrà il valoroso Charles Holland tenere fede alla promessa fatta al suo principale nemico, nonché temporaneo aguzzino?
Tra un paio di mesi, forse, allorché L’Inafferrabile sarà in libreria, ne sapremo qualcosa di più.
Il volto era di quelli che non si dimenticano. Era orribilmente arrossato: aveva il colore del sangue fresco. Gli occhi possedevano ora una lucentezza feroce, laddove un attimo prima sembravano di metallo lucido. Adesso avevano un aspetto dieci volte più vivace e sembravano dardeggiare bagliori luminosi. La bocca era aperta come se per naturale conformazione del viso le labbra si fossero assai ritratte dai grandi canini.
Uno strano suono ululante uscì dalla gola della figura mostruosa…
“Le tombe rigurgitano i morti e l’aria della notte si fa spaventosa per le grida!”
I rintocchi solenni di un antico orologio di cattedrale avevano annunciato la mezzanotte: l’atmosfera era densa e greve – un’immobilità strana e simile alla morte pervadeva la natura. Come la calma surreale che precede talvolta il terrificante scatenarsi degli elementi, questi sembrarono avere interrotto le normali fluttuazioni per accumulare l’impeto terribile per il grande impatto.
In ogni caso, non vi è dubbio che Varney il vampiro sia opera vittoriana, indebitata alla tradizione gotica e sensazionalistica, ma anche pienamente interessata alla complessità dell’affresco sociale e al conflitto ricorrente innescato dall’autore tra paesaggi e situazioni familiari, appartenenti alla quotidianità, e la dimensione feroce, disumana, in cui il vampiro colpisce le sue vittime – nel romanzo di Rymer quasi sempre giovani donne, vergini – mettendo in scena in modo traslato e allusivo lo spettacolo proibito (e irrappresentabile, ma tanto più eccitante) della violenza sessuale.
GLI AUTORI
Thomas Peckett Prest (c. 1810.1879), considerato l’autore di Varney il vampiro fino a tempi recenti, si affermò come direttore di riviste dagli anni Trenta dell’Ottocento. Noto poligrafo nella Londra vittoriana, collaborò al People’s Periodical di Edward Loyd con una serie di romanzi a puntate. Conosciuto anche in ambito teatrale, fu il creatore del celebre Sweeney Todd, il diabolico barbiere di Fleet Strett.
James Malcolm Rymer (?-1884) collaborò al People’s Periodical di Edward Lloyd utilizzando una serie di pseudonimi, tra cui Malcolm J. Merry e Malcolm J. Erryn. È attualmente ritenuto, sulla base di riscontri di tipo editoriale e stilistico, l’autore di Varney il vampiro. Morì a Londra nel 1884.
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