Apprezzato regista e sceneggiatore di corti – Means to an End, Blood Drive II -, Paul Solet è salito agli onori delle cronache cinematografiche nel 2006 con l’omonimo corto Grace.
Dopo la cinematograficamente innocua vagina dentata dell’anno scorso, anche l’annuale edizione del Sundance Film Festival avrà la sua fresca polemica su misura, buona a scaldare gli animi di sensibili censori e scatenati responsabili marketing: questa volta sarà il turno di Paul Solet e del suo Grace.
Sono anni che Madeline Matheson (Jordan Ladd) ed il marito Michael (Stephen Park) cercano invano di avere un figlio. Dopo parecchi tentativi andati a vuoto, Madeline resta finalmente incinta ma, giunta all’ottavo mese di gestazione, un banale quanto letale incidente uccide sia Michael che la bambina che porta in grembo; nonostante lo shock, Madeline è assolutamente determinata a portare a termine la gravidanza. Una gravidanza che si conclude nel più inatteso dei modi: nata morta, tra le braccia della madre la neonata Grace riprende vita. Una vita che però non sembra avere alcuna intenzione di procedere secondo natura: Madeline si renderà conto molto rapidamente che alla canonica alimentanzione, la piccola Grace preferisce qualcosa di decisamente più sostanzioso e vivo…
Per Paul Solet, Grace rappresenta l’esordio assoluto nel campo dei lungometraggi: apprezzato regista e sceneggiatore di corti – Means to an End, Blood Drive II -, è salito agli onori delle cronache cinematografiche nel 2006 con l’omonimo corto Grace – forma embrionale della pellicola presentata quest’anno all’ambita proiezione di mezzanotte del giorno d’apertura al Sundance – e progetto premiato nel corso di più di una rassegna dedicata ai cortometraggi di genere. Con un pretesto narrativo – una forma di maternità in qualche modo deviata – che non ha mancato di scatenare immediate polemiche e chiacchiericci vari, spesso e volentieri decisamente più funzionali che di sostanza. Ma a sentire il regista stesso, quella di creare il solito can can ad hoc intorno alla pellicola sarebbe tutt’altro che una strategia preconcordata:” Grace non è un film provocatorio, o meglio, non è un film esclusivamente provocatorio. Allo stesso modo, è un film che vuole provocare repulsione, ma se risolvesse in quell’ambito tutto il proprio potenziale, sarebbe limitativo. E’ un film horror che vuole colpire su più livelli: uno immediato di pelle e di stomaco, uno più cerebrale e, perchè no, uno decisamente più sentimentale ed intimo“. A dettar le danze nei panni della sempre più tormentata protagonista Madeline vedremo Jordan Ladd – una giovane carriera spesa sul lato illuminato del cinema di genere, affilliata alla combriccola di Tarantino e Roth – accompagnata dalla veterana Gabrielle Rose (Lost Boys: The Tribe), Samantha Ferris (il serial Battlestar Galactica) e Malcolm Stewart (Blade: The Series); per la figura della piccola Grace gran parte delle riprese hanno visto in azione una vera neonata, alternate a sequenze girate con l’utilizzo di animatronics. Prodotta da Adam Green e dalla sua Anchor Bay Entertainment (Hatchet, The Alphabet Killer) Grace non ha ancora alcuna data precisa per quanto riguarda la distribuzione, ma cosiderato ciò che gli si sta creando intorno, non è da escludere un roseo futuro commerciale à la Teeth.
httpv://www.youtube.com/watch?v=snrjYFIs950
About Andrea Avvenengo
E’ nato nel terrore spiando Twin Peaks alla TV. Il tempo ha messo in fila passioni su passioni, raffinando (o imbarbarendo?) i gusti, ma senza mai scalfire la capacità del cinema fantastico di scaraventarmi indietro nel tempo, la mani davanti agli occhi, terrorizzato e fottutamente felice.